L’allargamento dell’Unione Europea, l’Ucraina, le alleanze in vista delle elezioni europee del 2024, e migranti. Soprattutto la questione migratoria al centro dell’incontro bilaterale della Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni con il Presidente del consiglio della Polonia Mateusz Morawiecki. Si pensava a un chiarimento, evidentemente, il vertice tra i due presidenti a Varsavia dopo il veto di Polonia e Ungheria sull’accordo del Nuovo Patto sulle Migrazioni e l’Asilo. A quanto pare no: considerate le parole nel punto stampa dei due dal quale non si scorge alcun cenno di divisione.
“Non mi potrei mai lamentare di chi difende gli interessi nazionali, sono ammirata di come Morawiecki dimostra forza nel difendere l’interesse della Polonia ma non c’è divisione perché lavoriamo su come fermare la migrazione illegale, non su come gestirla”, ha detto la premier. “Finché l’Europa pensa di risolvere il problema discutendo su come gestire i migranti quando arrivano sul territorio europeo, non troverà mai soluzioni reali, perché gli interessi delle nostre nazioni, anche banalmente per ragioni geografiche, sono diversi. Quello che mette insieme gli interessi di tutti gli Stati membri è fermare l’immigrazione illegale prima che arrivi da noi, con un lavoro completamente diverso che va fatto con l’Africa, di cooperazione non predatoria, di sostegno a quelle nazioni che a loro volta molto spesso sono vittime della tratta degli esseri umani, dei trafficanti della mafia del terzo millennio”.
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Meloni ha detto di capire “perfettamente” la posizione polacca in tema di Patto di migrazione e asilo, “a maggior ragione per nazioni che più di tutte si stanno caricando il peso dei profughi ucraini senza vedere riconosciuto adeguatamente dall’Europa il sacrificio che stanno facendo. Nella totalità o quasi totalità delle questioni che ci troviamo ad affrontare nei Consigli europei con Morawiecki, basta uno sguardo per sapere che abbiamo una posizione condivisa su tante materie che ci coinvolgono, in un tempo di crisi in cui dobbiamo essere all’altezza della storia che ci sta chiamando”.
Morawiecki ha annunciato un referendum affinché “i polacchi possano dare il loro parere sull’immigrazione irregolare, su chi è il padrone: l’Ue o un Paese sovrano. La priorità dell’Ue dovrebbe essere la sicurezza dei Paesi, se non controlliamo la migrazione irregolare rischiamo di vedere nelle nostre strade quello che vediamo ora in altri Stati membri”, ha aggiunto il presidente polacco facendo riferimento agli scontri dilagati dalle banlieue di Parigi a tutta la Francia, a seguito dell’uccisione da parte di un agente di polizia del 17enne Nahel M. Anche lì: tutta colpa dell’immigrazione.
La stessa premier italiana d’altronde, in un’intervista a Il Corriere della Sera, aveva espresso solidarietà per i saccheggiamenti e i danneggiamenti ma non una parola per la famiglia della giovane vittima e per una comunità che si sente discriminata. Meloni si è detta favorevole all’allargamento dell’Ue ai Balcani occidentali, all’Ucraina e alla Moldova, anche se “a me non piace chiamarlo allargamento, ma riunificazione, perché non considero l’Ue un club in cui siamo noi a decidere chi ne fa parte e chi no. L’Europa è una civiltà ed è la storia a decidere chi ne fa parte”. Posizioni allineate anche sull’Ucraina sull’asse Roma-Varsavia, “al fianco della difesa della libertà di un popolo che sta stupendo il mondo”.
Più complicata la questione alleanze, in vista delle prossime elezioni europee in programma nel 2024. A infiammare il dibattito in Italia, nella maggioranza di governo, le dichiarazioni del segretario della Lega e ministro Matteo Salvini che vorrebbe un’alleanza con le destre. A tirare il freno a mano il Presidente di Forza Italia e anche lui vice primo ministro e ministro Antonio Tajani. Tre partiti al governo, tre partiti in coalizione, ancora in vantaggio schiacciante nei sondaggi: tre diverse famiglie in Europa. Fratelli d’Italia con Ecr (con Meloni appena confermata presidente), Fi nel Ppe e Lega nell’Id – di quest’ultimo gruppo fanno parte anche la tedesca Alternative fur Deutschland (Afd) e il francese Rassemblement National, due formazioni di estrema destra.