‘No’ di Polonia e Ungheria al patto sui migranti, fallisce la mediazione di Meloni con gli alleati sovranisti: cortocircuito nell’estrema destra Ue
Esteri - di Carmine Di Niro
La mediazione di Giorgia Meloni con gli amici sovranisti Viktor Orban e Mateusz Morawiecki, presidenti di Ungheria e Polonia, si rivela un flop: il patto sui migranti salta e il Coniglio europeo di Bruxelles si chiude senza una posizione condivisa dei 27 Paesi membri sul tema dei migranti.
La due giorni si è chiusa senza l’approvazione del paragrafo delle conclusioni “consensuali”, sostituite da quelle del presidente del Consiglio Charles Michel.
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Colpa dei ‘no’ di Budapest e Varsavia al patto sui migranti messo a punto l’8 giugno scorso in Lussemburgo: i due Paesi guidati da governi conservatori e populisti volevano infatti ottenere la revisione delle regole, in particolare nelle parti che prevedono la ricollocazione obbligatoria o una compensazione economica (20mila euro per ogni migrante non ricollocato) a carico dei Paesi che si oppongono all’accoglienza dei migranti.
Nel mirino anche la questione della “unanimità” nelle decisioni europee: Orban e Morawiecki si sono scagliati contro l’intesa raggiunta in sede europea sul Patto sui migranti, considerata “illegale” in quanto raggiunta a maggioranza qualificata, con il voto contrario di Polonia e Ungheria (e l’astensione di altri quattro Paesi).
Pur votando con i restanti 24 Paesi a favore del patto, Meloni in un punto stampa ha difeso le posizioni degli alleati sovranisti dell’Est. “Non sono delusa mai da chi difende i propri interessi nazionali – ha detto la premier riferendosi a a Orban e Morawiecki – La loro posizione non riguarda la dimensione esterna che è la priorità italiana ed è l’unione modo per affrontare la migrazione mettendo d’accordo tutti”.
Secondo Meloni “la questione che pongono polacchi e ungheresi non è peregrina, sono probabilmente i due paesi che si stanno occupando più di profughi ucraini, lo fanno con risorse Ue che non sono sufficienti“, ha spiegato Meloni confermando che mercoledì sarà a Varsavia proprio per un vertice col premier polacco Morawiecki.
Quest’ultimo a sua volta ha spiegato di “non avere riserve nei confronti della mia amica Giorgia e sono soddisfatto del ruolo che ha svolto perché ha sempre cercato di trovare un compromesso” ma “abbiamo convenuto sul fatto di non essere d’accordo sul tema dell’immigrazione: lo siamo su tutto il resto”. Al tavolo delle trattative europee il premier polacco aveva portato una contro-proposta che smontava totalmente il piano approvato lo scorso 8 giugno: “Europa delle frontiere”. Nei fatti, come riassume La Stampa, prevede due grandi ‘no’: all’immigrazione clandestina e all’imposizione di sanzioni pecuniarie o sanzioni varie per chi si rifiuta di partecipare alla ridistribuzione.
In ogni caso, a sorpresa, Meloni ha parlato di un vertice soddisfacente. “Sono molto soddisfatta dei risultati di questo Consiglio europeo”, ha spiegato la presidente del Consiglio nel punto stampa, sottolineando come “le questioni centrali che l’Italia ha posto in questi mesi” siano “oggi una realtà: parlo di immigrazione e di concentrare l’attenzione europea sulla dimensione esterna, questione che era impensabile fino a qualche mese fa e che oggi è sostanzialmente condivisa da tutti“.
“Continuiamo a lavorare perché si possa finalmente affrontare questo tema” dell’immigrazione “in maniera strutturale“ e non “scaricando il problema sul proprio vicino. Per questo, per me, la questione del Patto di immigrazione e asilo è secondaria in questo dibattito“. “Io non chiedo i ricollocamenti, non sono la mia priorità. Io chiedo, insieme, di fermare l’immigrazione illegale a monte e di farlo con un partenariato strategico con i paesi africani, che è utile anche per l’Africa“, ha aggiunto Meloni.