La resa dei conti e i dubbi
La vendetta di Putin su Prigozhin e il caso del generale che sapeva troppo: la situazione incerta dopo il golpe fallito
Esteri - di Rossella Grasso
Evgenij Prigozhin è arrivato in Bielorussia , a Minsk, a bordo del suo jet privato. Ma è difficile ceredere che il confronto con Vladimir Putin sia finito davvero con una “pace fatta”, soprattutto dopo le parole di Putin la mattina di sabato che lo additava come traditore della patria sebbene senza nominarlo mai. Intanto, mentre la Wagner consegnava gli armamenti alle truppe russe ufficiali, l’Fsb annunciava che l’inchiesta per incitamento alla rivolta armata era stata ritirata. Ai wagneriani venivano date tre opzioni: arruolarsi con l’esercito ufficiale russo, andare in esilio in Bielorussi insieme al loro leader o ritirarsi. Un patto semplice tra le due parti e rispettato? E’ il terzo discorso che Putin ha fatto alla nazione a far sorgere qualche dubbio, quello al termine dei negoziati con cui ha ringraziato l’esercito per la sua fedeltà.
Davanti a 2.500 uomini delle forze armate radunate nella Piazza delle Cattedrali ha detto: “Vi siete opposti a questi disordini, il cui risultato sarebbe stato inevitabilmente il caos”, ha detto ringraziandoli di aver “impedito una guerra civile”. C’era anche Sergej Shojgu: la sua destituzione era una delle richieste di Prigozhin. Poi un minuto di silenzio per gli aviatori morti per fermare l’avanzata della Wagner verso Mosca. Tutto in pompa magna per mostrarsi alla nazione al mondo ancora come uomo un forza che non ha subito alcuna destabilizzazione dalla rivolta. “Questi eventi hanno mostrato quanto la società si consolidi intorno al presidente. I rivoltosi hanno scoperto che esercito e popolo non erano dalla loro parte”, ha detto il suo portavoce Dmitrij Peskov.
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Ma pochi credono che sia davvero finita lì e qualcuno pensa che l’esilio in Bieloruussia sia una specie di trappola. Putin potrebbe riservare a Prigozhin il “metodo Navalny”: non solo non nominandolo, ma perseguendolo per reati finanziari. Infatti subito ha tirato in ballo una indagine fiscale sui finanziamenti alla Wagner. Come ricordato da Repubblica, Putin ha detto che il Gruppo Concord di Prigozhin avrebbe guadagnato 80 miliardi di rubli (854 milioni di euro) da contratti statali per rifornire di cibo ai militari e che Wagner ne avrebbe ricevuti oltre 86 miliardi (quasi un miliardo di euro) solo in un anno per poi aggiungere: “Spero che nel farlo nessuno abbia rubato niente o almeno abbia rubato il meno possibile, ma ovviamente indagheremo”. Un caso strano visto che fin ora Putin aveva sempre negato rapporti con il Cremlino. Che sia un avvertimento? Poi c’è il caso di molto oligarchi russi che alla notizia dell’avanzata verso Mosca sono saliti sul primo aereo per fuggire. Cosa ne sarà di loro? E della Wagner?
Poi c’è un altro caso che ha sollevato il New York Times e riguarda la domanda che in tanti si sono posti: come mai la Wagner è riuscita ad arrivare a 200 chilometri da Mosca senza essere fermata da nessuno? Un alto generale russo era a conoscenza in anticipo dei piani di ribellione di Yevgeny Prigozhin : lo scrive il New York Times citando fonti dall’intelligence americana ed evidenziando come la circostanza sollevi interrogativi sul vero sostegno di cui godesse il leader del gruppo Wagner all’interno del Cremlino. Gli esponenti dell’intelligence hanno spiegato che l’attenzione si concentrerebbe sul generale Sergei Surovikin, già comandante delle forze russe in Ucraina, per capire se l’alto ufficiale possa avere aiutato a pianificare le azioni di Prigozhin dello scorso fine settimana.
Surovikin è stato sostituito come comandante in capo a gennaio, ma ha mantenuto l’influenza nella gestione delle operazioni di guerra e rimane popolare tra le truppe. Ma da Washington si spiega che ci sarebbero indicazioni su altri generali russi che potrebbero aver sostenuto il tentativo di Prigozhin di cambiare con la forza la leadership del ministero della Difesa. E sarebbe questo il motivo per cui Prigozhin sarebbe andato spedito verso Mosca, convinto del sostegno di altri poteri. D’altronde nel “gioco dei troni” dell’esercito, gli interessi di Surovikin e di Priogozhin sarebbero potuti convergere per la destituzione di Shoigu
Una eventuale conferma del coinvolgimento di Surovikin – osserva il NYT – “sarebbe l’ultimo segno delle lotte intestine che hanno caratterizzato la leadership militare russa dall’inizio della guerra di Putin in Ucraina e potrebbe indicare una frattura più ampia tra i sostenitori di Prigozhin e i due principali consiglieri militari di Putin, Sergei K. Shoigu, ministro della difesa, e il generale Valery V. Gerasimov, capo di stato maggiore.