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Perché la Bce ha alzato i tassi di interesse, il governo trema: “Così ammazzate l’Italia”

Perché la Bce ha alzato i tassi di interesse, il governo trema: “Così ammazzate l’Italia”

“La politica monetaria ha un solo obiettivo: riportare tempestivamente l’inflazione al 2%. Ci impegniamo a raggiungere questo obiettivo, costi quel che costi”. Così parlò, da Sintra in Portogallo, Christine Lagarde, presidente della Bce. Quel che la determinazione della Bce costa o rischia di costare ha un nome raggelante soprattutto in Italia: recessione. La reazione furiosa del governo italiano in questo caso è pienamente comprensibile, anche se la premier lascia parlare i suoi vice, Tajani e Salvini, senza per ora ingaggiare personalmente il corpo a corpo con Francoforte.

Il problema non è l’orizzonte teorico indicato dalla presidente della Bce ma la sua immediata traduzione in pratica. Pochi giorni dopo la nuova stretta sui tassi, Lagarde ne annuncia un’altra per luglio e fa capire che non ci si fermerà lì: “Escludendo un mutamento sostanziale delle prospettive di inflazione continueremo ad innalzare i tassi a luglio”. E non basta: “È improbabile che nel prossimo futuro la banca centrale sia in grado di dichiarare con assoluta certezza che il livello massimo dei tassi sia stato raggiunto”. Nel gergo della Bce non si tratta di una eventualità possibile ma di una quasi certezza. La stretta sui tassi si rafforzerà e proseguirà a lungo: “Dovremo portare i tassi a livelli sufficientemente restrittivi e mantenerli lì per tutto il tempo necessario”. Dal luglio scorso l’incremento dei tassi è pari a circa 400 punti base. Allo stesso temp o gli elementi che avevano provocato lo shock iniziale all’origine della corsa dell’inflazione si sono raffreddati, in particolare il costo dell’energia. Lo shock è diminuito.

Gli effetti invece no, spiega la presidente Lagarde: “Tale persistenza è riconducibile alla propagazione dell’inflazione nell’economia in più fasi, poiché diversi operatori economici tentano di trasmettersi i costi a vicenda”. Linguaggio tecnico, concetto invece piuttosto semplice: come già più volte sostenuto dagli economisti della Bce a spingere l’inflazione domestica, cioè al netto di quella dipendente dal costo dei prodotti esteri, nonostante l’abbassamento dei prezzi dell’energia e delle materie prima, sono le aziende e i loro profitti. La spirale prezzi-salari, considerata la molla che porterebbe l’inflazione fuori controllo non è scattata. In compenso le aziende, soprattutto in alcuni settori, hanno alzato i prezzi molto più di quanto fosse necessario per coprire l’aumento dei costi di produzione, e ad abbassarli dopo il calo di quei costi non ci pensano per niente.

Il commento di Salvini è durissimo: “Quella annunciata da Christine Lagarde è una scelta insensata e dannosa, anche perché l’inflazione è stata causata dai prezzi dell’energia.Chiederemo un incontro con il rappresentante italiano nel board della Bce per discutere il problema e analizzare soluzioni”. Tajani è più pacato ma solo nella forma: “Non credo che sia nell’interesse della crescita continuare ad aumentare i tassi di interesse. Soprattutto non condivido gli annunci che vengono fatti in largo anticipo”. Per FdI si espone il ministro Urso: “Scelte poco comprensibili che fino a oggi non hanno avuto efficacia. È un aumento insostenibile per famiglie e imprese”.

Forse il silenzio di Meloni è diplomatico ma la premier condivide in pieno l’irritazione dei suoi ministri. Sinora l’economia italiana ha retto all’urto senza sfiorare la recessione. In compenso il peso dei rialzi dei tassi a getto continuo sui mutui sia variabili che fissi è già molto pesante, si irraggia sull’intero mercato immobiliare e di lì rischia di dilagare sino a rendere concreto il rischio di recessione. L’esito della strategia della Bce, del resto, è davvero incerto: Lagarde applica scolasticamente la formula fissa per raffreddare l’inflazione, il rialzo dei tassi. Ma l’arma è spuntata quando, come in questo caso, l’inflazione non è conseguenza dei consumi sul meercato ma del prezzo dell’energia e delle materie prime seguito poi dalla speculazione. Certo, inevitabilmente prima o poi la stretta riuscirà a stroncare l’inflazione. Il problema è che stringendo troppo la mano intorno al collo del gattino, prima o poi il gattino muore e il gattino, in questo caso, è l’economia italiana.