Sono molti i pianti, la costernazione, parole indignate corrono , ma credo che nessuno debba sentirsi innocente nel vedere persone costrette a fuggire dalla propria casa e annegare nel Mediterraneo. Non chiamiamoli più migranti che da un senso di separazione, perché sono persone che sono state costrette ad abbandonare la loro casa, paesaggi conosciuti e amati, persone e amici, per imbarcarsi in viaggi di dolore, sopraffazioni e di morte.
Non siamo innocenti perché abbiamo accettato che politici incoscienti predicassero la chiusura dell’accoglienza e che tutt’ora predicano il ritorno dei confini. Uno strumento di delimitazione , di separazione in un mondo che si vuole si estenda su scala globale. Mentre per le merci, i capitali , gli affari, i confini si fanno più labili e più perforabili, per le persone si prospetta la costruzione di muri e di frontiere. Si può innanzi a questa ecatombe che si è svolta sotto i nostri occhi continuare a ripetere vecchi slogan separatisti e ispirati a una visione post-colonialista di potere e dominio e, perché non dirlo, succubi di una paura irrazionale che circola e si alimenta.
Ma si pensa davvero e con razionalità e non con richiamo alla dovuta solidarietà che si dovrebbe esprimere per ogni persona, si pensa davvero che chiudere le frontiere arresti l’esodo verso di noi? O questa politica non fa altro che alimentare il potere degli scafisti, dei trafficanti di esseri umani? Perché chi è disperato, povero e vive in condizioni di guerra o di privazioni di futuro, cerca in ogni modo di conquistarsi un futuro e per questo obiettivo è disposto a tutto.
Bisogna che si rilanci il tema dei corridoi umanitari, che come ha dimostrato chi li ha attuati, come la Comunità di Sant’Egidio, rappresentano una soluzione promettente e tramite questi si crea la possibilità entrare in sicurezza in Europa ed essere integrati.
Papa Francesco ha trovato ieri parole molto chiare: ha definito una vergogna che queste persone, che erano su un gommone nel Mediterraneo, abbiano chiesto aiuto per due giorni, e nessuno si sia fatto avanti o abbia reagito.
Quando finalmente gli aiuti sono arrivati dopo due giorni, tutti erano annegati, si parla di circa 600 persone. Quindi, credo che questa tragedia ci spinga davvero a prendere un’iniziativa, e la prima iniziativa è la proclamazione di un lutto nazionale con l’esposizione delle bandiere a mezz’asta . Mi si dirà che questo serve a poco rispetto alla a un dramma come questo, ma sarebbe un segno che richiama tutti alle nostre responsabilità, alle responsabilità del nostro Paese e dell’Europa.