“Una carognata”. Per Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, non ci sono altri modi per definire l’uscita delle ultime “novità” a 40 anni dalla scomparsa della 16enne vaticana. Si tratterebbe del presunto coinvolgimento dello zio, Mario Meneguzzi, deceduto da tempo e marito di Lucia Orlandi, zia paterna della ragazza sparita a Roma nel 1983 e di potenziali “molestie” che quest’ultimo avrebbe fatto a Natalina, la sorella di Emanuela e Pietro. “Avances” che Natalina ha chiaramente definito esclusivamente “verbali” e derubricato a “scivolone”, tanto che le famiglie sono sempre rimaste unite. I due fratelli affiancati dalla loro legale Laura Sgrò hanno spiegato anche che di “novità” non si tratta, essendo tutto contenuto nei verbali del ’78, di cui gli investigatori erano al corrente già all’epoca. Colpiti dal clamore mediatico con cui è stata rilanciata la notizia, i tre hanno fatto chiarezza punto per punto su quanto emerso durante una conferenza stampa. E non hanno nascosto al loro amarezza e una convinzione: “E’ stata una carognata per spostare attenzione fuori da Vaticano e scaricare responsabilità”. Ma intanto la ferita per la famiglia Orlandi si riapre: “E’ stata fatta macelleria sulla vita delle persone”, ha accusato l’avvocato Sgrò.
”Quello che è successo ieri meritava un approfondimento. Siamo stati travolti da questa notizia, ieri si è fatta macelleria della vita delle persone. Dal tg de La7 abbiamo appreso che è tornata in auge una pista, vengono raccontati fatti molto privati, la vita di Natalina Orlandi è stata messa in piazza e macellata. Ho ritenuto che fosse Natalina a raccontare quello che è successo, ieri le vicende personali della famiglia Orlandi sono state macelleria”. Così ha esordito l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia. Poi è stata Natalina stessa a prendere parola e a spiegare quello che successe. “Non esiste nessuno stupro – ha detto in conferenza stampa la sorella di Emanuela Orlandi – Io e mio zio lavoravamo insieme, mi ha fatto delle avance verbali nel 1978 ma quando ha capito che non c’era possibilità è finito tutto là. L’unica persona con cui mi sono confidata è stato il mio padre spirituale e il mio fidanzato dell’epoca, Andrea, che ora è mio marito. Sbagliato o giusto che sia, non c’è stato assolutamente altro e infatti le nostre famiglie hanno continuato ad avere rapporti”. Si tratterebbe di una vecchia pista che vedrebbe coinvolto nella sparizione della cittadina vaticana lo zio. Sono i documenti consegnati dalla procura della Santa Sede a quella romana, secondo quanto riportato da TgLa7.
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Il carteggio risale al settembre 1983 ed è tra l’allora segretario dello Stato pontificio, Agostino Casaroli e un sacerdote inviato in Colombia da Papa Giovanni Paolo II, monsignor Serna, a lungo confessore degli Orlandi. A quest’ultimo viene chiesto conferma del fatto che Natalina, sorella maggiore di Emanuela, gli ha rivelato di essere stata molestata dallo zio Mario. L’uomo è il marito di Lucia Orlandi, sorella di Ercole, padre di Emanuela. “Non mi interessa niente della mia vita messa in piazza, mi interessa di mia zia 90enne e dei figli di mio zio che non sapevano niente”, ha spiegato Natalina che credeva che quella vicenda fosse archiviata.
“Sono stata interrogata dal dottor Sica nel 1983 come se fossi una colpevole reticente. Ero stata chiamata per la cassetta per farmi sentire i lamenti di Emanuela. Noi siamo persone limpide, ho raccontato la verità. Avevo 21 anni e le avances erano avvenute 5 anni prima. Mi viene da ridere perché lo sapevano tutti, so che loro hanno fatto le loro indagini”. “Nel 2017 vengo contattata da Becciu. Vado con mio marito ma lui non lo fanno entrare. Dopo un giro di parole mi dice che mio fratello insiste tanto per avere la documentazione, ma che in quei documenti c’era questa storia che mi riguardava, che risaliva al 1978. Ho detto che non avevo problemi, poi ho detto che avrebbero avuto sulla coscienza delle persone anziane che non sapevano niente, così come i miei cugini. E loro ne erano all’oscuro fino a ieri sera. Becciu quei documenti non me li ha comunque dati”.
E Pietro ha preso la parola ricordando il giorno della scomparsa di sua sorella. “Mio zio era fuori nel giorno in cui scomparve Emanuela. La prima cosa che fece mio padre è stato chiamarlo. Hanno fatto un’indagine, chiamate i figli. Io posso confermare che loro erano fuori”. “Io sono aperto a qualsiasi tipo di ipotesi, in passato anche la famiglia è stata seguita e controllata – ha aggiunto Pietro – A distanza di 40 anni le procure dovrebbero convocare i responsabili di quella presunta ipotesi e interrogarli. Su cosa si sono basati? È una cosa gravissima, un sacerdote che riceve in confessione un pensiero non può dirlo. La procura di Roma come lo ha saputo? La cosa è stata già indagata all’epoca. Mio zio era in vacanza lontanissimo da Roma. Queste cose le sapevano in procura. Mi domando come lavorano”, ha concluso Pietro. E i fratelli Orlandi escludono categoricamente che lo zio chiamato in causa possa aver fatto delle avances a Emanuela. ”Non giudico bene quello che fece mio zio e lo rivelai al mio fidanzato e mio zio non fece più nulla. E poi cosa c’entra con la sparizione di Emanuela avvenuta 5 anni dopo?”, ha aggiunto Natalina. E ancora: ”La somiglianza tra mio zio e l’identikit? E’ ridicolo, zio era a Roma, parlavano tutti di un trentenne e lui aveva più di 50 anni’‘. ”La faccenda, considerato l’alibi, lui era fuori, è stata subito messa da parte”, ha spiegato l’avvocato Laura Sgro’.
E la rabbia monta nella famiglia Orlandi che negli ultimi tempi con la proposta di una commissione parlamentare sul caso della scomparsa di Emanuela e di Mirella Gregori e l’attenzione di papa Francesco aveva sperato che qualcosa potesse cambiare. E che si facessero passi avanti nella ricerca della verità. ”Qualcuno all’interno del Vaticano sta facendo di tutto per spostare l’attenzione all’esterno, per scaricare qualunque responsabilità su altri, addirittura sulla famiglia’‘, ha detto Pietro. ”Diddi sta lavorando per arrivare a una verità di comodo, non alla verità”. “Ieri si è fatta macelleria della vita delle persone. È morto Meneguzzi, che non si può difendere, è morto il pm Sica, che non si può difendere, è stata messa in piazza la vita di Natalina Orlandi senza prima interpellarla. Le presunte rivelazioni riguardano carte già note e già in nostro possesso, quindi è legittimo chiedersi perché sono state date ora in pasto ai media. Altre sono le carte che andrebbero tirate fuori dal Vaticano.
“Faccio un appello ai senatori, in questi giorni si deve riunire la conferenza dei capigruppo per la votazione in aula. Perché il Vaticano non vuole questa commissione? Penso possa essere una vera occasione. Io non voglio che questa commissione parta perché c’è una famiglia che soffre ma deve partire perché è necessaria“. “Il Vaticano ha perso gli ultimi bricioli di dignità ieri sera. Il mio ultimo appello va a i senatori”, ha concluso Pietro. “Vorrei incontrare Papa Francesco privatamente per dirgli delle carogne che gli girano intorno“.