Il caso
Perché Salvatore Baiardo non è stato arrestato: c’è un giudice a Firenze
Respinta la richiesta dei pm fiorentini. Volevano le manette per favoreggiamento nei confronti di Dell’Utri e Berlusconi. La gip avrà sbarrato gli occhi...
Giustizia - di Tiziana Maiolo
Doveva capitare, prima o poi, che arrivasse un giudice a Firenze a vagliare l’eterna attività di indagine dei “Due Luca”, gli aggiunti Turco e Tescaroli, e le loro fatiche sui “mandanti” delle stragi del 1993, trent’anni fa esatti. Forse, nel chiedere l’arresto del giocoliere un po’ mafioso un po’ contaballe Salvatore Baiardo, i “Due Luca” hanno fatto un passo falso. O forse erano troppo sicuri di sé.
Fatto sta che per la prima volta hanno perso: richiesta respinta. Parevano intoccabili. Quello che invece pare sempre “toccabile” è Silvio Berlusconi, che continua a essere oggetto dell’attenzione di questi magistrati e dei loro portaborse di redazione, pur se formalmente non dovrebbe essere così, da quando se ne è andato. In ogni caso un giudice a Firenze c’è. Si chiama Antonella Zatini, è stata sommersa da mille e cinquecento pagine con cui i “Due Luca” le chiedevano di arrestare Baiardo con due imputazioni. La calunnia nei confronti di Massimo Giletti, il quale aveva messo a verbale di aver visto nelle mani del gelataio la famosa foto in cui aveva riconosciuto un Berlusconi giovane, ma non le altre due persone, che avrebbero dovuto essere il generale Francesco Delfino (un altro che non potrà testimoniare, perché non c’è più) e il boss Giuseppe Graviano.
Poiché Giletti è attendibile, ed è stato anche intercettato mentre parlava della foto con Baiardo, la successiva smentita di questi è una calunnia nei confronti del presentatore. Perché? Perché è come se lo accusasse di aver reso false dichiarazioni al pm, dicono i “Due Luca”. Ma va là, replica la gip. Poi il gelataio avrebbe anche calunniato il “pentito” aureo Gaspare Spatuzza, il più intoccabile di tutti perché ha ristabilito qualche verità sull’omicidio Borsellino, facendo anche scarcerare quindici innocenti per la cui ingiusta detenzione non ha pagato nessuno. Il gelataio ha cercato di screditarlo, dicono i pm. Ma ancora non basta. Il colpo grosso, quello su cui, immaginiamo, la gip e con lei qualunque persona dotata di buon senso abbia sbarrato occhi e orecchi, è l’accusa di favoreggiamento nei confronti di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri.
Ebbene si, secondo il ragionamento dei procuratori aggiunti di Firenze (a proposito che cosa aspetta il Csm a nominare un capo dell’ufficio che venga a mettere un po’ di ordine in questo guazzabuglio?) questo gelataio avrebbe messo in piedi tutta questa storia della foto per fare un favore a Berlusconi e Dell’Utri. Ma non basta. Lo avrebbe fatto “con l’aggravante di aver agevolato l’associazione denominata cosa nostra, interessata a non compromettere le figure di Silvio Berlusconi, quale referente istituzionale, e Marcello Dell’Utri, legato all’organizzazione, ed entrambi parti, secondo l’ipotesi d’accusa, dell’accordo stragista, funzionale allo scambio tra il compimento dei delitti citati e interventi sulla legislazione afferente, fra l’altro, al regime detentivo applicato ai detenuti per mafia”.
Non c’è da stupirsi del fatto che una giudice non abbia accolto una simile richiesta. Basterebbe aver letto qualche giornale per sapere che i governi Berlusconi sono stati, anche contro la parte più liberale di Forza Italia, i più repressivi e intransigenti nell’applicazione degli articoli 4-bis e 4-bis dell’ordinamento penitenziario nei confronti di mafiosi e terroristi. In che cosa sarebbe consistito dunque lo scambio mafioso? I due leader di Forza Italia avrebbero chiesto, non si sa perché, ai boss mafiosi di fare per conto loro un po’ di stragi, e in cambio Cosa Nostra che cosa avrebbe ricavato? Niente. Non è un caso se questa ipotesi è stata già archiviata quattro volte.
Per fortuna è arrivata una giudice. Di cui non vogliamo sapere se e a quale corrente della magistratura appartenga. Ci basta che sia una che ragiona e che legge le carte, anche se i pm l’hanno sepolta sotto quindicimila fogli. Per ora ha rigettato l’ipotesi dell’accusa perché non ritiene ci sia nessuna prova di rapporti tra Berlusconi e Graviano e perché nutre “seri dubbi” che la famosa foto esista davvero. Anche per quel che riguarda la calunnia, la gip non pensa sia tale. Insomma Baiardo è solo un piccolo imbroglione.
Per quale motivo dovrebbe dunque mettergli le manette ai polsi? Il non detto è che, dopo un po’ di carcere, un po’ di torchiatura, le risposte possono ammorbidirsi, adeguarsi e voila, magari adattarsi perfettamente all’ipotesi dell’accusa. I “Due Luca” non demordono, hanno fatto ricorso al tribunale del riesame contro la decisione della gip. Ci riaggiorniamo quindi al 14 luglio, giorno dell’udienza in camera di consiglio. Udienza non pubblica, ma tanto si saprà tutto, come sempre.