X

La scuola di Valditara fa acqua da tutte le parti, il ministro lo sa?

La scuola di Valditara fa acqua da tutte le parti, il ministro lo sa?

Non è soltanto che i problemi della scuola sono altri: è soprattutto che non ha senso prendere un caso di pur gravissima intemperanza e farne il segno dell’ennesima emergenza nazionale costruendoci intorno la puntuale guarnigione sanzionatoria, il dispositivo pre-penalistico che educa i figliuoli della Nazione ai salutari rigori dell’istruzione anni Cinquanta (ma milleottocentocinquanta, perché nel secondo dopoguerra già pericolosamente ci si avviava a farne dei giovinastri senza rispetto).

O per meglio dire tutto questo un senso ce l’ha: ridurre l’azione pubblica a un interventismo di semplificazione trash in un settore complessivamente devastato, con il ministro “dell’Istruzione e del Merito” che passa in rassegna le architetture cariate delle strutture scolastiche meno finanziate d’Europa, e vabbè, ma finalmente capaci di sfoggiare disciplinate scolaresche rimesse in riga dal debito per il 6 in condotta e dalla prospettiva della bocciatura per i più monelli.

Attenzione. Nessuno nega che sia cosa magari anche buona “contribuire ad affermare l’autorevolezza dei docenti” (altro obiettivo delle lungimiranze governative), ma davvero non la affermi in quel modo, giusto come il secondino non diventa più autorevole perché gli appendi il randello alla cintola o gli dai il potere di mettere in isolamento chi sgarra troppo. Sbaglieremo, per carità, ma anche qui sembra che scatti l’eterno riflesso del legislatore inefficace, quello con la testa governata dal convincimento che una norma funzioni non già per la ragionata propensione a rispettarla bensì per la paura di sottrarvisi. E forse – la buttiamo lì – chi ha un atteggiamento irrispettoso col professore dovrebbe essere condannato a studiare di più e meglio piuttosto che a saltare l’anno o alle “attività di cittadinanza solidale” cui semmai dovrebbero essere dedicati tutti, e non per “punizione”.

Così come fa semplicemente ridere che le misure immaginate dal governo si prestino (il comunicato del ministero dice proprio così, serio serio) a “riportare serenità nelle nostre scuole”, tipo circolare dopo un’alluvione o un attentato terroristico: salvo credere, appunto, che il problema della scuola sia quello, il bullismo, e non un’organizzazione che fa acqua da tutte le parti per pluridecennali mancanze di investimenti, difetti cui non si rimedia trasformando i consigli di classe in altrettante procure della Repubblica.