La protesta sulla pista
Attivisti per il clima irrompono ai Diamond League, falsati i 400 m: a Stoccolma hanno perso tutti
Scena assurda in Svezia. Poco prima del fotofinish la protesta sulla pista. La gara non è stata annullata né ripetuta. Una sconfitta per atleti, organizzazione e attivisti
Ambiente - di Antonio Lamorte
Gara falsata, indignazione da una parte all’altra del mondo. E nessuno che parla di clima, e nessuno che parla di riscaldamento globale. Alla Diamond League in corso a Stoccolma, in Svezia, si è verificata una protesta di attivisti ambientali che ha avuto dell’incredibile, dell’assurdo. Un gruppo è entrato sulla pista di atletica durante una gara con uno striscione e ha interferito nella competizione. La gara però non è stata ripetuta né annullata nonostante la macroscopica intromissione. È un sconfitta per tutti.
La Diamond League è una serie di meeting internazionali di atletica leggera organizzata annualmente dalla World Athletics a partire dal 2010. La gara in questione era quella dei 400 metri a ostacoli. Quando la telecamera si è spostata per seguire sullo sprint finale, a una decina di metri dal traguardo, è spuntato il gruppo di manifestanti. A tagliare per primo il traguardo è stato il norvegese Karsten Warholm, seguito da Kyron McMaster (British Virgin Islands) e Rasmus Magi (Estonia). L’italiano, di Napoli, Alessandro Sibilio, stava conducendo la sua gara proiettato presumibilmente ai primi posti, con molte probabilità sul podio, quando si è trovato lo striscione degli attivisti per il clima sulla corsa e ha dovuto rallentare.
“A 10 metri dal traguardo è apparso questo striscione: per quando riguarda la mia gara – ha detto – , non è andata bene poi verso il finale mi sono quasi fermato perché mi sono fatto male”. Warholm era nettamente in vantaggio, sulla sua corsia non aveva intoppi. Le altre prime posizioni erano tutte aperte. Esporre sulla corsa degli atleti una banda di quel tipo poteva risultare anche pericoloso per gli atleti. La gara però non è stata ripetuta, un pessimo spot per l’organizzazione e per la sicurezza. Come se difatti la protesta non si sia verificata.
A Stoccolma hanno perso tutti. L’organizzazione, per le condizioni di sicurezza inesistenti – e se gli attivisti che in Italia dileggiano chiamandoli “eco-terroristi” fossero stati davvero terroristi? Gli atleti, per la gara falsata. Gli attivisti, la cui protesta è stata raccontata nuovamente come un capriccio più che come un’azione di impegno civile davvero urgente.