Lo stallo europeo
Lo schiaffo di Orban e Morawiecki all’Europea: dagli alleati di Meloni ‘no’ al patto sui migranti, stallo al Consiglio Ue
Politica - di Redazione
I sovranismi esteri sono indigesti per Giorgia Meloni. I presidente di Ungheria e Polonia, Viktor Orban e Mateusz Morawiecki, grandi ‘amici politici’ della premier nostrana, si mettono di traverso e bloccano il Consiglio europeo.
Dai due leader ultraconservatori è arrivato nella serata di giovedì un deciso ‘no’ al Patto sui migranti formulato dalla Commissione: il duo sovranista infatti chiede di rivedere le regole, in particolare nelle parti che prevedono la ricollocazione obbligatoria o una compensazione economica a carico dei Paesi che si oppongono all’accoglienza dei migranti.
Si va dunque allo stallo, con la discussione rinviata alla giornata odierna, ultima per i lavori al Consiglio europeo.
Che si stia per andare allo scontro è chiaro quando nel tardo pomeriggio di giovedì il Consiglio mette sul tavolo il capitolo migrazione. Orban e Morawiecki ribadiscono la loro proposta di emendare le conclusioni del summit. “Il Consiglio europeo conferma che, nel contesto delle misure di solidarietà che sono ugualmente valide, il ricollocamento e il reinsediamento saranno su base volontaria“: questa la posizione dei due Paesi che però, in questo modo, minano alla base il concetto di solidarietà obbligatoria che regge il Patto sui migranti.
Le posizioni tra i 25 e i due Paesi dell’Est sono evidentemente incompatibile. Varsavia in particolare si oppone all’accordo già raggiunto dai ministri dell’Interno Ue sul sistema che prevede l’obbligo di pagare 20 mila euro a migrante per chi si rifiuta di accoglierli. Al tavolo il premier Morawiecki porta una contro-proposta che smonta totalmente il piano su cui aveva mediato la presidente del Parlamento Roberta Metsola: “Europa delle frontiere”. Nei fatti, come riassume La Stampa, prevede due grandi ‘no’: all’immigrazione clandestina e all’imposizione di sanzioni pecuniarie o sanzioni varie per chi si rifiuta di partecipare alla ridistribuzione.
Polonia che ottiene la sponda ungherese nel voler tornare all’unanimità nelle decisioni: i due leader ultraconservatori considerano “illegale” l’intesa raggiunta in sede europea sul Patto sui migranti perché raggiunta a maggioranza qualificata, con il voto contrario di Polonia e Ungheria (e l’astensione di altri quattro Paesi). La delegazione polacca, sostenuta da quella ungherese guidata da Orban, ha insistito per chiedere di “tornare all’unanimità” sulle decisioni relative alle politiche di asilo e immigrazione.
La discussione termina dopo l’una di notte, quando i leader Ue decidono di non adottare le conclusioni per la parte che riguarda la migrazione e rimandare il confronto su questo tema alla giornata odierna, a questo punto decisiva.