Lo scandalo
Eva Kaili passa al contrattacco sul Qatargate, causa al Parlamento Ue: “Violata l’immunità dai servizi segreti”
Esteri - di Redazione
Meno di un mese dopo il suo rilascio, Eva Kaili passa al contrattacco non solo mediatico, ma anche giudiziario. L’ex vicepresidente del Parlamento europeo, coinvolta e travolta dall’inchiesta belga sul cosiddetto Qatargate, ha fatto causa contro il Parlamento europeo “per violazione della sua immunità parlamentare, essendo stata monitorata dai servizi segreti durante il periodo in cui ha partecipato alla commissione Pegasus, che stava indagando istituzionalmente sull’esistenza di software illegali che monitoravano le attività di eurodeputati e dei cittadini dell’Unione europea“.
A riferirlo sono i suoi legali, Sven Mary e Michalis Dimitrakopoulos. Secondo gli avvocati solo pochi media hanno riportato questa notizia, media che “sistematicamente attaccano la signora Kaili, accusandola di creare scenari di cospirazione“. “Ma la sconvolgente notizia che ne è seguita, secondo la quale anche il giudice istruttore Michel Claise sarebbe monitorato, ha lasciato i media senza parole – aggiungono -. Non c’è uno scenario complottista, sembra che la triste realtà sia che a Bruxelles, capitale d’Europa, si siano installati i conflitti geopolitici del Golfo Persico, del Nord Africa, della penisola arabica, di cui oggi è vittima la signora Eva Kaili”.
Kaili, eurodeputata del gruppo socialista, è stata rilasciata il 25 maggio scorso con condizioni dopo una detenzione preventiva di oltre cinque mesi durante la quale era stata separata dalla figlia di due anni senza poterla incontrare: era stata fermata lo scorso 9 dicembre dopo che avrebbe chiesto al padre di portare via da casa una valigia con 700mila euro in contanti. Per i magistrati erano soldi incassati con il marito Francesco Giorgi, ex collaboratore di Pier Antonio Panzeri, ex europarlamentare di Articolo1 che secondo le accuse era il fulcro del sistema corruttivo, di cui però ancora oggi non vi sono sostanziali prove.
Era stato Panzeri a tirare in ballo Kaili, sostenendo che 250mila euro erano destinati alla vicepresidente del Parlamento Ue. Dichiarazioni che secondo la politica greca “sono state ottenute sotto minaccia”. “Il messaggio era chiaro: se fai i nomi, ti offriamo un accordo e liberiamo tua moglie e tua figlia dalla prigione. Sono metodi non degni di uno stato di diritto. Hanno fatto lo stesso con me. Dichiarandomi colpevole o facendo nomi importanti sarei tornata subito da mia figlia, ma dato che avrei dovuto mentire, non ho mai nemmeno pensato che potesse essere un’opzione”, erano state le accuse della Kaili in una intervista al Corriere della Sera in merito ai metodi di indagine degli inquirenti del Belgio.
Nella scorsa plenaria del Parlamento, la presidente dell’assemblea Roberta Metsola aveva annunciato che Kaili aveva formalmente richiesto una “difesa dell’immunità”, chiedendo essenzialmente ai colleghi di determinare se la sua immunità legale, di cui godono tutti gli eurodeputati, fosse stata violata durante l’indagine del Qatargate.