“Stiamo combattendo per la vita e la sicurezza del nostro popolo, per la nostra sovranità e indipendenza. Per il diritto di essere e rimanere Russia, uno stato con una storia millenaria”. Così Vladimir Putin nel discorso alla nazione dopo le notizie della rivolta iniziata dal capo della Wagner Evgenij Prigozhin. Nel discorso Putin non lo menziona mai direttamente e invita i connazionali a non aderire alla ribellione. “Faccio appello ai cittadini russi, al personale delle forze armate, alle forze dell’ordine e ai servizi speciali, ai soldati e ai comandanti che ora stanno combattendo nelle loro posizioni di combattimento, respingendo gli attacchi nemici, facendolo eroicamente […]. Faccio appello anche a coloro che, con l’inganno o le minacce, sono stati trascinati in un’avventura criminale, spinti sulla via di un grave crimine: una ribellione armata. La Russia oggi sta conducendo una dura lotta per il suo futuro, respingendo l’aggressione dei neonazisti e dei loro padroni. Praticamente l’intera macchina militare, economica e informativa dell’Occidente è diretta contro di noi”.
La Wagner ha annunciato la presa della sede del ministero della Difesa a Rostov sul Don, cruciale per le attività in Ucraina. Ma non è l’unica zona a esser sotto il controllo della armata. La Reuters riporta fonti di sicurezza russe secondo cui i mercenari di Prigozhin avrebbero il controllo degli assetti militari di Voronezh, a circa 500 chilometri da Mosca. “Questa battaglia, quando si decide il destino del nostro popolo, richiede l’unificazione di tutte le forze: unità e responsabilità. Quando tutto ciò che ci indebolisce deve essere messo da parte, qualsiasi conflitto che i nostri nemici esterni possono usare per indebolirci dall’interno. E quindi, le azioni che dividono la nostra unità sono, di fatto, l’apostasia del nostro popolo, dei nostri compagni d’armi, che ora stanno combattendo al fronte”.
In un discorso dal tono marziale, Putin, in abito scuro, non ha nominato nemmeno una volta Prigozhin che poche ore prima aveva dichiarato di avere a disposizione un contingente di 25 mila fedelissimi armati. È un trattamento che il presidente russo era solito riservare ai suoi più pericolosi oppositori, come l’attivista Navalny, a cui il Putin in pubblico si riferisce solo con l’appellativo “blogger”. Ma ancora più diretto ha detto: “Questa è una pugnalata alle spalle del nostro paese e della nostra gente. Un colpo simile fu inferto alla Russia nel 1917, quando il paese stava conducendo la prima guerra mondiale: la vittoria le venne rubata. Intrighi, litigi, politica dietro le spalle dell’esercito e del popolo si sono trasformati nel più grande choc, la distruzione dell’esercito e il crollo dello stato, la perdita di vasti territori. E, come conseguenza, la tragedia della guerra civile. I russi hanno ucciso russi, fratelli: e ogni sorta di avventurieri politici e forze straniere, che hanno diviso il paese, lo hanno fatto a pezzi, hanno ottenuto guadagni egoistici. Non permetteremo che accada di nuovo. Proteggeremo sia il nostro popolo sia il nostro Stato da qualsiasi minaccia. Compreso il tradimento interno. E quello a cui ci troviamo di fronte è proprio un tradimento. Ambizioni esorbitanti e interessi personali hanno portato al tradimento. Al tradimento del nostro paese, del nostro popolo e della causa stessa per la quale, fianco a fianco con le nostre altre unità, i soldati e i comandanti del gruppo Wagner hanno combattuto e sono morti. Gli eroi che hanno liberato Soledar e Artyomovsk, le città e i paesi del Donbass, hanno combattuto e hanno dato la vita per l’unità del mondo russo. Il loro nome e la loro gloria sono stati traditi da coloro che stanno cercando di organizzare una ribellione, spingendo il Paese verso l’anarchia e il fratricidio. […]”
“Ripeto, qualsiasi tumulto interno è una minaccia mortale per il nostro Stato, e per noi come nazione. Questo è un duro colpo per la Russia, per il nostro popolo. E le nostre azioni per proteggere la Patria da una tale minaccia saranno dure. Tutti coloro che hanno deliberatamente intrapreso la via del tradimento, che hanno preparato una ribellione armata, intrapreso la via del ricatto e dei metodi terroristici, subiranno inevitabili punizioni, risponderanno sia davanti alla legge che davanti al nostro popolo. Le forze armate e altre agenzie governative hanno ricevuto gli ordini necessari; ora saranno introdotte ulteriori misure antiterrorismo a Mosca, nella regione della capitale e in numerose altre regioni. Saranno inoltre intraprese azioni decisive per stabilizzare la situazione a Rostov. La situazione, lì, rimane difficile, e le operazioni di autorità civili e militari sono bloccate. In qualità di Presidente della Russia e Comandante supremo in capo – e di cittadino russo — farò di tutto per difendere il Paese, per proteggere l’ordine costituzionale, la vita, la sicurezza e la libertà dei cittadini. Coloro che ha organizzato e preparato la ribellione militare, che ha alzato le armi contro i suoi compagni d’armi, ha tradito la Russia. E ne risponderanno. Esorto coloro che sono stati trascinati in questo crimine a non commettere un errore fatale e tragico, e li invito a fare l’unica scelta giusta: smettere di partecipare ad atti criminali. Conserveremo e difenderemo ciò che ci è caro e sacro; insieme alla nostra Patria supereremo ogni prova, e diventeremo ancora più forti”.
La situazione è diventata subito tesa anche a Mosca che Prigozhin e i suoi minacciano di voler raggiungere. La Procura ha avviato un procedimento per ribellione armata e contro Prigozhin e i suoi uomini. L’Fsb ha rinvitato i membri dalla compagnia di mercenari a prendere le distanze dalle decisioni del proprio leader. Misure antiterrorismo sono state adottate persino a Mosca e nelle regioni circostanti. Il governatore della regione di Rostov ha invitato la popolazione a “restare a casa”, e anche quello di Lipetsk, 420 chilometri a sud di Mosca, ha annunciato “misure di sicurezza rafforzate”. Le forze di sicurezza russe sono entrate nel centro pietroburghese gestito dal gruppo di Prigozhin. A riportare la notizia dell’operazione il sito Fontanka, citato dalla Bbc, che spiega che «persone dal volto coperto e con fucili automatici» in azione anche nella zona della città russa dove ci sono l’albergo e il ristorante di proprietà di Yevgeny Prigozhin.
A Mosca è stato instaurato un regime che si applica in caso di attentati terroristici. Non è un lockdown ma di fatto dà più potere alle autorità nella prevenzioni di eventuali attacchi. Tutti gli eventi di massa in città sono temporaneamente sospesi. Le autorità – con il nuovo regime – possono fermare i civili nelle strade e richiedere loro di presentare un documento d’identità, trattenendoli se non hanno un documento d’identità con sé; rimuovere con la forza persone e veicoli da un luogo; entrare nelle conversazioni telefoniche e leggere i messaggi privati senza un ordine del tribunale; usare un qualsiasi veicolo disponibile per il primo soccorso per inseguire un sospetto; chiudere temporaneamente gli impianti industriali che producono esplosivi, prodotti chimici o materiali radioattivi; interrompere le comunicazioni, compresi i servizi telefonici e Internet; limitare l’accesso del pubblico alle strade e le vendite di alcolici. Con questo status a Mosca le forze dell’ordine acquisiscono il diritto di entrare in qualsiasi spazio, pubblico o privato, senza un precedente ordine del tribunale.