Il partito sdoganato
Chi sono e da dove vengono gli amici nazi di Salvini
Lo sdoganamento di Afd in Germania è potuto avvenire a partire dalla scelta di allearsi con loro in elezioni locali, da parte della Cdu, i liberal conservatori rimasti orfani di Angela Merkel
Esteri - di Luca Casarini
Potremmo definire questa epoca come quella nella quale sono caduti definitivamente i tabù del fascismo e del nazismo, eretti in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Ma questo crollo non è funzionale alla riedizione di un nazifascismo storico, ma piuttosto al superamento dei limiti che si erano dati le democrazie liberali e rappresentative, nella possibilità di comprimere i diritti umani e di ridefinire in senso restrittivo i sistemi di funzionamento della presa di decisione pubblica.
Gli amici di Salvini, i neonazisti dell’Alternative fur Deutschland, sono uno di quei partiti nati dieci anni fa in Germania in chiave anti europea. Una formazione che tentava di fomentare il ceto medio dell’Ovest contro Angela Merkel e la sua linea proeuropa , nonostante l’europeismo tedesco della cancelliera, sia sempre stato molto conveniente per la Germania, con un continente a due velocità, nel quale esercitare un’egemonia economica e politica, a scapito dei paesi del sud.
Senza i soldi europei, la riunificazione dell’Est con l’Ovest, non sarebbe stato un grande affare, e senza l’egemonia di mercato garantita da un mercato continentale con il governo basato a Berlino, gli stipendi degli operai tedeschi non sarebbero stati il doppio di quelli italiani e triplo di quelli greci. L’Euroscetticismo dell’Afd, quando era solo un partitino della Germania Ovest, non produsse grandi successi elettorali. Quegli slogan sull’Europa “delle banche e dei tecnocrati” che “costringe la Germania a pagare i debiti dei nullafacenti italiani o greci”, a fronte di un Pil galoppante, di salari alti e di welfare decente, non riuscivano a far incassare voti. Le simpatie nazi, a Ovest, non passavano facilmente.
L’imprinting anti europeo, è sempre stato quello della destra radicale: i complotti pluto giudaico massonici, gli ebrei come Soros , i tecnocrati della Banca Centrale Europea. E di conseguenza sovranismo, nazionalismo, chiusura verso l’esterno. Anche i movimenti di critica radicale di sinistra, nati in Germania contro la gestione neoliberista dell’Europa a trazione francotedesca, hanno fatto sempre i conti con una prospettiva che alla fine, rischiava di fargli covare l’uovo di serpente: nazionalismo, sovranismo, statalismo. Se l’Italia come dice Bolaffi, “è sempre il laboratorio d’Europa, ma nell’anticipare il peggio”, di sicuro in Germania l’ascesa vertiginosa dell’Afd e della destra estrema, se messa in relazione con il crollo dei comunisti della Linke e con una unione tra Est e Ovest che non ha ancora colmato i divari, offre ampi spunti di riflessione. Afd nasce a Ovest, ma diventa importante quando si trasforma in partito della protesta dell’Est.
Questa trasmigrazione geografico – politica, segna la vera svolta elettorale. Una Germania Est quindi che, un po’ come accade per le banlieue in Francia, vive ancora con la sensazione di essere stata annessa più che unificata le condizioni di vita e di lavoro sono molto diverse ancora tra le due Germanie, e il divario economico si traduce in differenze sociali significative. Che creano ovviamente scontento, ma anche una diversa percezione delle cose. Una fra tutte, l’immigrazione. Secondo uno studio dell’Ifo Institute, tra i cittadini della parte orientale, è quasi al cinquanta per cento il sentimento negativo nei confronti delle minoranze etniche, in particolare musulmane. Il 12 per cento odia gli ebrei. Oggi i segnali inequivocabili di una crisi economica ed energetica alla quale i tedeschi non erano abituati, se a Ovest si fanno sentire, a Est diventano assordanti. E la crisi, come si sa, è storicamente il terreno migliore per alimentare la visione individualistica e per creare il “nemico esterno”, come scriveva Goebbels.
La crisi è anche politica e sistemica, visti i pessimi risultati ottenuti dal governo della coalizione “semaforo”,Ampelkoalition”, formata da socialdemocratici, liberaldemocratici e verdi. Lo “sdoganamento” dei nazi di Afd è potuto avvenire anche a partire dalla scelta di allearsi con loro in elezioni locali, da parte della Cdu, partito liberal conservatore rimasto orfano da Angela Merkel dopo sedici anni di indiscussa e vittoriosa leadership. Fu proprio lei a definire questa scelta compiuta dai potentati locali in Turingia “il più grave errore storico e politico che potessimo commettere”. Il “cordone sanitario” che i cosidetti centristi avevano promesso di erigere contro l’ultradestra, si è trasformato in cordone ombelicale.
Il sistema democratico costruito nel dopoguerra, aveva previsto sulla carta la possibilità di impedire che qualcuno, usando la democrazia, potesse prendere il potere abolendo la democrazia. Quella che Hannah Arendt vedeva come necessità dopo la tragedia hitleriana, cioè l’attivazione permanente degli anticorpi sociali di una “democrazia militante” esterna alle istituzioni, le costituzioni repubblicane del dopoguerra, e anche quella tedesca, lo hanno inserito come dispositivo: la possibilità di sciogliere d’imperio le formazioni politiche che attentano al funzionamento democratico.
Ma la storia non funziona così: questi partitini della protesta radicale di destra, quando diventano grandi e assaggiano il potere che il sistema gli offre, chiedendogli in cambio di rimettersi in carreggiata e di garantire la proprietà privata e il funzionamento del mercato neoliberista, tendono a uniformarsi. Anche per l’Afd la scommessa “del sistema” è questa. Mentre la formazione di estrema destra cresceva, l’anno scorso è scattata su tutto il territorio tedesco una grande operazione della polizia criminale ( Bka) contro i nazisti: un centinaio di perquisizioni in undici diversi land, arrestati e indagati a decine, di quella che si definiva “Divisione Atomwaffen”, gemellata con l’omonimo network di nazi statunitensi, accusati di almeno cinque omicidi. L’epicentro della rete era in Turingia, proprio dove adesso l’Afd ha vinto le elezioni.
“La sola preoccupazione per questo fenomeno non è più sufficiente”, ebbe a dichiarare il Presidente del Bundestag Shauble riferendosi agli atti criminali a sfondo razziale in pericoloso aumento in tutto il paese. “Per troppo tempo abbiamo sottovalutato il pericolo dell’estremismo di destra in quanto tale. E la politica deve fare autocritica”, concludeva. Gli interventi punitivi avvengono però a cose fatte. Se il discorso pubblico, autorizzato e amplificato, verte oggi sulla creazione di un nemico esterno, i migranti, dal quale difendersi armi in pugno, o più semplicemente discriminandoli e umiliandoli se sono presenti da più generazioni, o facendoli morire in mare o internare in lager se chiedono asilo in Europa, come si può pensare che ciò non crei dei mostri a livello sociale?
La caduta del Tabù di fascismo e nazismo in Europa non è causata dalle fortune elettorali dei partiti di estrema destra, ma dal superamento dei limiti che hanno compiuto quelli democratici. Il successo di Afd è figlio di quella ideologia democratica che pensava appunto, al contrario di Hannah Arendt, che l’importante fosse determinare, e normare, ciò che era “nel potere di decidere del popolo”.
Ma come stiamo vedendo, in Germania come in Italia, questa “normazione” di “ciò che si può fare e ciò che non si può fare con la democrazia”, cambia radicalmente se il limite non è più quello dei diritti umani. Ad esempio, se si può far naufragare intenzionalmente una barca con 750 persone a bordo, o si può legalmente deportare una famiglia di migranti in un lager fuori dai confini, questo significa che la democrazia è quel sistema che lo può permettere.
Le moderne forme di riedizione del fascismo e del nazismo dunque, saranno l’espressione più diretta della gestione di questo tipo di democrazia, dai limiti cambiati. Qualcuno la chiama post democrazia, come d’altronde chiama post fascisti quelli che parlano di sostituzione etnica. Non cambia molto. Di certo, quando cadono i Tabù, nulla è come prima.