Il caso dell'anarchico
Perché Cospito è stato condannato a 23 anni: niente ergastolo per l’anarchico
No alla richiesta della procura generale, pesa la decisione della Consulta sulla possibilità di concedere attenuanti. 17 anni e 9 mesi per la coimputata Beniamino
Giustizia - di Frank Cimini
Alla fine ha pesato la decisione della Corte Costituzionale sulla possibilità di concedere le attenuanti a causa della scarsa entità dei danni provocati dall’attentato alla scuola dei carabinieri di Fossano e l’anarchico Alfredo Cospito ha evitato l’ergastolo come invece chiedeva il procuratore generale della Repubblica di Torino Francesco Enrico Saluzzo ed è stato condannato a 23 anni di reclusione mentre la coimputata Anna Beniamino ha avuto 17 anni e 9 mesi. “Sono tantissimi comunque” dice la difesa.
Il magistrato dell’accusa all’inizio dell’udienza in sede di replica aveva ribadito la richiesta del massimo della pena dicendo: “A Fossano l’azione è stata micidiale e il pericolo massiccio non è stata una somma di petardi ma esplosivi con un discreto potenziale. e poi abbiamo la rivendicazione che Cospito fa di quell’atto, l’obiettivo di Cospito e di Anna Beniamino non erano i cittadini o i passanti ma le istituzioni”.
Il difensore Flavio Rossi Albertini rispondendo al procuratore generale precisava: “Non si capisce perché la procura generale voglia applicare una pena così esemplare”. E rivolgendosi ai giudici popolari il legale aggiungeva: “Abbiamo parlato della strage di Bologna, voi avete un senso di proporzionalità e giustizia. È importante in processi come questi che i cittadini valutino quanto è accaduto realmente a Fossano dove non ci furono morti o feriti”.
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Prendeva la parola anche l’anarchico che seguiva il processo in videoconferenza dal carcere di Sassari Bancali dove era stato trasferito da quello di Opera essendosi parzialmente rimesso dal lunghissimo sciopero della fame. “Non c’è nessuna prova che abbiamo messo gli ordigni. In vent’anni di attentati di sigle anarchiche non c’è mai stato un morto. Chiaramente erano tutti attentati dimostrativi. Questo è solo un processo alle idee. Gli anarchici non fanno stragi indiscriminate noi non siamo lo Stato”.
“In questo processo sono evidenti accanimenti e stranezze, quando è successo il fatto nessuno gli ha dato importanza, poi la Cassazione ha trasformato un’accusa di strage semplice in strage politica. Non ci si può affidare a perizie fatte in epoca successiva. La perizia calligrafica su quattro parole non è una prova, è una forzatura. La tesi surreale che è passata è che abbiamo ricalcato la nostra stessa calligrafia” ha concluso Cospito. Che Cospito avesse buone probabilità di evitare l’ergastolo lo si era capito dal momento in cui la corte di assise di appello di Torino accoglieva l’eccezione di costituzionalità del difensore mandando gli atti del processo alla Consulta. E la Corte Costituzionale in sostanza diceva di sì, pronunciandosi per una pena non sproporzionata ai fatti.
Ovviamente il caso di Fossano non finisce qui. La procura generale infatti ricorrerà ancora in Cassazione alla quale spetta l’ultima parola.
Intanto per il corteo in solidarietà con Cospito dell’11 febbraio a Milano il gip Guido Salvini su richiesta della procura ha messo sette misure cautelari, tre divieti di dimora nel capoluogo lombardo e quattro obblighi di dimora nei comuni di residenza. I reati sono di danneggiamento, travisamento uso illegittimo di fumogeni. Il giudice scrive nel motivare il provvedimento di un considerevole livello di violenza. “Gli indagati usarono tecniche di guerriglia urbana per avanzare contro la forza pubblica, provocando disordini e il ferimento di sei agenti” sono le parole di Salvini.
Alle 5 di ieri mattina la Digos di Potenza ha effettuato perquisizioni a casa di alcuni anarchici cercando prove di partecipazione alla campagna di solidarietà con Cospito e sequestrando dispositivi elettronici. Ancora a Torino è stata chiesta la condanna di un giovane che tradusse dall’inglese i proclami pubblicati in vari paesi dalle organizzazioni anarchiche. La Cassazione aveva annullato una precedente sentenza di assoluzione.