L'accusa del capo della Wagner
Chi c’è dietro il tentato golpe di Wagner in Russia, Lavrov e le accuse a Macron e Cia
S’è fatto vivo anche il ministro degli esteri Lavrov, con comodo. Accusa Macron e Cia, ma nelle ore cruciali se n’è stato defilato a guardare
Esteri - di Angela Nocioni
Toh, è ricomparso anche Lavrov. La notizia di ieri è che il capo dei mercenari della Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha mostrato con un audio di essere vivo e ha sovieticamente definito “protesta”, non “golpe” la marcia dei suoi tank fino alle porta di Mosca. Ma è interessante che il ministro degli esteri (il ministro degli esteri!) abbia aspettato acquattato zitto zitto lo sviluppo degli eventi di sabato mentre i tank della Wagner marciavano verso Mosca con il sostanziale benestare dei capi militari del comando russo a Rostov, base logistica della guerra russa in Ucraina.
Peraltro Sergei Lavrov è tipo assai loquace. Sabato invece se ne è stato defilato mentre non si sapeva neanche se a bordo dell’aereo presidenziale decollato verso San Pietroburgo ci fosse Putin in fuga, come giurava al mondo il presidente ucraino Zelensky, oppure no.
S’è fatto vivo ieri Lavrov, con comodo. La posizione è quella solita sua molto aggressiva. “L’intelligence americana sperava che il tentativo di ribellione del gruppo Wagner avesse successo” ha detto a Russia Today. “Alla Cnn, se ricordo bene, è stato detto che l’intelligence americana era a conoscenza dell’imminente ribellione da diversi giorni, ma ha deciso di non dirlo a nessuno, apparentemente nella speranza che avesse successo”, poi ha aggiunto che “l’inviato Usa ha detto ai rappresentanti russi che Washington non ha nulla a che fare con la situazione in Russia”.
Il vice di Lavrov, Rudenko, è volato a Pechino dal ministro degli esteri cinese che ha informato della sua visita in un comunicato di una sola riga domenica senza fare cenno agli avvenimenti di Mosca e senza dire quando il suo collega russo fosse arrivato in Cina. Il primo commento di Pechino non è stato quello governativo ma quello di un esperto militare che alla Reuters e in un giornale del governo, il Global Times, ha detto: “la Cina appoggerà la Russia senza interferire nei suoi affari interni”. Il giornale raccomandava poi di non esagerare quella che ha definito per primo, molto prima che lo facesse il capo della Wagner, “la protesta” perché a “ingigantirla sono i media occidentali allo scopo di creare l’illusione che la Russia abbia contraddizioni interne e che l’edificio si stia per crollare”.
Ricomparso anche l’uomo di regime che sta sulla graticola più di Putin, il ministro della Difesa Shoigu. Quello di cui tutti i generali amici della Wagner vogliono prendere il posto. E’ comparso in sole immagini in un video distribuito dal Cremlino – di cui però è impossibile verificare la data – che lo ritrae in visita alle truppe schierate in Donbass. Prigozhin, il capo della Wagner, invece, senza mandare un filmato, senza dire dove sta – la Bielorussia nega che sia ospite di Lukashenko – ha negato di aver tentato di rovesciare Putin, dice di aver solo voluto mostrare l’incapacità dei comandanti russi: “In ventiquattro ore abbiamo coperto la distanza che l’esercito russo avrebbe potuto coprire il primo giorno dell’invasione arrivando a Kiev ed andando oltre”.
Ha detto di aver voluto impedire la “distruzione” della sua compagnia di ventura privata: “Siamo i più preparati, portiamo a termine con successo tutte le missioni e come risultato di intrighi noi avremmo dovuto smettere di esistere dal 1 luglio”. Per spiegare la decisione di marciare verso Mosca: “Nonostante non abbiamo commesso nessuna aggressione siamo stati attaccati con i missili e poi con gli elicotteri. Sono morte 30 persone tra i nostri combattenti”. Ha detto: “Ci dispiace essere stati costretti ad attaccare gli aerei però ci stavano lanciando bombe addosso”. “La nostra protesta era sostenuta dalla gente, del personale militare che ci ha visto marciare e ci ha appoggiato”.
L’inchiesta contro di lui, annunciata come “non da aprire” subito dopo la marcia indietro dei suoi tank, ieri è stata definita da Mosca “aperta”. E soprattutto, le tv russe hanno mostrato con grande clamore il furgone Gazel pieno di scatole imbottite di rubli, decine di scatoloni con biglietti rossi da cinquemila, per un totale di quattro miliardi di rubli, quaranta milioni di euro, armi, lingotti d’oro e cinque panetti di “polvere bianca non identificata”, sette passaporti con varie foto e il suo nome, dopo la irruzione nei suoi uffici di Pietroburgo
Secondo il media bielorusso Verstka la Wagner starebbe costruendo una base sul territorio del Paese.
Si parla di un accampamento per 8000 soldati a Ospiovichi, a 200 chilometri dal confine ucraino. Non ancora chiaro il dettaglio, circolato domenica e fondamentale nella ricostruzione della strana retromarcia a due passi da Mosca, riguardante l’assorbimento dei soldati di ventura della Wagner presenti nel territorio russo nei ranghi dell’esercito. Del quale esercito, in verità, la Wagner ha sempre fatto anche se informalmente parte come corpo parallelo, sì, ma non autonomo.