Piccolo segnale di speranza: forse c’è ancora qualche possibilità di ritrovare il sottomarino Titan e i suoi passeggeri spariti domenica scorsa durante una spedizione turistica intorno al relitto del Titanic. I media americani citano un’email spedita al dipartimento per la sicurezza interna di Washington secondo cui i sonar hanno captato rumori che sembrerebbero dei colpi, per ore, a intervalli di trenta minuti. È una flebile speranza, in giorni di apprensione, seguiti in tutto il mondo, e di corsa contro il tempo: meno di trenta ore di ossigeno sono ancora disponibili a bordo.
Un aereo canadese P-8 coinvolto nella ricerca “ha sentito dei colpi nell’area ogni 30 minuti. Quattro ore dopo è stato dispiegato un ulteriore sonar e si sentivano ancora dei colpi” si legge nell’email. La Guardia Costiera statunitense ha confermato che le squadre di soccorso hanno rilevato i “rumori sottomarini”. Le condizioni di ricerca sono estreme. “È buio pesto laggiù. Fa un freddo gelido. Il fondale è fangoso ed ondulato. Non riesci nemmeno a vederti la mano davanti alla faccia”, ha detto a Nbc News l’esperto Tim Maltin. “È davvero un po’ come essere un astronauta che va nello spazio”.
La missione era stata organizzata dalla compagnia privata OceanGate Expeditions. 250mila dollari a persona per otto giorni di esplorazione. Il piccolo sommergibile era sceso a 3.800 metri di profondità, nei pressi del relitto, a circa 640 chilometri di distanza dall’isola canadese di Terranova. A bordo l’ex ufficiale della marina francese Paul Henri Nargeolet, direttore del programma di ricerca subacquea sul relitto del Titanic; il miliardario britannico Hamish Harding, amministratore delegato della società di vendita di jet privati Action Aviation che ha sede a Dubai; l’imprenditore e magnate pachistano Shahzada Dawood e il figlio Suleman di 19 anni; il ceo di OceanGate Stockton Rush.
Almeno due dunque i passeggeri a bordo che hanno una lunga esperienza di missioni in luoghi estremi. Potrebbero essere stati loro a pensare di farsi sentire producendo suoni nel tentativo di essere localizzati. Le comunicazioni con la nave madre in superficie si erano interrotte domenica pomeriggio, a circa un’ora e 45 minuti dalla sua immersione che doveva durare due ore. Alla BBC l’esperto della University College London Alistair Greig ha spiegato che lo scafo potrebbe aver provato a tornare in superficie dopo un’emergenza, dopo aver sganciato alcune parti del sottomarino. Altra ipotesi è che il sottomarino abbia subito qualche guasto o che abbia subito perdite.
Per salire a bordo non serviva esperienza subacquea, bastava avere il biglietto e firmare tre documenti in cui ci si assumeva il rischio di “poter morire durante il viaggio”. È intanto emersa una questione tecnica e giudiziaria sollevata dai dubbi sulla sicurezza del sommergibile: David Lochridge nel 2018 era stato licenziato dopo aver sollecitato test e certificazioni per la discesa fino ai 3.800 metri di un ente indipendente, aveva scritto un rapporto ed era stato convocato dall’ad, Rush, ora a bordo. Lochridge venne licenziato e denunciato per aver rivelato informazioni confidenziali, lui denunciò l’azienda e alla fine le parti arrivarono a un accordo, un patteggiamento. La società dichiarò nel 2019 che il sistema di certificazione, per la maggior parte delle operazioni marittime, è un “anatema per l’innovazione” e assicurava che i rischi potevano essere più facilmente superati con le procedure operative.
Le ricerche stanno impegnando la guardia costiera americana, che coordina i soccorsi, la nave Atalante dell’istituto Ifremer francese dotata di un grande robot subacque. I soccorritori hanno perlustrato vaste aree a nord dell’Oceano Atlantico. Anche il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden sta “osservando da vicino gli eventi”. Il sottomarino aveva 96 ore di riserva di ossigeno disponibili. L’autonomia dovrebbe durare fino a giovedì mattina. L’impresa è stata definita “disperata” da più parti.