Chi è Prigozhin, dal chioschetto degli hot dog a “cuoco di Putin”: la scalata fino alla “marcia su Mosca” a capo della Wagner
Esteri - di Rossella Grasso
La sua parabola è quasi da film. Evgenij Prigozhin, 62 anni nato a San Pietroburgo, allora Leningrado, le ha viste tutte, passando dal carcere al chioschetto degli hot dog, poi le stelle della ristorazione per Vladimir Putin i suoi ospiti d’onore, poi sua “eminenza grigia” che tira le fila delle sue guerre, capo di una sconfinata truppa mercenaria. E infine colui che marcia su Mosca e agita la retorica del “patriota” contro Putin. Ma chi è questo personaggio che oggi conosciamo come “signore della guerra” che tenta il primo golpe in Russia in tre decenni di storia? La sua vita è stata una vera e propria scalata verso il successo. E ora se la sta giocando tutta: questione ormai di vita o di morte visto l’anatema lanciato su di lui da Putin.
Il suo nome balza alle cronache per una lunga lista di crimini commessi che lo portano in tribunale: tra questi criminalità organizzata, furto, frode e prostituzione minorile. Fu condannato a 13 anni di carcere ma 9 anni dopo era già fuori. Era il 1990, l’Unione Sovietica è agonizzante e lui sa cogliere l’opportunità al volo (come anche successivamente dimostrerà di saper fare): Prigozhin inizia a vendere hot dog. Prepara la senape nella sua cucina e ha successo. Così mette su la sua attività di ristorazione e apre un ristorante tutto suo. Sarà solo il primo di una catena che diventa famosa a San Pietroburgo per essere covo di vip, dalle pop star agli uomini della politica. Come il sindaco Anatolij Sobchak e il suo vice: sempre lui, Putin.
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Ed è così che avviene il primo contatto tra i due. Probabilmente Putin sarà rimasto affascinato da quest’uomo che dal nulla ha creato un impero e dal chioscheto degli hot dog ora siede accanto ai famosi. Deve aver apprezzato la lungimiranza nella azione e una volta diventato presidente ha più volte scelto i suoi ristoranti per le cene più importanti. Così Prigozhin, che probabilmente ha sempre strizzato un po’ l’occhio alla cultura occidentale, diventa il cuoco per le cene di dignitari stranieri come Jacques Chirac fino alle cene all’interno del Cremlino. Il successo continua a crescere e arriva alle stelle quando Putin contratti governativi da miliardi di rubli, come la fornitura di cibo alle mense di Mosca. Ed allora che viene soprannominato “il cuoco di Putin”.
In realtà lui non avrebbe mai apprezzato questo appellativo: in realtà lui non sa nemmeno cucinare. Preferisce essere il “macellaio di Putin”. Sempre più vicino allo zar non si accontenta di poccuparsi di cucina, diventa il suo scagnozzo, il tuttofare forse negli affari più loschi. L’uomo ombra che sa come manovrare le cose con discrezione. E così che nel 2014 quando la Crimea viene annessa alla Russia e scoppia il confflitto in Donbass c’è lui con la sua milizia di mercenari Wagner e l’Agenzia di Ricerca su Internet, nota come la “fabbrica dei troll” a combattere le guerre per la Russia ma senza che sia ufficiale. E’ così che ancora oggi, con lo scoppio della guerra in Ucraina, Putin ha potuto ripetere più volte che l’esercito regolare russo non ha combattuto quella guerra. Prigozhin mette su anche una vera e propria macchina della disinformazione e dello spargimento di fake news che è sempre tornata molto utile a Putin in diverse guerre.
Il gruppo Wagner è oggi considerato uno dei gruppi di mercenari più efficienti del mondo, spesso accusato da organizzazioni internazionali di crimini di guerra e di utilizzo di sistemi di tortura. Nel 2018 il governo americano ha accusato Prigozhin di aver finanziato e creato la “troll farm” che avrebbe tentato di influenzare le elezioni americane vinte da Donald Trump diffondendo notizie false sui social media. Delle terribili azioni della Wagner si è parlato in Siria, Libia, Repubblica Centroafricana e Ucraina. Qui nei primi mesi del conflitto avrebbero tentato più volte di organizzare l’assassinio del presidente Zelensky.
Il gruppo Wagner ha cominciato a combattere in Ucraina a fianco dell’esercito russo poco dopo l’inizio dell’invasione, e negli scorsi mesi ha assunto un ruolo fondamentale in alcuni campi di battaglia, come per esempio quello della cittadina di Bakhmut, dove di fatto i mercenari di Wagner hanno affrontato il grosso delle operazioni e subìto gran parte delle perdite. Composto da mercenari, poliziotti ed ex militari, grazie all’appoggio di Putina ha iniziato ad avere anche pesanti finanziamenti e leggi dalla sua parte come ad esempio quella che concede la grazia ai detenuti in Russia che decidono di arruolarsi alla Wagner. Così Prigozhin è diventato uno degli uomini più potenti della Russia. E Putin glielo ha lasciato fare. In ottobre si spinge ancora oltre inaugurando in pompa magna in una torre di cristallo di San Pietroburgo il quartier generale della “compagnia militare privata Wagner”.
Nei mesi Prigozhin continua a combattere per i russi ma inizia a manifestare insofferenza per ministro della Difesa Sergej Shojgu e del capo dello staff delle forze armate russe Valerij Gerasimov. I due però riescono a convincere Vladimir Putin che l’indipendenza di Wagner è una minaccia per l’esercito e, di conseguenza, per lo Stato. Putin allora esautora il generale Sergej Surovikin, vicino a Prigozhin, e affida a Gerasimov la supervisione dell’intera “operazione speciale”. Sta perdendo quota nel cuore di Putin che pubblicamente lo definisce “solo un privato cittadino che non rappresenta lo Stato”. Così si inizia a rompere qualcosa.
Prigozhin più che un uomo di principio è un grande imprenditore. La Cnn fa sapere che dai primi di gennaio gli 007 Usa avevano notizie di un possibile scontro interno tra la Wagner e il Cremlino. Alcuni funzionari del governo Usa avevano rilevato le tensioni tra Mosca e Prigozhin. L’intelligence Usa sostiene che si aspettava un’escalation nei mesi seguenti. Sempre a gennaio un alto rappresentante della Casa Bianca aveva rivelato come la Wagner stesse diventando un «centro di potere rivale nei confronti dell’esercito russo e di altri militari russi». Secondo report degli 007 americani, a quel tempo Prigozhin stava portando avanti i propri interessi in Ucraina, invece di seguire le direttive del Cremlino.
La reputazione di Prigozhin scende sepre più verso il basso in Russia, diventando un minaccia, tanto che le sue dichiarazioni sono oscurate dai media statali per ordine del Cremlino e a Putin arriva l’ordine di firmare un contratto che assoggetterebbe i suoi “volontari” alla Difesa, e dunque a Shojgu: primo luglio, è la data del il termine ultimo per siglare la resa. Arriviamo ad oggi, o meglio a venerdì 23 giugno 2023. Prigozhin inizia a diramare video in cui snocciola “tutte le bugie che Putin ha detto sulla guerra in Ucraina”, a partire dagli attacchi ucraini che avrebbero secondo i russi fatto scattare la guerra, fino alle grosse perdite dell’esercito russo. Secondo quanto affermato da Prigozhin stesso, nella Wagner ci sarebbero circa 25mila soldati pronti a marciare e morire per lui. E così ha scatenato l’inferno: “”Siamo arrivati qui, vogliamo vedere il capo di Stato Maggiore e Shoigu. Se non vengono, bloccheremo la città di Rostov e ci dirigeremo verso Mosca”.