Uno show di inaugurazione dell’estate al Maxxi, il museo del XXI secolo di Roma guidato da Alessandro Giuli, giornalista e scrittore piazzato alla Fondazione lo scorso novembre dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che sta provocando un vespaio di polemiche.
Colpa del solito, irrequieto, Vittorio Sgarbi. Il sottosegretario alla Cultura era l’ospite di grido della serata tenuta lo scorso 21 giugno, assieme al cantante Morgan, con cui i rapporti sono da tempo all’insegna della complicità.
Il problema sono stati i commenti del critico d’arte, talmente forti da scatenare una protesta dei dipendenti del Museo e da costringere il Maxxi a tagliare alcuni passaggi dalla diretta pubblicata sul canale YouTube, ma rimasti tra i reel di Sgarbi su Instagram.
Si va da un personalissimo ricordo di Silvio Berlusconi che “aveva una predilezione per questo Apicella, poi condannato per storie di f… Non si capisce poi perché uno che suona viene condannato, non si capisce perché. Ma i magistrati vanno così: Apicella suona, suonava: condannato perché l’ha pagato. Caz.., sarò pagato non perché sto con la f…, ma perché… processi insopportabili”, ad una telefonata ricevuta mentre è sul palco in cui ricopre di insulti il suo interlocutore a suon di “cogl…, testa di c…”.
Spazio anche a un secondo aneddoto su Berlusconi, che gli avrebbe rivelato di aver avuto meno di 100 donne, “una tragedia“. “Io però – ha precisato Sgarbi sul palco – ho fatto una ricerca, e sembra che il campione del mondo sia un altro statista insigne che non ha avuto inchieste, Fidel Castro: 35mila. Viva il comunismo”.
Quindi una digressione sulle parti anatomiche maschili: “Abbiamo invitato Houellebecq, aveva malattie. E mi ha detto: “Ci sono momenti della vita in cui abbiamo un solo organo: il ca…. E il ca… è un organo di conoscenza, di penetrazione, serve a capire. Dopo i 60 anni scopri altri organi, il colon, il pancreas, la prostata”. Anche io non sapevo cosa ca… fosse la prostata. A 67 anni improvvisamente la scopri, e devi fare i conti con questa tro…, put…. Il ca… se ne va, e arriva la prostata”.
Troppo per i dipendenti del Maxxi che si sono rivolti al presidente della Fondazione, Giuli, con una lettera riservata per chiedergli di tutelare la dignità del museo delle arti del XXI secolo. A firmarla, rivela Repubblica, 43 dei 49 dipendenti registrati in pianta organica, una quarantina dei quali donne. Giuli, spiegano gli stessi dipendenti contattati dall’agenzia Ansa, non è in discussione: la lettera aveva l’obiettivo però di condividere l’inopportunità dei contenuti della serata.
Scontate le polemiche della politica. “Che vergogna. Altro che cultura di destra. Peccato, pensavo Giuli fosse una persona educata. Povera Patria”, twitta il leader di Azione, Carlo Calenda. Il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli chiede invece le dimissioni di Sgarbi: “Se questa è ‘cultura’: insulti, machismo e violenza verbale al Maxxi. Non si può accettare da nessuno, men che meno da chi rappresenta le istituzioni italiane. Sgarbi si vergogni e si dimetta subito. Presidente Meloni ha nulla da dire?”.
Parlano di “gravi e volgari battutacce sessiste pronunciate da Sgarbi” componenti delle commissioni Cultura di Camera e Senato del Partito Democratico, che sottolineano anche di una “ancora più grave reazione di Alessandro Giuli che, – a quanto riferisce la stampa – di fronte alla garbata e riservata lettera di protesta di 49 dipendenti, una quarantina dei quali donne, ha pensato bene di usare toni intimidatori nel corso di incontri singoli che si sono svolti nel corso di una giornata. Chiediamo al ministro Sangiuliano di venire a riferire in Aula“.
Di dimettersi Sgarbi ovviamente non ha alcuna intenzione. “Come mai se ne vengono fuori 10 giorni dopo?”, dice il sottosegretario e critico d’arte al Corriere della Sera. “Questa serata c’è stata 10 giorni fa: io rispondevo semplicemente a delle domande di Morgan. Glielo spiego io: siccome Giuli è di destra, questi signori radical chic ne hanno approfittato per strumentalizzare questa cosa“.