Apparso emaciato e stanco
Il caso Saakashvili, l’ex presidente georgiano riappare in tribunale e Zelensky accusa: “I russi lo stanno uccidendo”
Esteri - di Rossella Grasso
La storia di Mikheil Saakashvili, presidente della Georgia dal 2004 al 2013, è diventa un simbolo, una delle costole della guerra che si combatte tra russi e ucraini. Una storia assai intricata che vede al centro la figura sempre più emaciata di Saakashvili, arrestato a Tblisi per una condanna a sei anni per abuso di potere. Per le sue drammatiche condizioni di salute, sarebbe anche stato trasferito in una clinica da circa un anno. Ma ogni volta che ricompare la sua immagine da qualche parte risulta sempre più emaciato, irriconoscibile. Basti pensare che al momento dell’arresto, nel 2021, pesava 116 chili. Lo scorso febbraio ne pesava meno di 60. Nella sua ultima recente apparizione, probabilmente, ne pesava ancora meno.
Proprio questa ultima apparizione in video in tribunale ha scatenato la reazione di Kiev: Saakashvil è apparso in condizioni troppo disumane. Zelensky ha puntato subito il dito contro la Russia e senza mezzi termini ha detto: ““In questo momento, la Russia sta uccidendo un cittadino ucraino per mano delle autorità georgiane”. Al termine del mandato presidenziale, infatti, Saakashvili aveva lasciato la Georgia per riparare in Ucraina dove il vecchio comèagno di unioversità Petro Poroshenko lo aveva nominato anche governatore di Odessa. Fu lui stesso a strappargli il passaporto dopo una serie di dissidi che invece Zelensky gli restituì.
Saakashvili rappresenta il promotore dell’integrazione euroatlantica e da sempre reputa la sua detenzione motivata da una volontà russa di influenzare la Georgia. Secondo l’ex presidente e i suoi sostenitori, sarebbe stata la Russia a ordinare il suo arresto e addirittura ad avvelenarlo con metalli pesanti mentre era in carcere. Tuttavia si tratta di supposizioni a sostegno delle quali non c’è nessuna prova. Però il peso del personaggio e della sua storia smuovono Zelensky e non è la prima volta che succede: “Chiedo ancora una volta alle autorità georgiane di consegnare il cittadino ucraino Mikheil Saakashvili all’Ucraina per le cure necessarie. E invito i nostri partner ad affrontare, non ignorare, questa situazione e di salvare questa persona. Nessun governo in Europa ha il diritto di giustiziare le persone: la vita è un valore europeo fondamentale”, ha concluso il presidente ucraino.
Il presidente del partito al governo, Sogno Georgiano, ha definito le parole di Zelensky “un insulto”. Ma, ha aggiunto, “desideriamo rimanere amici dell’Ucraina, anche unilateralmente, perché il Paese è in guerra”. Ma i rapporti tra le due nazioni restano tese. La Georgia sarebbe rimasta neutrale e non avrebbe introdotto sanzioni bilaterali nei confronti della Russia, né ha fornito aiuti militari all’Ucraina: una pasizione che a qualcuno sarebbe risultata fin troppo vicina alla Russia.
Qualche settimana fa la presidente Salomè Zourabichvili, eletta con i voti di Georgian Dream come candidato indipendente ed estremamente rispettata nelle cancellerie occidentali, si è espressa sul suo potere di grazia nei confronti di Saakashvili. In un’intervista a France Info ha dichiarato: “Quando si parla di Europa e di criteri europei, non si può nemmeno difendere l’impunità dei politici. […] Gran parte della popolazione georgiana ritiene che [Saakashvili] abbia delle responsabilità di cui deve rendere conto. E questo è stato il parere della giustizia. Un’altra questione è quella del trattamento che va assicurato a un ex capo di Stato. […] Personalmente sono favorevole a trovare una soluzione di compromesso che tenga conto del fatto che è stato presidente […]. Non si tratta di dire che bisogna concedergli la grazia, ma di trattarlo in conformità con quello che rappresenta per l’immagine del Paese, perché all’estero [Saakashvili] è considerato come colui che ha avviato la Georgia sulla strada delle riforme, e questo è qualcosa che rimane”.