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Al governo tutto benissimo, Meloni ottimista su ogni dossier: ma Salvini spacca la destra e il Pnrr balla

Al governo tutto benissimo, Meloni ottimista su ogni dossier: ma Salvini spacca la destra e il Pnrr balla

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è attesa a una settimana fittissima, per certi versi ad alta tensione. Da domani riprende alla Camera l’esame della proposta di legge sulla maternità surrogata reato universale ed è calendarizzata la discussione sul Mes, mercoledì al Senato l’informativa della ministra Daniela Santanchè sul caso della sua azienda, a seguire il viaggio a Varsavia da presidente dell’Ecr per ammorbidire la posizione della Polonia sul dossier migranti. Il segretario della Lega Matteo Salvini ha poi appena proposto un accordo, sigillato con un patto scritto, in vista delle prossime elezioni europee del 2024 – alle quali si voterà con il proporzionale. Una proposta che ha stupito e agitato la maggioranza di centrodestra. Ma il salario minimo non convince la premier, la ratifica del Mes può attendere e il caso Santanchè e il Pnrr non la preoccupano. Ed è convinta: l’Unione sui migranti avrebbe cambiato passo. Nessun problema insomma, tutto benissimo a Palazzo Chigi.

La premier ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere della Sera sui temi di questi giorni. Oggi è attesa ad Assolombarda. La Presidente dissimula ogni reazione sulle parole di Salvini. Fratelli d’Italia è stabilmente primo partito in Italia, egemone nel centrodestra orfano anche di Silvio Berlusconi, in vetta ai sondaggi senza scrolloni sostanziali, ben staccato dal Partito Democratico. L’appuntamento dell’anno prossimo è importantissimo per la premier ed Fdi. “Cresce la consapevolezza che l’accordo innaturale tra popolari e socialisti non sia più adeguato alle sfide che l’Europa sta affrontando. Da qui al 9 giugno 2024 ci saranno elezioni nazionali importanti”.

Nessuna delusione per la decisione dei partner europei conservatori, Ungheria e Polonia, che al Consiglio d’Europa si sono rifiutati di sottoscrivere qualsiasi documento conclusivo al patto sulla riforma del regolamento di Dublino, la norma europea sulla gestione di migranti e richiedenti asilo. Il tentativo di mediazione con Morawiecki e Orbán della premier è fallito. “Soprattutto la Polonia, ma anche l’Ungheria, hanno accolto milioni di profughi ucraini ricevendo dalla Ue contributi inferiori al necessario. Di contro, secondo l’accordo dell’8 giugno, sarebbero tenute a versare 20 mila euro per ogni migrante anche irregolare non ricollocato. Il tutto, aggravato dal blocco degli stanziamenti per i loro Pnrr nazionali. La loro rigidità è comprensibile e io ho sempre grande rispetto per chi difende i propri interessi nazionali. Si può superare ricostruendo un rapporto di fiducia e in questo senso cerco di dare il mio contributo”.

Budapest e Varsavia sono riluttanti però soprattutto per quanto riguarda i flussi migratori da Africa e Medio Oriente. Una spaccatura negata da Meloni: “Nel Consiglio ciascuno rappresenta gli interessi della propria Nazione, capita che non corrispondano e ognuno fa bene a difendere i suoi”, “come ha detto il primo ministro polacco Morawiecki: ‘siamo d’accordo di non essere d’accordo su questa questione marginale’“. La premier chiarisce tuttavia la sua posizione. “Il Patto si occupa di gestire gli arrivi quando avvengono, la mia priorità invece è fermare i flussi illegali prima che partano e stroncare il traffico di esseri umani”.

La premier si inserisce in pieno nelle posizioni telecomandate della destra nel dibattito in Francia sull’uccisione da parte dell’agente di polizia che ha sparato e ucciso un ragazzo di 17 anni a Nanterre. Neanche una parola sull’omicidio, non una parola di solidarietà per la famiglia di Nahel M. Il punto è sempre quello, lo stesso: “Soltanto un’immigrazione gestita e regolare può generare integrazione. L’alternativa è la separazione e la radicalizzazione delle terze e quarte generazioni”. Come se gli scontri e le proteste anche violente, certo esecrabili, non fossero scaturiti da un’uccisione ma da una presunta radicalizzazione.

A posto tutto anche per quanto riguarda il Pnrr: ma la Commissione non ha sbloccato la terza tranche e i termini dei 27 obiettivi della quarta sono scaduti. Meloni si dice comunque ottimista, “soprattutto se smettiamo di fare allarmismo su una questione strategica per la nazione intera e che, nella migliore tradizione dei Tafazzi d’Italia, viene strumentalizzata per attaccare il governo”. La colpa poi, “senza fare polemica”, a dirla tutta, sarebbe dei governi precedenti, perché “non posso fare a meno di notare che se il lavoro certosino che stiamo facendo adesso, senza alcuna tensione con la Commissione, fosse stato fatto a monte quando i progetti sono stati presentati, avremmo potuto risparmiare molto tempo”. E però Meloni si intesta i dati positivi dell’occupazione, mica un merito dei passati governi quanto piuttosto della riforma del lavoro realizzata appena venerdì scorso, evidentemente.

Per quanto riguarda la richiesta di sospensiva di quattro mesi del Mes, secondo la premier si deve procedere con la modifica del Patto di Stabilità e il completamento dell’Unione bancaria. “Chi oggi chiede la ratifica non sta facendo l’interesse italiano”. Facile: chi non condivide la scelta del governo è contro l’Italia. Come scriveva in un editoriale il direttore Piero Sansonetti: “Il centrodestra aveva promesso in campagna elettorale: di azzerare o comunque ridurre al minimo il numero degli sbarchi di immigrati; di togliere le accise sulla benzina; di varare la Flat tax al 15 per cento; di riformare la giustizia separando le carriere dei magistrati e introducendo la responsabilità civile; di ridare all’Italia un ruolo prestigioso in Europa e svariate altre cose che non sto qui ad elencare. Nessuna di queste promesse è stata mantenuta. Nessuna. È un record”.