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Lula incontra Papa Francesco: “Pochissimi parlano di pace, non esiste vittoria militare”

Lula aveva incontrato Papa Francesco nel 2020, appena prima dell’esplosione della pandemia da covid-19, e avevano parlato di disuguaglianze e di economia solidale. Il Presidente brasiliano incontrerà di nuovo oggi il Pontefice, nel suo Grand Tour a Roma nel quale vedrà anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein. A Roma, al Vaticano, visiterà il Pontefice per discutere della proposta di pace brasiliana alla guerra in Ucraina. La mediazione sarebbe avviata da tempo, segretissima. Brasilia ha rifiutato di dotare Kiev di munizioni. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky si sarebbe mostrato molto aperto alla mediazione dell’omologo sudamericano. E così anche la Casa Bianca.

“Ho mandato un inviato speciale, Celso Amorim, a Mosca e a Kiev. Entrambi i Paesi credono di poter vincere militarmente: non sono d’accordo. Credo che ci sia troppa poca gente che parli di pace. La mia angoscia è che con così tante persone che soffrono la fame nel mondo, con così tanti bambini senza cibo, invece di occuparci di come risolvere le disuguaglianze ci stiamo occupando di guerra. È urgente che la Russia e l’Ucraina trovino una strada comune verso la pace”, ha detto il Presidente brasiliano in un’intervista a Il Corriere della Sera.

“Il Brasile non ha problemi con nessun Paese al mondo e abbiamo un’ottima relazione con la Cina che negli ultimi decenni ha tolto dalla povertà centinaia di milioni di persone e ha contribuito molto all’economia mondiale. Il mio dialogo con la Cina è stato sempre positivo e nella direzione di una maggiore pace, armonia, crescita del commercio e della cooperazione nel mondo. La Cina è così importante che anche l’Italia ha già aderito all’Iniziativa della Nuova Via della Seta, alla quale il Brasile non ha ancora aderito”

L’Italia è il secondo partner commerciale del Brasile in Europa, dopo la Germania. Il prossimo 22 agosto, in Sudafrica, è previsto il vertice dei BRICS: come vennero definite a partire dall’acronimo, all’inizio del ventunesimo secolo, le nuove tigri dell’economia mondiale. Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Luiz Inácio Lula da Silva crede in un mondo multipolare, “di diverse reti, di diversi accordi tra Paesi, può aiutare a bilanciare e a controbilanciare tendenze e tensioni contrastanti”, e sollecita una firma delle Nazioni Unite. “Rappresenta l’equilibrio di potere del mondo nel 1945. A distanza di quasi 80 anni, molto è cambiato e abbiamo bisogno di un Consiglio più ampio e rappresentativo, con voci dall’America Latina e dall’Africa, per contribuire realmente alla pace e alla sicurezza”.

A Jair Bolsonaro, ex presidente brasiliano, di estrema destra, che ha denunciato brogli alle ultime elezioni ma senza prove, che ha cavalcato gli scontri che hanno portato all’assalto dei palazzi delle Istituzioni sulla falsariga di quelli di Capitol Hill a Washington, fomentati da Trump, augura “abbia la presunzione di innocenza, il diritto alla difesa e un processo equo”.