Nessuna riunione urgente della Cabina di regia, derubricata a “fake news” dei giornali, ma soprattutto nessun ritardo con la Commissione europea. È un “tutto va bene madama la marchesa” quello di cui si rende protagonista Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei ma soprattutto titolare della delega al Pnrr: nella conferenza stampa convocata dopo la riunione con tutti i 24 ministri, durata circa mezz’ora, il fedelissimo della premier Giorgia Meloni ha annunciato che l’Italia chiederà alla Commissione Europea di poter modificare 10 dei 27 obiettivi legati alla quarta rata del Next Generation Eu, prima volta che accade da quando il Piano è nato.
Fitto in conferenza ha spiegato che la proposta di modifica di 10 dei 27 obiettivi dovrebbe evitare complicazioni nell’erogazione della rata, che vale 16 miliardi di euro e che sarà chiesta per intero, non immaginando “un definanziamento”: un intervento “con correzioni di tipo tecnico amministrativo e altre più nel merito. La proposta di modifica sarà inviata già oggi alla Commissione europea e con un’informativa al Parlamento”, ha chiarito il ministro.
Ad oggi l’Italia aveva completato solo dieci dei 27 obiettivi da raggiungere entro il 30 giugno per ottenere i finanziamenti europei, rischiando così di accumulare ritardi che avrebbero potuto ritardare l’erogazione dei fondi o addirittura ridurli.
Altro problema rilevante sul Piano nazionale di ripresa e resilienza per il governo Meloni è la terza rata: dal valore complessivo di 19 miliardi, l’Italia avrebbe dovuto incassarli già a febbraio ma ad oggi, come evidente, non vi è traccia del via libera europeo. Secondo Fitto sulla terza rata del Pnrr “siamo in fase di verifica di alcuni aspetti di dettaglio, sul piano dell’interpretazione. Questo lavoro di dettaglio mette al sicuro da interpretazioni sia la commissione che il governo, definiremo questi aspetti nei prossimi giorni”, ha aggiunto Fitto, dando appuntamento al 18 luglio per la sua relazione semestrale in Parlamento.
Fitto ha attaccato quindi l’opposizione per i suoi richiami sui ritardi dell’esecutivo: “Il tema dei ritardi è particolare: non ho ancora ascoltato un riferimento preciso a un ritardo imputabile a noi che sia oggettivo“, ha sottolineato il ministro secondo il quale le garanzie per i tempi per ricevere la quarta rata del Pnrr “non può darle nessuno. Noi abbiamo impostato un lavoro preliminare definendo quali obiettivi andavano corretti per raggiungere il risultato ed evitare di avere una fase di verifica molto lunga”.
Nella giornata di lunedì il commissario europeo all’Economia, l’italiano Paolo Gentiloni, aveva chiarito nuovamente che la Commissione “non procederà mai a un esborso se non saranno raggiunti gli obiettivi. Per questo nello specifico la valutazione richiede tanto tempo: la terza richiesta è stata presentata alla fine dell’anno scorso e quindi i tempi sono molto più lunghi, sei mesi rispetto ai due ordinari. Comunque stiamo facendo questa valutazione molto approfondita, le autorità italiane stanno lavorando e penso che l’esercizio si concluderà tra breve”, alimentando così la speranza di un possibile sblocco del fatidico assegno europeo.
Dall’opposizione era stato durissimo il commento alla Cabina di regia della segreteria Pd Elly Schlein. La segreteria Dem aveva sottolineato che “ci sono 19 miliardi di euro che l’Italia avrebbe potuto incassare già da febbraio con la terza rata del Pnrr: siamo a luglio e non ne abbiamo traccia. Ci sono altri 16 miliardi di euro, la quarta rata, per i quali dovevamo presentare la domanda a fine giugno: siamo all’11 luglio e tutto tace. Tace soprattutto la presidente del Consiglio, in silenzio da giorni per i guai giudiziari dei suoi ministri e sottosegretari mentre l’Italia rischia di perdere le risorse che faticosamente ha ottenuto dall’Unione europea”.
La segretaria Pd chiedeva alla premier Meloni di “assumersi le sue responsabilità” sfidandola ad andare in Parlamento “perché non si è ancora visto un euro della terza rata del Pnnr e perché rischia di slittare anche la quarta, si ricordi che parliamo di risorse che riguardano investimenti strategici per le imprese, il lavoro e le vite delle persone e ottenerle è essenziale per far ripartire il Paese. Una cosa è certa: non possiamo perdere la storica opportunità del Pnrr perché il governo passa il suo tempo a difendere Santanchè, La Russa e Delmastro”.