Il caso di Abbiategrasso
Insegnante accoltellata dall’alunno, bocciatura ed espulsione per il 16enne: niente rieducazione nella sua scuola
Elisabetta Condò, la prof aggredita, ha raccontato in una lettera al quotidiano "Repubblica" di aver scelto l'IIS Alessandrini perché scuola "dell’accoglienza, dell’inclusione, del supporto agli alunni in difficoltà"
Cronaca - di Antonio Lamorte
Sa soltanto lui cosa gli sia passato per la testa e forse neanche lui. Si trova detenuto all’Istituto minorile Beccaria di Milano, in attesa della fine delle indagini, sotto osservazione psicologica, lo studente sedicenne che lo scorso 29 maggio aveva aggredito e accoltellato la sua professoressa di italiano in classe all’IIS Alessandrini di Abbiategrasso. L’avvocato ha fatto sapere che il suo assistito non ha “ancora cognizione piena di quanto accaduto e non è in grado di dare spiegazioni. Bisogna ricordare che, oltre alle lesioni all’insegnante, si è auto inflitto coltellate al capo”. E intanto è stato bocciato, escluso nel voto all’unanimità dal consiglio del suo Istituto, “non ammesso” al prossimo anno scolastico. L’avvocato ha annunciato ricorso al Tar.
Per la presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio, Cristina Costarelli, il ricorso “la dice lunga su come, e io stesso l’ho sottolineato molte volte, la scuola da sola non può educare, serve anche la famiglia”. La segretaria generale Cisl Scuola, Ivana Barbacci, ha sottolineato come l’accaduto non debba essere “derubricato come una ragazzata né venga sottovalutato dal punto di vista del disagio che a questo sottende”. Per alcuni editorialisti c’è da prendere le difese dell’una o dell’altra parte – dell’insegnante quindi della scuola, naturalmente -, forse tralasciando che lo stesso minorenne, mosso da qualcosa di ancora indecifrabile, sia egli stesso vittima di quello che ha fatto.
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Per l’avvocato Stefano Rubio “probabilmente, si è deciso così anche per le pressioni dei genitori che stazionavano davanti alla scuola proprio con l’intento di ottenere l’allontanamento di quel ragazzo”. All’AdnKronos ha raccontato come il suo assistito “bullo non lo è mai stato, aveva voti alti in tutte le materie, aveva la media del 9 in fisica e dell’8 in matematica ed era arrivato secondo ai giochi matematici dell’istituto; le quattro note che ha preso nell’ultimo semestre portavano tutte la firma della stessa docente, a seguito di eventi come una bomboletta puzzolente lanciata insieme ad altri suoi compagni, lo spegnimento della lavagna, insomma cose che moltissime persone, quelle che una volta si definivano ‘vivaci’ hanno fatto qualche volta a scuola”.
E poi ha aggiunto che “i genitori del ragazzo non vogliono correre il rischio di sollevare altri problemi” ma “sono io ad essere maggiormente agguerrito in questa vicenda”. Sembrerebbe una battaglia sua a questo punto. Certo è che per la bocciatura sarebbe bastato, a prescindere dall’ammissione allo scrutinio, il voto in condotta: quello che sotto il sei comporta “la non ammissione all’anno successivo di corso o all’esame conclusivo del ciclo di studi” – come da normativa vigente (DPR 249/1998 – DPR 235/2007 – Legge 169/08 – DPR 122/2009). E certo che le note e un accoltellamento in classe sarebbero bastate e avanzate per non arrivare alla sufficienza.
Non sappiamo quello che prova il ragazzo, quello che proverà quando dovrà pensare di o tornare a scuola. Il regolamento dell’istituto prevedeva l’allontanamento a seguito di reati perseguibili per legge. Elisabetta Condò ha ancora male al braccio, ferite alla testa e una microfrattura cranica, per puro caso le coltellate che l’hanno raggiunta al collo non hanno reciso l’aorta. Ha raccontato in una lettera a Repubblica di aver scelto l’IIS Alessandrini perché “scuola dell’accoglienza, dell’inclusione, del supporto agli alunni in difficoltà”.
Scuola nella quale il sedicenne, qualora volesse, non potrà tornare. Come da regolamento, è stato espulso oltre che bocciato. Allontanato dall’IIS Alessandrini, istituto pubblico. Per sempre, una sorta di ergastolo, giudizio sulla persona più che sul suo reato. Il ragazzo, qualora volesse, non potrà ripartire dalla sua scuola, dove eventualmente sarebbe tornato magari non compreso ma presumibilmente perdonato. Forse più che in un’altra scuola, nuova, sempre che la sua identità possa rimanere protetta e anonima come lo è stata giustamente sui media – sul posto, inutile girarci attorno, non è sempre così. Più che stare da una parte o da un’altra, non sarebbe forse il caso di chiedersi, anche per casi futuri, se la rieducazione, la riabilitazione scolastica, al netto di condanne e altre misure coercitive, non sarebbe stata più efficace alla stessa Alessandrini?