Silvio Berlusconi ha lasciato in eredità, nel suo testamento, 30 milioni di euro a Marcello Dell’Utri. “Quando stamattina mi ha chiamato il notaio, sono rimasto scioccato dalla notizia”, ha detto Dell’Utri contattato dall’Ansa che questa mattina ha pubblicato in esclusiva i dettagli delle ultime volontà dell’ex Presidente del Consiglio e leader di Forza Italia. La parte del testamento che riguardava Dell’Utri era la terza. La prima riguardava le quote Fininvest e il patrimonio di beni personali, la seconda il legato di 100 milioni di euro al fratello Paolo Berlusconi e un’ultima di 100 milioni alla compagna Marta Fascina e di 30 a Dell’Utri.
L’ultima parte sarebbe stata aperta ieri sera ad Arcore alla presenza dell’ultima compagna di Berlusconi e alla presenza di due testimoni. I figli maggiori, avuti dal primo matrimonio, Marina e Pier Silvio hanno ricevuto la maggioranza del 53% di Fininvest, il gruppo che possiende Mondadori, una quota di MFE (ex gruppo Mediaset), una di Mediolanum, la proprietà del Monza e del Teatro Manzoni. Gli altri tre figli Barbara, Elonora e Luigi che avevano già 21,4% di Fininvest avranno la parte restante. Nel documento non risulta la concessione dell’usufrutto di Villa San Martino ad Arcore come avevano previsto alcune indiscrezioni circolate nelle ultime settimane. Un patrimonio che viene ereditato dai figli.
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Storico amico di Berlusconi, manager delle sue aziende e fondatore di Forza Italia, Dell’Utri si è detto sconvolto dalla notizia. “Non me lo aspettavo perché non mi doveva nulla. L’affetto rimaneva anche senza questo gesto materiale, che dimostra la grandezza dell’uomo. Io ho dato tutto per lui e lui ha dato tutto per me”. Ha aggiunto che “da stamattina non ho fatto altro che piangere: non tanto per la cosa materiale ma per il gesto che dimostra la grandezza dell’uomo. Per me era come un fratello. Ci conoscevamo da oltre sessant’anni. Mi ha sempre aiutato. Anche all’università mi dava gli appunti”.
Le tre parti di testamenti erano stati lasciati il primo nel 2 ottobre 2006, il secondo il 5 ottobre 2020 e il terzo il 19 gennaio 2022, scritto mentre l’ex premier si recava all’ospedale San Raffaele di Milano per un ricovero dopo la diagnosi di leucemia. “Per il bene che gli ho voluto e per quello che loro hanno voluto a me”, si legge nel testo della busta non sigillata con un foglio di carta intestata composto da due facciate scritto con inchiostro nero, una quindicina di righe in tutto.