Bilancio fallimentare
Governo Meloni e gli insuccessi: 9 mesi di fallimenti
A 9 mesi dal trionfo elettorale i risultati sono a zero. E le promesse della campagna elettorale? Sbarchi da bloccare, flat tax, giustizia?
Politica - di Piero Sansonetti
Sono passati più di nove mesi da quel 25 settembre del 2022 che diede alla destra una vittoria elettorale piena (anche se con un numero di voti inferiori a quello dei voti raccolti dalle opposizioni) e pose le basi per il primo governo di destra-destra della storia della repubblica. Fino a quella domenica di fine estate il paese era stato sempre governato da governi centristi con varie sfumature, se si esclude l’unico governo che possa davvero essere considerato di sinistra: l’Andreotti IV, che era un monocolore dc ma che con l’appoggio e la guida del Pci realizzò il più incredibile e rivoluzionario pacchetto di riforme mai realizzato in Italia.
Bene, nove mesi non sono più una premessa. In nove mesi, tanto per riferirci ancora a quel governo andreottiano di sinistra, e nonostante le enormi difficoltà determinate dalla lotta armata (quasi tre di quei mesi passarono travolti dalla crisi del sequestro-Moro) la politica italiana aveva realizzato la riforma sanitaria (la prima grande riforma sanitaria d’Occidente) la riforma psichiatrica (la prima grande riforma psichiatrica di Occidente) l’equo canone (la prima e unica riforma del diritto all’abitazione d’Occidente) i patti agrari, l’aborto, il fisco.
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Il governo Meloni, a dire la verità, non si è sintonizzato su quella lunghezza. Oggi mostra grande euforismo perché i dati sull’occupazione sono buoni. Sostiene che l’aumento dell’occupazione è il frutto della riforma del lavoro realizzata nel pomeriggio di venerdì scorso, e che consiste sostanzialmente nella abrogazione del reddito di cittadinanza e dunque nell’aumento del numero dei poveri. Ora però, capite bene, anche senza ricorrere a un economista, stabilire che il miglioramento dell’occupazione ottenuto dall’aprile del ‘22 all’aprile del ‘23 sia stato provocato da una legge del giugno del 23 è cosa ardua (persino per un governo che controlla praticamente tutto il sistema dell’Informazione (tranne questo giornale e poco altro…).
E’ più probabile che sia il prodotto di meccanismi dell’economia indipendenti dall’azione del governo. (O se proprio bisogna dire che sono il frutto di una politica governativa bisogna risalire al governo Draghi). Ma la questione non è quella di discutere su di chi sia il merito. Casomai – come fa Cesare Damiano su questo giornale – si tratta di capire come l’occupazione aumenti ma aumenti anche la povertà. E dunque per la prima volta nell’ultimo mezzo secolo un aumento dei posti di lavoro non risolva la questione sociale ma anzi accompagni un suo aggravamento.
Comunque, ora facciamo un bilancio, politologico. Senza ideologia e senza moralismi. Il centrodestra aveva promesso in campagna elettorale: di azzerare o comunque ridurre al minimo il numero degli sbarchi di immigrati; di togliere le accise sulla benzina; di varare la Flat tax al 15 per cento; di riformare la giustizia separando le carriere dei magistrati e introducendo la responsabilità civile; di ridare all’Italia un ruolo prestigioso in Europa e svariate altre cose che non sto qui ad elencare. Nessuna di queste promesse è stata mantenuta. Nessuna. E’ un record.
Le due promesse più fruttuose sul piano elettorale erano quella sugli sbarchi e quella sulla Flat Tax. Bene. La Flat Tax è andata a finire come tutte le persone di buonsenso sapevano. Nel dimenticatoio. Dimezzare le tasse del ceto medio alto, e quasi far scomparire le tasse dei ricchi, avrebbe significato la fine dello Stato. La Flat Tax fa parte del capitolo “imbrogli elettorali”. Ma sugli sbarchi il governo non ha subito una battuta d’arresto, ha subito dieci Caporetto. Anni di propaganda salviniana (“li fermo io, li fermo io, blocco Rachete…”) anni di grida meloniane (“se governiamo noi facciamo il blocco navale e non entra più nessuno”)… Beh, col governo di destra destra gli sbarchi sono più o meno triplicati (io penso che sia un bene, intendiamoci: ma Meloni, Salvini e i loro elettori non lo pensano). Loro pensavano che bastasse lasciare affondare un po’di barche dei profughi, bloccare le Ong e quindi i salvataggi, aumentare il numero dei morti, e “gli invasori” si sarebbero fermati.
Il numero dei morti l’hanno aumentato eccome. Tentando in tutti i modi di strappare lo scettro alla Grecia (impresa impossibile). Ma gli sbarchi sono cresciuti. Non avevano chiara la questione. Quelli fuggono per ragioni di vita o di morte. Non sono come i turisti a Courmayeur che se c’è un temporale grosso cambiano vacanza. E vaglielo a far capire! Ora forse lo hanno capito, e non sanno più dove mettere le mani, anche perché ogni volta che si affacciano in Europa beccano uno schiaffone. Dai socialisti tedeschi o dai fascisti ungheresi, è la stessa cosa. Eppure i sondaggi vanno su. O comunque non scendono. Anche perché l’opposizione dorme. Chi va giù giù è l’Italia. Povera “Nazione…”