Storia di due amici in lotta
Tihran e Mykyta, il dramma di due 16enni partigiani ucraini: l’ultimo saluto in un video
Esteri - di Redazione Web
“Tutto questo è morte, ragazzi. Addio! Gloria all’Ucraina!”. Un video di 4 secondi circa con l’ultimo saluto. Poi nulla più. Finisce così la drammatica storia di Tihran Ohannisian e Mykyta Khanhanov, due amici di 16 anni, compagni di scuola e poi compagni di lotta nella sanguinosa guerra in Ucraina. La mamma di Thiran ha ricevuto la telefonata che nessuna madre vorrebbe ricevere: “Suo figlio è stato ucciso insieme al suo amico”, le ha detto una voce in russo. La mamma di Mykyta è andata all’obitorio e li ha riconosciuti. Poi c’è il misterioso video che ritrae Tihran ansimante e il suo ultimo saluto. Due ragazzi uccisi dai soldati russi e che per gli ucraini sono subito diventati partigiani, eroi bambini, simbolo della lotta.
La loro storia ha alcune lacune, come spesso accade in tempi di guerra. Ma era già all’attenzione del Parlamento europeo che ha adottato una risoluzione per chiederne il loro rilascio e la possibilità di lasciare la regione occupata. Poi la notizia della loro morte sabato 24 giugno, lo stesso giorno in cui il mondo osservava col fiato sospeso quello che accadeva in Russia con la tentata marcia su Mosca ad opera della Wagner di Priogozhin. I due 16enni si trovavano a Berdyansk, la città occupata nella regione di Zaporizhzhia quando dei soldati russi hanno mirato il loro fucile verso di loro, accusati di avere ucciso un poliziotto collaborazionista e un militare russo.
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Prima che fossero colpiti Thiran con il telefonino ha girato il video di 4 secondi. Ansimante e preoccupato saluta e grida “Slava ukraini!”. Impugna un fucile e ha la mano destra insanguinata. Lo scanario è quello di una casa diroccata, forse per i bombardamenti. Poi nulla più: di quello che è successo dopo si sa poco e nulla. Solo la certezza chi i due giovanissimi siano stati uccisi. Media Initiative for Human Rights (Mihr), la Ong Ucraina, già da settembre stava seguendo le loro tracce. La ong aveva saputo che la famiglia di YThiran era fuggita in Germania e che lui era stato prelevato con la forza dalla casa della nonna. La preoccupazione era scattata per la notizia che il 16enne sarebbe stato sottoposto a torture dai russi per 5 giorni. “Gli occupanti russi lo hanno picchiato, seviziato con l’elettroshock e hanno finto la sua esecuzione”, spiega a Repubblica Olga Reshetylova, coordinatrice di Mihr. Tra le presunte accuse che i russi hanno rivolto ai due ragazzi quella di aver partecipato all’organizzazione di un attentato alla ferrovia di Melitopol per interrompere i rifornimenti all’esercito. E per questo poi non li avevano più persi di vista.
Ed è allora che la storia arriva al Parlamento europeo che chiede di far rilasciare i due ragazzi costretti a ogni forma di vessazione da parte dei Russi che cercavano in ogni modo di strappargli una confessione. Il 24 maggio i due minorenni sono stati accusati ufficialmente di reati che prevedono venti anni di carcere. Poi i due sarebbero fuggiti. Un mese dopo l’ultima telefonata di Thiran a sua madre in Germania in cui calmo dice di voler organizzare dei festeggiamenti per il suo amico Mykyta. Avrebbe trovato in casa degli ispettori russi con cui avrebbe avuto una lunga conversazione, non è chiaro su cosa. Poi loa terribile telefonata alla madre con cui la voce russa annunciava la morte di Mykyta e Thiran.