Parla la vicepresidente

Intervista a Chiara Gribaudo: “Solo facendo opposizione rinasce il Pd”

Il lavoro tema centrale. Le alleanze più larghe possibile per tornare a candidarsi al governo

Interviste - di Carmine Fotia

27 Giugno 2023 alle 13:30

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Intervista a Chiara Gribaudo: “Solo facendo opposizione rinasce il Pd”

Chiara Gribaudo, classe 1981, vicepresidente del Pd e presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia, è stata una delle prime a schierarsi con Elly Schlein, lasciando il gruppo dei quarantenni guidato da Matteo Orfini, i “Giovani Turchi” legati da un patto generazionale e da una solida cultura riformista e di sinistra, che invece si sono schierati con Stefano Bonaccini.

È stata la coordinatrice dei comitati per Elly Schlein durante le primarie, ha anche condiviso l’appartamento romano con la nuova leader, ma la due biografie sono quanto di più diverso si possa immaginare: giramondo e avviata alla politiche con le primarie di Barack Obama, Elly; “testona montagnina”, cresciuta a Valdieri, 900 abitanti alle pendici delle Alpi Marittime, piccolo centro noto perché fornisce il marmo bardiglio che riveste la gran parte dei palazzi istituzionali di Torino, Chiara , il cui primo approccio alla politica è nel consiglio comunale del suo paese. Le sfide e i cambiamenti, tuttavia, non la spaventano affatto, anzi.

Dopo aver frequentato l’istituto commerciale Bonelli, ha lavorato per un breve periodo in uno studio di commercialisti. «Poi, ho capito che non era la mia strada e allora ho studiato per diventare educatrice», ha raccontato in passato svelando di essere andata contro le aspettative del padre. Diventa responsabile della consulta giovanile dem di Cuneo e nel 2013 è eletta per la prima volta alla Camera e diventa vicecapogruppo del partito.

La leader cosmopolita e “fluida”, la prima leader davvero post-novecentesca del Pd e la dirigente tosta e terragna: il rapporto tra Elly e Chiara è in qualche misura una cartina di tornasole dell’esperimento in corso che consiste esattamente nella capacità di tenere insieme queste due anime dem, plasticamente rappresentate dal voto degli iscritti contradetto da quello degli elettori. La chimica tra loro due funziona, ma può funzionare anche in generale? Può evitare la guerra civile in casa dem?

Chiara Gribaudo non fa parte del “cerchio magico”, né della segreteria, come vicepresidente ha meno potere ma più libertà. Libertà cui tiene molto, come dimostrò schierandosi contro il selvaggio taglio dei parlamentari imposto dai populisti del M5S e subìto da Nicola Zingaretti e dalla sua maggioranza. Furono in pochi a ribellarsi e anche in quel caso tra i ribelli c’era Elly Schlein. Nessuno, dunque, può mettere in discussione la sua lealtà alla segretaria, ma certamente Chiara Gribaudo non è tra i pasdaran della segretaria che la spingono a fare la guerra agli oppositori interni, o che emanano editti contro liberi giornali di sinistra. Come la pensa lo racconta in questa intervista all’Unità.

Presidente Gribaudo, sono trascorsi pochi mesi dalla conquista della leadership del Pd da parte di Elly Schlein. Qual è un primo bilancio?
Sono passati solo 4 mesi e il bilancio è positivo. Il partito a leggere i sondaggi è cresciuto nell’opinione pubblica. Stiamo tornando nei luoghi del conflitto sociale e nelle piazze dove era da tempo che il PD non riusciva più ad essere accolto con tanta fiducia e entusiasmo. L’opposizione al governo ogni giorno è più forte nonostante il conformismo mediatico. La vera partita è alle Europee

All’inizio avete detto “non ci avete visto arrivare”. Ora che siete arrivate cosa volete fare del Pd?
Il Pd dopo le elezioni politiche ha rischiato l’implosione. Intanto dobbiamo ricostruire il PD dall’opposizione. Su diritti, lavoro, sanità pubblica, formazione, sostenibilità, il nostro profilo deve essere più netto e coerente.

Sulla guerra in Ucraina: avete eletto vicecapogruppo un parlamentare contrario all’invio delle armi. Che segnale è?
È stato eletto il rappresentante di un partito alleato nel PD e che si è presentato nella lista elettorale del PD alle elezioni politiche. È già successo in passato. Il nostro sostegno all’Ucraina non si è spostato di un millimetro.

Come cambia lo scenario della guerra dopo quanto sta accadendo in queste ore a Mosca?
Calma e gesso. L’unica cosa che mi pare evidente è che la Russia è un gigante dai piedi d’argilla e Putin è sempre più in difficoltà. Noi sosteniamo l’Ucraina senza tentennamenti dal primo giorno e continuiamo a chiedere una pace giusta.

I riformisti criticano Elly per certe oscillazioni “movimentiste”, i pasdaran di Elly accusano i riformisti di essere la quinta colonna di Renzi. Una dialettica simile non rischia di portare alla scissione?
Fuori dal PD non c’è nessuna possibilità di costruire l’alternativa a Meloni. Quando qualcuno va via è sempre doloroso. Ma mi pare che al momento non siano in discussione destini generali, ma interessi personali.

Cosa vuol dire costruire un partito “inclusivo”? non è il riconoscimento del fatto che il famoso “ma anche” di Veltroni non era proprio da buttare via?
Continuo a pensare che la vocazione maggioritaria del PD serva per costruire il polo dell’alternativa. Quindi la lezione di Veltroni è ancora valida. Mi piacerebbe però che parlassimo agli elettori con quel “ma anche”, e non al ceto politico.

Alcuni dicono che il Pd di Elly debba essere meno partito e più movimento. Lei che ne pensa?
Che il PD deve saper fare opposizione in Parlamento ma anche nelle piazze italiane. Le due cose non si negano, anzi servono entrambe.

Lei è presidente della commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, non crede che il Pd debba avere sul lavoro una sua posizione forte e autonoma, e non rincorrere il M5S com’è avvenuto sul Rdc, misura necessaria ma fatta nel modo peggiore possibile?
Questa è una battaglia del PD che portiamo avanti dalla scorsa legislatura. Sinceramente non abbiamo rincorso nessuno. In Italia i dati su morti e infortuni sul lavoro sono drammatici e inaccettabili. Serviva un’azione parlamentare più forte anche per mettere al centro della discussione pubblica il tema della sicurezza del lavoro. Sul RDC non ho cambiato idea. Così com’era non funzionava. Ma non andava cancellato, serviva e servirebbe una scelta riformista: il reddito di formazione.

Sulla giustizia i sindaci del Pd stanno con Nordio, la segreteria no. chi, come me, pensava che con Elly il Pd avrebbe finalmente scelto una linea garantista resterà deluso?
La penso come il sindaco di Bologna Matteo Lepore e come Debora Serracchiani. Serviva una riscrittura, una revisione, non la cancellazione del reato. Detto ciò, il garantismo è una cosa seria, in un paese in cui le carceri tracimano di umanità sofferente. Ma non si può essere garantisti a targhe alterne, visto i nuovi reati al limite della costituzionalità che la destra vuole inserire nel codice penale.

C’era proprio bisogno di andare nella piazza del M5S?
Sì, dobbiamo andare in tutte le piazze e in tutte le manifestazioni dell’opposizione al Governo. Con i sindacati, con le associazioni e anche con gli altri partiti che si oppongono a Meloni, da Calenda a Fratoianni.

Mes e caso Santanché scuotono il governo, ma secondo me sarebbe illusorio pensare alla spallata, anche perché l’opposizione è divisa sulle questioni essenziali.
L’opposizione non fa gli applausi al governo. Ha il diritto e dovere di aumentare tutte le contraddizioni interne alla maggioranza. E di far sentire tutta la nostra voce nelle scelte scellerate che Meloni &co stanno facendo. Con le altre opposizioni dobbiamo trovare un terreno comune. Si può fare.

Facciamo questa intervista su l’Unità. Come giudica il ritorno in edicola del giornale, anche se non più di proprietà del partito?
Vi faccio i migliori auguri. È sempre una bella giornata quando un quotidiano torna in edicola. Se poi si chiama l’Unità, ancora di più.

27 Giugno 2023

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