Il lutto nella musica
E’ morto Marcello Colasurdo, pilastro della musica napoletana: addio alla voce dei gruppi operai
Spettacoli - di Rossella Grasso
Grave lutto nel mondo della musica napoletana. Si è spento Marcello Colasurdo, il re della tammurriata, voce storica de I Zezi, storico gruppo musicale operaio formatosi verso la metà degli anni settanta nelle fabbriche della provincia di Napoli con l’intento, espresso più volte dai suoi fondatori, di comporre una visione della musica popolare diversa da quella della “classe borghese”. Colasurdo si è spento a 68 anni. Se ne va un pezzo di storia della musica napoletana che ha ispirato generazioni di musicisti e fatto ballare al suon di tammorra persone in tutto il mondo.
“Adesso alzate le vostre tammorre nell’alto dei cieli e suonate per me! Io da lì continuerò a suonare per voi nei cerchi della Terra e dei Campi Elisi. Grazie a tutti per l’amore che mi avete dato. (Scritto da altra persona rispecchiando il suo pensiero)”, è comparso sul suo profilo social. E così la notizia della sua morte si è diffusa scatenando migliaia di messaggi di cordoglio sui social. La figura di Marcello Colasurdo è stata fondamentale per il mondo dello spettacolo e, nel dibattito politico e dei diritti. “Meglio ‘na tammurriata ka na guerra”, ripeteva come un mantra. La sua casa a Pomigliano d’Arco, provincia di Napoli, era una summa di ricordi e battaglie, strumenti musicali e spartiti che raccontavano una vita intera.
Non è chiaro quali siano state la cause della sua morte ma già da tempo l’artista era molto malato. Era costretto alla sedia a rotelle, gli erano state amputate le gambe in seguito a gravissimi problemi di salute che non avevano lasciato altra possibilità ai medici. Nel settembre 2022 aveva raccontato in un post su Facebook anche di aver perso la vista, momentaneamente, a seguito di una caduta e dopo aver riportato un trauma cranico. A novembre 2022 era partita una campagna di solidarietà per supportare l’’artista malato e in difficoltà economiche. Molti personaggi della politica e del mondo dello spettacolo invocarono per lui il vitalizio garantito dallo Stato per la legge Bacchelli. Richiesta supportata anche dal Comune di Pomigliano d’Arco dove risiedeva. Lo Stato aveva dimenticato Colasurdo che aveva nobilitato la musica tradizionale napoletana e ne aveva fatto strumento di lotta politica e riflessione. Non è chiaro se poi quel vitalizio gli arrivò mai.
Nato a Campobasso nel 1955, già da bambino si trasferì a Pomiglianon d’Arco, nel 1974 collaborò alla formazione de i Zezi. Un gruppo di operai, artigiani e studenti si unirono per dare vita al primo nucleo del gruppo. Fin dall’inizio lo scopo del gruppo è quello di aggregare esperienze e vissuti dell’entroterra napoletano intorno ad un progetto comune di riscatto sociale attraverso le arti. Nell’entroterra del napoletano, e in particolare a Pomigliano d’Arco, infatti secondo il gruppo, si condensano tutti i paradossi creati dalla forzata industrializzazione delle culture contadine ivi presenti. Il culmine di questo paradosso è rappresentato dalla “fabbrica”, ovvero dalla ormai storica Alfasud di Pomigliano, simbolo delle promesse di un rilancio socioeconomico del Mezzogiorno. Ed è così che inizia questa straordinaria avventura.
Colasurdo dal 1996 è leader dei ´Marcello Colasurdo Paranza’ e nel 2000 realizzò il disco «Aneme perze» con gli Spaccanapoli per l’etichetta Real Word di Peter Gabriel. Numerose le sue collaborazioni dal vivo o in studio con i rappresentanti della musica popolare (o ad essa collegati) italiana, dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare ad Enrico Capuano ai Modena City Ramblers; dagli Almamegretta ai 99 Posse; dalla Orchestra Popolare Campana a Daniele Sepe.Colasurdo è stato anche attore, lavorando per registi come Federico Fellini, Antonietta de Lillo, Antonio Capuano e John Turturro al cinema, e Mario Martone al teatro.
Appena saputa la notizia della sua scomparsa, sui social si sono moltiplicati i messaggi di dolore che raccontano un uomo che è stato un punto di riferimento per una intera comunità. “Maestro, quando t’incontrai ero piccola. Mi accarezzasti e iniziasti a cantare proprio mentre ti ero in braccio, guardandomi e difendendomi. Diventasti la Madre, quella di cui ogni volta cantavi il pianto e le lodi quando la incontravamo. A te il mio saluto immenso di gratitudine. Marcello Colasurdo ci ha salutati. Sia nella pace eterna”, ha scritto su Facebook Daniela Lourdes Falanga. “Addio al grande Marcello Colasurdo. Ci lascia un pezzo di storia di cultura e tradizione popolare. Sempre contro ogni forma di violenza e discriminazione. Grazie Marcello”, scrive ancora Pride Vesuvio Rainbow.
“Ci lascia, Marcello Colasurdo, la voce del Vesuvio – ha scritto Daniele Sanzone – popolare, sanguigna, verace, tellurica, essenza di un suono primordiale. Anima meravigliosa e artista irripetibile. È stato un onore conoscerti e condividere palchi e dischi Maestro. Mi mancheranno le nostre chiamate, fortunatamente ogni volta che ci sentivamo ci ripetevano sempre il bene che ci vogliamo. Per sempre nel mio cuore”. “Buon viaggio Marcello Colasurdo, in paradiso ti aspettano con la tamorra. Sei stato un grande artista un vero Compagno!”. “Caro Marcello grazie per tutto ciò che ci hai donato e ci hai lasciato in eredità. Mai più nessuno come te. Danzare sulla tua voce scaturita dalla tua anima bella, è stato un onore. E come dicevi sempre tu ‘megl’ na tammurriata che na ‘uerra’. Vola alto da Mamma Schiavona”.