Il retroscena
Nordio vuole Bernardini garante dei detenuti, ma c’è un veto dai piani altissimi…
In pole per la presidenza, al posto di Palma, ci sarebbe l’ex deputato D’Ettore. Il guardasigilli avrebbe voluto nel collegio anche la radicale da sempre in prima linea sul fronte delle carceri. Ma c’è chi dice no...
Giustizia - di Angela Stella
Sono iniziate presso il Ministero della Giustizia le audizioni per designare il nuovo Collegio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale. I tre nuovi componenti assumeranno l’incarico ricoperto in questi ultimi sette anni – benché il mandato sia di cinque – da Mauro Palma, Emilia Rossi, Daniela De Robert. La questione, quanto mai importante e delicata, sarebbe gestita in prima persona dal capo di Gabinetto del Ministro Nordio, Alberto Rizzo.
Nei giorni scorsi quest’ultimo avrebbe incontrato prima l’uscente Palma, il quale avrebbe offerto la propria disponibilità ad affiancare per un periodo i nuovi arrivati, dopodiché sarebbero iniziate le audizioni. Come ha affermato lo stesso Palma nell’illustrare la sua ultima Relazione al Parlamento, “è avviata la procedura per indicare un nuovo Collegio che prenderà il nostro posto e che garantirà la continuità, pur nelle differenze che il carattere e le culture di ognuno di noi può porre, del cammino avviato; proprio perché non si tratta di esprimere una posizione politica, bensì di adempiere a una funzione di garanzia. La politica aiuta, coopera, ma non detta regole alle Istituzioni di garanzia”.
Ma la designazione dei componenti del nuovo Collegio del Garante dei detenuti sarà presa davvero sulla base di considerazioni di puro merito o la politica metterà il suo zampino? Sul punto la normativa è abbastanza chiara: i membri del Collegio “sono scelti tra persone, non dipendenti delle pubbliche amministrazioni, che assicurano indipendenza e competenza nelle discipline afferenti la tutela dei diritti umani, e sono nominati, previa delibera del Consiglio dei ministri, con decreto del Presidente della Repubblica, sentite le competenti commissioni parlamentari”.
Inoltre la legge designa il Garante anche quale Meccanismo nazionale di prevenzione della tortura (National Preventive Mechanism – Npm) nell’ambito del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura (Opcat). Ricordiamo brevemente qualche punto del curriculum di Palma: già Presidente del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e dei trattamenti o pene inumani o degradanti (CPT) del Consiglio dell’Europa, consigliere di diversi ex Ministri della Giustizia sul tema carcerario, ex Presidente della Commissione di esperti istituita dal Consiglio d’Europa per definire le Linee guida per affrontare il sovraffollamento detentivo in Europa. Dunque per il know how richiesto e per il curriculum del Garante uscente, ci vorrà una figura alla sua altezza.
Al momento il nome più sponsorizzato per la figura apicale è quello di Felice Maurizio D’Ettore, Professore ordinario di istituzioni di diritto privato, che ha concluso la scorsa legislatura come deputato di Fratelli d’Italia. Contattato al telefono ha preferito non commentare per rispetto della procedura di selezione. Un altro nome circolato in questi giorni è quello dell’ex responsabile giustizia del Movimento Cinque Stelle, Giulia Sarti, deputata della XVIII legislatura. Ma quest’ultima ci ha detto di non essere stata audita e che probabilmente la scelta ricadrà su tre nomi molto tecnici. In realtà, il nome che sta facendo più rumore è quello di Rita Bernardini, ex parlamentare radicale, e attuale Presidente di Nessuno Tocchi Caino. Audita già da Rizzo, e con un curriculum di tutto rispetto in materia di carcere, sembrava, secondo fonti di via Arenula, che avesse superato il colloquio con l’avallo dello stesso Ministro Nordio, il quale l’avrebbe espressamente richiesta per far parte del Collegio.
Ma poi ci sarebbe stata una marcia indietro. Alcune fonti parlamentari del centrodestra ci hanno riferito che “ci sarebbe un altolà dai piani altissimi”. Il Quirinale? Le persone che abbiamo sentito sul punto ci hanno risposto, in pratica, tutte allo stesso modo: “non possiamo né confermare né smentire”. Ma se fosse vero, perché il Capo dello Stato non vorrebbe Rita Bernardini in quel ruolo? Qualcuno sostiene per i vecchi attriti avuti dall’ex parlamentare radicale con l’attuale segretario generale della presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti. Quando era Segretario della Camera, infatti, Zampetti fu oggetto di alcuni atti di sindacato ispettivo promossi da Bernardini in tema di “contratti e trasparenza”. Questa ipotesi sarebbe però da scartare perché andrebbe a sminuire l’indipendenza decisionale di Mattarella.
Altre fonti ci raccontano che invece a perorare la sua bocciatura presso il Quirinale sarebbe una parte del Partito Democratico. Rita Bernardini infatti non raccoglierebbe molte simpatie tra i dem, non solo come persona ma come storica figura del Partito Radicale. A dimostrazione di questo difficile rapporto è notizia di ieri che la maggioranza del Pd che amministra la città di Torino non ha per il momento accolto una mozione per intitolare a Marco Pannella una strada del capoluogo piemontese. Tra via Arenula e Palazzo del Quorinale, dunque, avrebbero trovato un escamotage.
E cioè che non si possono avere due ex parlamentari nel Collegio del Garante: quindi se passa D’Ettore, automaticamente sarebbe scartata Bernardini. Eppure non c’è nessuna legge o norma regolamentare che impedisca la nomina di due ex parlamentari nel Collegio. Siamo nel campo delle ipotesi (e degli spifferi) di Palazzo. Ma se davvero Rita Bernardini – che oltre alle competenze ha messo a disposizione anche il suo corpo, da decenni, con decine di scioperi della fame, per tutelare i diritti dei detenuti – non venisse scelta, saremmo inflessibili e minuziosi nel vagliare i titoli di quelli che saranno nominati al suo posto.