La crisi
Mistero russo: nessuna traccia di Prigozhin (ancora indagato), il ministro Shoigu visita le truppe in Ucraina
Il viaggio del ministro della Difesa in Ucraina dopo la ribellione e la ritirata dei mercenari della Wagner. Nessuna traccia di Prigozhin, sparito nel nulla. Scoperti 43 milioni in contanti e lingotti d'oro nella sede della milizia a San Pietroburgo
Esteri - di Redazione Web
Guarda dall’alto l’Ucraina, la terra del conflitto. Si consulta con i militari, comunica con loro. Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha visitato le truppe impegnate nella guerra. “Il ministro ha inoltre prestato particolare attenzione all’organizzazione degli aiuti alle truppe coinvolte nell’operazione militare speciale e alla creazione di condizioni per garantire il dispiegamento sicuro del personale” si legge in una nota diffusa dal ministero dopo la visita al centro di comando del raggruppamento delle forze occidentali schierato nell’operazione militare speciale. Una specie di segno di normalità del Cremlino dopo un fine settimana turbolento, di ore in cui sembrava che la Russia potesse spaccarsi per il tentativo di colpo di Stato. Una mossa rimasta indecifrata. Ancora nessuna traccia di Prigozhin: del “cuoco” di Putin e capo della Wagner che in testa ai suoi mercenari si è fermato a 200 chilometri da Mosca non si sa nulla.
Neanche del Presidente Putin si sa molto. Era apparso domenica scorsa in un’intervista presumibilmente registrata prima dell’ammutinamento in cui non faceva riferimento agli ultimi eventi. Secondo quanto riporta il sito indipendente Meduza, Putin si sarebbe rifiutato di avere un contatto diretto con Prigozhin durante la rivolta, mentre i combattenti si spostavano a nord da Rostov sul Don verso Mosca. Stando al media il mercenario si sarebbe fermato una volta realizzata la mancanza di un adeguato sostegno militare alle azioni della Wagner. A quel punto il Cremlino si è rivolto ai negoziati. Per il segretario di Stato degli Stati Uniti Anthony Blinken quello che è successo in Russia dimostra l’esistenza di “vere crepe” nel gruppo di potere di Putin. “Si tratta di un film ancora in corso: dubito che abbiamo visto l’ultimo atto”.
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Kiev ha fatto sapere di essere riuscito ad avanzare trai 600 e i 1000 metri intorno a Bakhmut, presa dai mercenari di Prigozhin lo scorso maggio, città simbolo del conflitto. Non è chiaro che fine farà la milizia Wagner. Il portavoce del Cremlino Peskov ha detto che non dovranno affrontare azioni legali per aver preso parte alla marcia verso Mosca, dicendo che il Cremlino ha “sempre rispettato le loro azioni eroiche” in prima linea in Ucraina. Yevgeny Prigozhin sembra essere scomparso nel nulla. Il leader dei miliziani della Wagner aveva accettato ieri di lasciare la Russia e di andare in Bielorussia con i suoi uomini dopo l’accordo mediato da Minsk e dall’amico Alexander Lukashenko con il capo di stato maggiore dell’ufficio presidenziale russo Anton Vaino e l’ambasciatore russo in Bielorussia Boris Gryzlov.
Aveva lasciato sorridente Rostov sul Don a bordo di un suv, acclamato dalla folla che gli chiedeva selfie, per riparare nell’Ucraina orientale occupata. Ha utilizzato negli ultimi mesi gli aggiornamenti sulla battaglia di Bakhmut per attaccare lo Stato Maggiore Russo e la Difesa di mandare a morire i giovani russi senza equipaggiamenti e armi sufficienti. Il suo più grande nemico è proprio Shoigu. La motivazione della marcia indietro: scongiurare un bagno di sangue. I dettagli dell’accordo non sono noti. Non manca chi ipotizza la pista della sceneggiata. L’ex deputato in esilio e fondatore della Legione per la Libertà della Russia suppone che il leader della Wagner possa lasciare l’Ucraina e spostarsi in Africa.
Prigozhin si era rifiutato di firmare il contratto che da sabato primo luglio metterà sotto il controllo del Cremlino le milizie. È titolare di società e conti off shore. Il media russo Fontanka ha riferito che nel suo ufficio a San Pietroburgo sono stati trovati quattro miliardi di rubli, l’equivalente di 43 milioni di euro, in contanti, un passaporto falso e mattonelle di “polvere bianca”.
Il quotidiano russo Kommersant scrive inoltre, smentendo quanto riportato ieri da alcuni media e canali Telegram, che il procedimento penale con l’accusa di ribellione armata a carico del leader della Wagner non è terminato e continua ad essere indagato dal dipartimento investigativo dell’Fsb russo. Domenica era infatti stato reso noto che il procuratore generale aveva chiuso il procedimento penale nei confronti di Prigozhin. Una fonte di Kommersant nell’agenzia di vigilanza ha affermato che la decisione di avviare un procedimento penale non è stata ancora annullata e che le indagini sulla ribellione sono in corso.