Il turboliberismo

Quali sono i legami tra gli extraprofitti e l’inflazione: i dati del rapporto Oxfam

Il turboliberismo, lasciato senza limiti dalla politica, rischia di depredare e di distruggere il mondo intero

Editoriali - di Piero Sansonetti

7 Luglio 2023 alle 16:30

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Quali sono i legami tra gli extraprofitti e l’inflazione: i dati del rapporto Oxfam

Il problema del turboliberismo è molto semplice: tiene assolutamente distinte e lontane tra loro la dimensione dell’economia (e della produzione e del mercato) e la dimensione sociale. Impedisce che queste due dimensioni comunichino. Calcola i risultati della proprie scelte e dei propri investimenti con un unico metro: il profitto. E resta del tutto disinteressato alle questioni che riguardano gli assetti sociali, le disuguaglianze, i fenomeni della povertà, del caos sociale, delle crisi urbane, degli squilibri, della libertà.

Ritiene che tutte queste questioni riguardino la politica e pretende però che la politica si occupi del sociale senza immischiarsi nella dimensione dell’economia. È esattamente contro il rischio di questa degenerazione del liberismo – che intravvedevano – che i padri costituenti (non solo socialisti e comunisti ma anche, e ben convinti, democristiani e liberali) scrissero l’articolo 41 della Costituzione che recita così: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali” .

I dati che fornisce oggi Oxfam, e che illustra dettagliatamente Umberto De Giovannangeli, ci dicono che tra quell’articolo della Costituzione italiana e l’andamento dell’economia mondiale (ma anche di quella italiana, come ha spiegato bene ieri, su queste colonne, Alessandro Plateroti) c’è piena e assoluta incompatibilità. Il problema non è un semplice problema di principio. È una questione che riguarda il destino di tutti. Il turboliberismo, lasciato senza limiti dalla politica, rischia di depredare e di distruggere il mondo intero: accentrando tutte le ricchezze in pochissime mani; aumentando a dismisura la povertà, specialmente in alcune zone del mondo; producendo fame, carestie, morte, e naturalmente fughe e migrazioni bibliche. E delegando solo alla guerra il compito di assorbire, nel suo orrore, le aspirazioni etiche e ideologiche dei popoli.

Perché la politica ha lasciato la briglia libera al turbocapitalismo? Perché è debolissima. Non ha la forza né intellettuale, né morale, né tanto meno economica per pretendere di essere protagonista dello sviluppo, e di avere voce in capitolo su come indirizzarlo. Non ha ideologie, né idee, né sistemi di idee, né leader, né – soprattutto – un ceto intellettuale in grado di produrre pensiero. Senza pensiero contano solo i soldi. E i soldi, se non sono governati, indirizzati, possono produrre dei danni. Gli economisti, come spieghiamo a pagina due, stanno studiando questo nuovo fenomeno, provocato dall’eccesso di extraprofitti prodotti dalla crisi e dalla guerra: la greedflation. In inglese si chiama così. Noi traduciamo in “inflazione da avidità”. Sarà difficile combatterla se i governi si ritirano impauriti di fronte alle grandi corporation.

7 Luglio 2023

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