Decine i feriti
Scontri in Cisgiordania, morti 5 palestinesi nel raid dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin
Le persone uccise avevano tra i 15 e i 29 anni, tra i feriti ci sarebbero anche alcuni giornalisti palestinesi
Esteri - di Redazione Web
È di cinque morti e di diverse decine di feriti il bilancio degli scontri, i più violenti da tempo, che si sono verificati nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. L’esercito israeliano ha comunicato sette feriti, il ministero della Salute dell’Autorità Palestinese almeno 91, una decina quelli in gravi condizioni. Jenin è considerato tra i punti nevralgici del movimento delle milizie palestinesi. L’operazione, secondo Wafa, aveva lo scopo di trovare, tra gli altri, il figlio di un alto funzionario di Hamas in Cisgiordania, Jamal Abu al-Hijah, già in carcere in Israele.
La Cisgiordania è la fascia di territorio che Israele occupa dal 1967 e che i palestinesi rivendicano come propria. È governata formalmente dall’Autorità Palestinese. L’operazione israeliana era scattata per arrestare due persone descritte come “sospettati”, al momento non è ancora noto per quali accuse. I militari hanno utilizzato armi da fuoco, granate stordenti e lacrimogeni oltre agli elicotteri, uno dei quali ha sganciato missili sul campo, come sembrano mostrare dei video amatoriali girati da alcuni presenti. Quando sono scoppiati gli scontri sono rimaste coinvolte anche altre persone armate presenti sul campo.
Secondo i soldati israeliani alcuni palestinesi avrebbero cercato di bloccare con esplosivi l’operazione. Il ministro della Salute dell’Autorità Palestinese ha detto che le persone uccise avevano tra i 15 e i 29 anni, tra i feriti ci sarebbero anche alcuni giornalisti palestinesi. Gli scontri tra israeliani e palestinesi in Cisgiordania si sono molto intensificati negli ultimi anni. Alcuni di quelli più gravi si sono verificati proprio nel campo di Jenin. L’anno scorso, a maggio del 2022, nel campo profughi di Jenin era stata uccisa la giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh.
Soltanto domenica il governo di Tel Aviv aveva presentato un piano per l’approvazione di migliaia di permessi di costruzione in Cisgiordania, nonostante gli Stati Uniti premano per fermare l’espansione degli insediamenti che Washington vede come un ostacolo alla pace. Il ministero degli Esteri palestinese ha condannato la decisione del governo israeliano e ha lanciato appelli alla comunità internazionale per fare pressione su Israele “perché intraprenda le misure pratiche necessarie per costringere il governo israeliano a fermare le sue misure unilaterali illegali”.