Cosa sia successo precisamente in quelle incredibili 24 ore della tentata marcia su Mosca da parte della Wagner è ancora un mistero. O meglio, si moltiplicano di ora in ora le interpretazioni degli analisti e le dichiarazioni dei protagonisti di questa storia. Certo è che dopo i proclami e le minacce di punire i colpevoli duramente del primo discorso alla nazione sabato mattina, Putin ha mantenuto la linea morbida nei confronti della Wagner e forse anche del suo capo e animatore della rivolta Prigozhin.
Trascorse altre 24 ore dalla fine di quel tentativo di colpo di stato Putin ha parlato nuovamente alla nazione per dire che il pericolo è passato, che gli ammutinati non sono riusciti a spaccare la Russia, che i tentativi “criminali” di creare disordine interno sono falliti e che il Paese è stato “salvato dalla distruzione” grazie alla fedeltà dei suoi militari e dei suoi servizi di sicurezza. Poi ha assicurato che manterrà la parola data, offrendo ai miliziani della Wagner la possibilità di trasferirsi in Bielorussia senza dover essere processati, oppure di mettersi al servizio del ministero della Difesa o ritirarsi. Un’apertura nei confronti degli uomini della Wagner che già aveva annunciato anche perché rinunciare a quella milizia di facinorosi potrebbe essere rischioso sia per gli eventi in Ucraina sia negli altri avamposti dove sono impegnati più o meno ufficialmente come l’Africa.
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E così poche dopo le prime conferme e l’annuncio che l’indagine sul gruppo Wagner è chiusa. Sarà infatti archiviata dalle autorità russe l‘incriminazione avviata dopo la rivolta guidata dal capo del gruppo Wagner, Yevgeni Prigozhin. La decisione è legata all’ordine dato alle truppe di fermare l’avanzata verso Mosca. Durante le indagini, secondo quanto reso noto dal Fsb, il Servizio di sicurezza federale citato dall’agenzia russa Tass, è stato stabilito che i partecipanti alla rivolta hanno posto fine alle loro “azioni criminali”. Il comunicato citato da Tass spiega: “Nell’ambito delle indagini sul caso aperto il 23 giugno dal dipartimento investigativo dell’Fsb, ai sensi dell’articolo 279 del codice penale russo per rivolta armata, è stato stabilito che i partecipanti hanno messo fine il 24 giugno alle loro azioni, finalizzate direttamente a commettere reato”. In conclusione le autorità russe comunicano che “tenendo conto di questa e di altre circostanze rilevanti per le indagini, l’autorità inquirente ha deciso il 27 giugno di adottare un provvedimento di archiviazione”.
In un nuovo discorso alla nazione, il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto di onorare con un minuto di silenzio i morti nella rivolta del battaglione Wagner. Lo riporta Ria Novosti. Si tratta degli aviatori sui velivoli militari russi che sono stati abbattuti dalla milizia di Prigozhin. La richiesta è arrivata durante un discorso del presidente russo al personale militare in piazza alla presenza del ministro della Difesa russo Shoigu. “I veri difensori in tempi difficili hanno ostacolato i disordini, il cui risultato sarebbe stato il caos”, li ha lodati Putin. “Avete sostanzialmente fermato una guerra civile e agito in modo corretto e coordinato”. Precisando che “le persone che sono state trascinate nell’insurrezione hanno visto che l’esercito e il popolo non erano con loro”.
Nel frattempo, come reso noto sempre dall’agenzia Tass, che cita il ministero della Difesa russo, sono in corso i preparativi per il trasferimento dell’equipaggiamento militare pesante del battaglione Wagner alle truppe russe. In precedenza, il presidente bielorusso Lukashenko, ha dichiarato che “le guardie di frontiera segnalano quasi ogni giorno provocazioni al confine bielorusso con la Nato, ma Minsk ha le capacità tecniche per contrastare la minaccia Occidentale”. Oggi ha poi aggiunto, in una dichiarazione ripresa dall’agenzia di stampa statale Belta: “La situazione ci è sfuggita di mano, poi abbiamo pensato che si sarebbe risolta, ma non è stato così. Non ci sono eroi in questa storia”.
Intanto l’aereo privato di Prigozhin sarebbe stato visto atterrare a Minsk. Secondo gli analisti del thinktank statunitense dell’Istituto per lo studio della guerra (Isw), potrebbe trattarsi di una trappola. Putin avrebbe proposto la Bielorussia come rifugio sicuro a Prigozhin e a quanti tra i suoi non vorranno aderire alle milizie ufficiali offrendo loro tre opzioni: continuare a servire la Russia, ritirarsi o seguire il loro leader Prigozhin in Bielorussia. Ma secondo l’Isw il Cremlino probabilmente considererà i militari in fuga nel Paese vicino come traditori “a prescindere dal fatto che intraprenda o meno un’azione immediata contro di loro”.