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La Corte europea dei diritti umani boccia i ricorsi sulla maternità surrogata

La Corte europea dei diritti umani boccia i ricorsi sulla maternità surrogata

La Corte europea dei diritti umani ha dichiarato inammissibili una serie di ricorsi contro l’Italia di coppie dello stesso sesso che chiedevano di condannare l’Italia perché non permette di trascrivere all’anagrafe gli atti di nascita legalmente riconosciuti all’estero per bambini nati usando la maternità surrogata. La stessa decisione è stata presa anche per il ricorso di una coppia eterosessuale. La sentenza della Corte europea dei diritti umani con i 33 casi di Padova impugnati dalla Procura non c’entra nulla.

I giudici di Strasburgo hanno scritto in una nota: “Il desiderio delle coppie di veder riconosciuto un legame tra i bambini e i loro genitori intenzionali non si è scontrato con un’impossibilità generale e assoluta, dal momento che avevano a disposizione l’opzione dell’adozione e non l’avevano utilizzata”. La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha detto subito: “La Corte di Strasburgo ha detto quello che diciamo da tempo, soprattutto dopo le recenti sentenze della Cassazione e della Corte costituzionale in materia, eppure abbiamo dovuto subire molti attacchi e soprattutto ascoltare tante bugie sulla pelle dei bambini. Tutti i bambini in Italia hanno tutti i diritti, come sanno bene le mamme single e come oggi ancora una volta è stato riconosciuto in Europa. Dopo la sentenza di oggi le bugie avranno fine?”.

In realtà la decisione della Corte non ha nulla a che vedere però con i 33 casi di Padova. A Padova è stato deciso di rimuovere un genitore dagli atti di nascita dei bambini e la Corte di Strasburgo non s’è mai occupata del caso in in cui lo Stato toglie – rimuove da un atto pubblico, taglia di netto – il ruolo giuridico di un genitore dall’atto di nascita di un bambino. Non se n’è mai occupata anche perché solo in Italia è venuto in mente a qualcuno un atto di tale violenza sul bambino, non solo sull’adulto.

Dalla ministra Roccella è arrivata poi una considerazione che sembra una ammissione della necessità di un apertura: “Dovremo pensare a una soluzione legale per i bambini nati fin qui. Dovremo pensare a una sorta di sanatoria, una volta che ci sarà la nuova legge per la perseguibilità dell’utero in affitto, anche per chi lo fa all’estero, visto che in Italia è già vietato per fortuna. Io penso che sia utile introdurre una soluzione legale che non sia un modo di aggirare le leggi per i bambini nati fin qui”.