L'analisi dei primi 8 mesi

Il governo-bandiera di Meloni, la battaglia è sui provvedimenti spot

Politica - di Redazione - 26 Giugno 2023

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Il governo-bandiera di Meloni, la battaglia è sui provvedimenti spot

Un governo-bandiera, come i provvedimenti-spot presi da ottobre ad oggi, lontani dalle reali urgenze del Paese ma approvati dalla maggioranza Meloni quasi come “arma di distrazione di massa”.

È l’analisi degli otto mesi di governo a guida Giorgia Meloni, un primo bilancio basato sul discorso programmatico del 25 ottobre 2022 pronunciato alla Camera dalla presidente del Consiglio per ottenere la fiducia del Parlamento. Otto mesi dopo Milena Gabanelli, assieme ai politologi Marco Improta, Francesco Marangoni e Luca Verzichelli del Centro interuniversitario di ricerca sul cambiamento politico (CIRCaP) dell’università di Siena, mette assieme le promesse e i provvedimenti portati a termine dall’esecutivo e ne emerge un quadro a tratti desolante.

Il parametro per confrontare le promesse fatte e gli avanzamenti reali nella tabella di marcia dell’esecutivo, quello più a desta nella storia repubblicana, è “l’indice densità programmatica”, ovvero gli impegni reali presi ogni 500 parole considerando come punto di partenza proprio il programma di insediamento esposto con il discorso alla Camera dalla premier.

Delle 42 iniziative legislative approvate, quelle che riguardano gli impegni presi nel discorso programmatico sono 15, pari al 35,7%. Se confrontato ai primi otto mesi di governo dei precedenti esecutivi, meglio di Meloni hanno fatto il primo governo Conte, Renzi, Letta, e il Berlusconi IV, il migliore col 55 per cento.

Nel mirino dell’analisi di Gabanelli per il DataRoom del Corriere della Sera c’è in particolare il numero elevato di “provvedimenti bandiera”, iniziative non legate a reali emergenze e/o urgenze del Paese ma che per l’esecutivo diventano prioritarie per la loro valenza simbolica. È il caso del decreto Rave, la stretta sui raduni illegali che introduce un nuovo articolo del codice penale per punire con la reclusione fino a 6 anni per chi organizza raduni musicali illegali su terreni privati; quindi il ddl ideato dal ministro Francesco Lollobrigida per vietare la produzione e vendita di alimenti “sintetici”, o quello contro i cosiddetti “eco-vandali”, gli attivisti per il clima che si sono resi responsabili negli scorsi mesi di alcuni imbrattamenti di beni pubblici con vernice lavabile, punibili con pene fino ai 3 anni di carcere.

Al contrario vi sono urgenze che il governo Meloni ha deciso scientemente di non trattare, anche a rischio di incappare in procedure d’infrazione da parte dell’Europa: è il caso delle concessioni balneari, cavallo di battaglia del centrodestra. Come ricorda il DataRoom, entro febbraio scorso l’esecutivo doveva emanare i decreti che definiscono i criteri per le gare pubbliche, ma la scelta è stata quella di prendere tempo, così come il governo sta facendo anche per l’annosa questione della ratifica del Mes.

Tutto fermo anche per quanto riguarda il disegno di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata, il cosiddetto ddl Calderoli che vede su posizioni non facilmente conciliabili Lega e Fratelli d’Italia: per adesso è in commissione Affari costituzionali del Senato. Quanto alle riforme istituzionali, non c’è traccia neanche dell’annunciato semi-presidenzialismo.

La lotta all’evasione fiscale, altro male storico del nostro Paese, è un altro argomento tabù per il governo. I segnali vanno anzi nel senso opposto: la legge di Bilancio 2023 innalza il tetto all’uso del contante portandolo da mille a 5mila euro, mentre l’esecutivo è stato costretto a fare marcia indietro sulla cancellazione dell’obbligo per i commercianti di accettare i pagamenti col Pos sotto i 60 euro dopo le critiche della Commissione europea.

Altre battaglie note hanno invece visto il governo “operativo”. È il caso delle modifiche al Reddito di cittadinanza, fortemente depotenziato nel decreto Lavoro con l’esclusione di 400mila nuclei familiari con le nuove norme dell’assegno di inclusione; altra battaglia è quella contro l’immigrazione illegale, con l’esecutivo Meloni che ha di fatto abolito la protezione speciale per i rifugiati e aumentato contestualmente le pene per gli scafisti.

Quanto alla parte economica, i provvedimenti promessi sono stati spesso approvati con sostanziali modifiche. La Flat Tax al 15% per gli autonomi promessa fino a 100 mila euro di reddito si è invece fermata a quota 85mila euro, così come il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti, promesso di cinque punti, è di quattro per per redditi fino a 25mila euro ed in vigore solo per sei mesi, fino al dicembre 2023.

di: Redazione - 26 Giugno 2023

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