“Non entro nei casi individuali e nelle reazioni di una persona che ha un rapporto affettivo, è il padre dell’eventuale indagato. Quello che posso dire è che La Russa è quello che per la prima volta ha proposto una manifestazione di soli uomini contro la violenza sulle donne, perché questo non è un problema solo delle donne ma anche degli uomini. Mi sembra questa già una risposta”. Così la ministra della famiglia Eugenia Roccella ha difeso il presidente del Senato durante la manifestazione “Il libro possibile” di Polignano a mare. L’occasione è stata quella della presentazione del suo di libro, Una famiglia radicale.
La ministra, rispondendo alla domanda fatta dal giornalista Sky sulle accuse di violenza sessuale piombate su Leonardo Apache La Russa ha tagliato a corto difendendo la seconda carica dello Stato e le sue parole in difesa del figlio che nei giorni scorsi aveva creato polemica. Dal pubblico si sono subito levati cori di “buuu”. Alla fine dell’incontro la ministra ha detto: “Io sono per la libertà di parola, mia e di chi contesta”.
Dopo poco la ministra ha risposto così alla contestazione: “”I motivi per cui sono stata contestata non sono legati alle battaglie di oggi, perché questo governo non ha toccato nessuna legge che riguardi per esempio il mondo Lgbtq+ o tantomeno l’aborto”, ha voluto precisare Roccella. “Ci contestano solo – ha aggiunto – perché non si accetta l’idea che in democrazia possa vincere la destra”. La stessa destra che per l’opinione pubblica “deve essere dipinta come sgradevole, bigotta, cattiva”. Ma, ha concluso la ministra, “le donne di sinistra si chiedano però come mai sia una donna di destra ad essere la prima donna a guidare il Paese”.
La ministra parla anche del caso di Daniela Santanché legato alle vicende societarie di Visibilia e Ki group al centro di un’inchiesta della Procura di Milano: “Non c’è bisogno che si dimetta”, ha commentato. “Siamo qui per presentare un libro che si chiama Una famiglia radicale. Io sono una ex radicale, conservo elementi di continuità e discontinuità rispetto al mio passato. Sicuramente un elemento di continuità è il garantismo”.
E ha continuato: “Ricordo ancora il caso di Enzo Tortora — tra altri “buu” e contestazioni — come anche tutti i politici che si sono dimessi e poi sono risultati assolutamente innocenti. I loro processi sono finiti nel nulla e nessuno ha restituito a queste persone la reputazione. Invece, ad esempio, i magistrati che hanno accusato Enzo Tortora hanno fatto carriera e nessuno gli ha chiesto di rendere conto degli errori commessi. Quindi io credo da garantista che non ci sia alcun bisogno di dimettersi”.