Il caso nella scuola di Rovigo
Spararono pallini alla prof, la mamma dell’unico bocciato: “A 14 anni si può sbagliare, hanno pagato l’errore”
Cronaca - di Rossella Grasso
La vicenda scosse l’Italia quando l’11 ottobre iniziarono a girare sul web i video che riprendevano, a sua insaputa, la professoressa Maria Cristina Finatti alla cattedra mentre veniva bersagliata da due pallini di gomma sparati in una delle aule dell’Istituto Viola Marchesini di Rovigo. La docente spaventata e dolorante all’epoca dei fatti ha denunciato i tre alunni responsabili dell’accaduto e atteso che la scuola prendesse provvedimenti. Poi la notizia che dei tre ragazzi, tutti tra i 14 e i 15 anni, uno solo è stato bocciato, gli altri promossi con buon profitto e 9 in condotta. La docente ha commentato amaramente la decisione: “Nessuno mi ha chiesto scusa. Ho dedicato la mia vita alla scuola. E ora mi sento emarginata”, ha detto in un’intervista a Repubblica.
La docente spiega ancora di aver aspettato prima di fare denuncia un gesto da parte della scuola o dei familiari. “Le uniche scuse arrivate sono state tramite la preside, a condizione che ritirassi la denuncia! Alla fine, non volevo più sentirmi così umiliata e ho presentato esposto, denuncia e querela nei confronti di tutta la classe presso la Procura della Repubblica al Tribunale dei Minori a Venezia per lesione dolose, reiteramento del reato, interruzione al servizio di pubblica utilità e oltraggio al pubblico ufficiale”, aggiunge. Dal ministro Valditara vorrebbe sapere “quali sono stati i criteri utilizzati per dare un 9 in condotta e perché l’episodio è stato svalutato”. Infine: “Posso capire che si possano fare delle bravate, ma quello che mi ha delusa e indignata è che nessuno mi ha mai chiesto scusa. Se ci fossero stati un’ammissione di colpa, un sincero pentimento, un gesto umano di empatia sarebbe stato diverso. È l’indifferenza che ti distrugge”.
La docente ha espresso il suo rammarico e il suo duro punto di vista sulla vicenda. Ma la mamma di uno dei ragazzi coinvolti non ci sta. E alla docente ha risposto in un’intervista al Corriere della Sera: “Lo sostiene la professoressa, che i ragazzi non sono stati puniti a sufficienza. Io, invece, so che mio figlio ha fatto, e sta ancora facendo, il suo percorso per affrontare tutto ciò che è accaduto da quell’11 ottobre in poi. E quindi, sinceramente, ciò che ora dice quell’insegnante non mi riguarda”, ha detto. A parlare è la mamma dell’unico ragazzo bocciato del gruppetto ritenuto responsabile dell’episodio. Sarebbe quello che ha portato materialmente a scuola la pistola ad aria compressa. Sotto inchiesta sono finiti il quindicenne che quel giorno ha premuto il grilletto, il suo coetaneo che ha filmato il brutto gesto con il telefonino per poi diffondere il video sui social. Il figlio della signora intervistata è l’unico ad essere stato bocciato, forse semplicemente in base al suo rendimento scolastico.
La donna racconta al Corriere che tutti i ragazzi coinvolti in quel folle gesto hanno dovuto affrontare un percorso formativo deciso dall’istituto, hanno svolto del volontariato e sostenuto dei colloqui con degli psicologi. Dunque un percorso volto all’educazione di minori che hanno sbagliato e che la scuola sta cercando di riabilitare avendo tutta la vita davanti. “La prof ora è tornata a parlare in televisione, e io che dovrei dirle? Più di averle fatto le scuse, più di aver fatto tutto ciò che si doveva, che altro vuole?”, dice la mamma.
E aggiunge: “Guardi, io sono per il merito e per le cose giuste: se un ragazzo è in difficoltà è giusto che venga bocciato. Ma per quanto riguarda i due ragazzi che sono stati promossi, penso che sicuramente se lo siano meritati quel 9 in condotta e pure la promozione. Per un comportamento sbagliato, uno solo, allora non credo sia giusto far perdere l’anno scolastico”. E anche se il gesto è stato grave la mamma spiega: “A 14 anni si può sbagliare. Vorrei vedere se chiunque, a 14 anni, non ha mai sbagliato… Ma allora mi chiedo: perché dobbiamo condizionare questi ragazzi, continuando a puntare il dito contro di loro? Qualcuno me lo spieghi. Perché è proprio questo l’insegnamento che la professoressa, con le sue parole, sta dando. È una vergogna”.