Le elezioni e i timori
Sondaggi elezioni generali in Spagna, perché non finirà come in Italia
Si tratta di scegliere tra un Paese che sia rilevante in Europa, che continui il lavoro di protezione sociale e di avanzamento economico e un Paese dove la destra srotoli il tappeto rosso all’ultradestra lasciandola entrare al Consiglio dei ministri
Esteri - di Raùl Moreno
Rimangono pochi giorni prima che gli spagnoli decidano nelle urne se scegliere ancora il governo di Pedro Sánchez o se lasciare il passo a Núñez Feijóo del partito popolare, il nuovo leader della destra spagnola. Non si tratta soltanto di un voto che può confermare o no le politiche in corso, bensì di definire il modello di società dei prossimi anni.
Si tratta di scegliere tra una Spagna che sia rilevante in Europa, che continui il lavoro attuale di protezione sociale e di avanzamento economico e una Spagna dove la destra srotoli il tappeto rosso all’ultradestra lasciando entrare nelle istituzioni quelli che negano l’esistenza della violenza machista, taglierebbero subito i diritti sociali e hanno atteggiamenti e comportamenti concreti di stile ogni giorno più marcatamente trumpista.
In questo processo elettorale i due grandi partiti chiamano gli elettori a non disperdere il voto, secondo i sondaggi nessuno dei due riuscirà ad ottenere la maggioranza. Prendono importanza pertanto i partiti e le coalizioni che si situano a ciascun lato della scacchiera. Da un lato Sumar, la nuova formazione politica alla sinistra del partito socialista che comprende Podemos e che è guidata dalla attuale ministra spagnola Yolanda Diaz. Dall’altro Vox, la formazione dell’estrema destra spagnola, guidata da Santiago Abascal, che come sta accadendo in altri paesi europei aumenta il suo appoggio elettorale ponendosi come socio preferito, quasi imprescindibile, di Núñez Feijóo che le ha permesso di presiedere vari parlamenti regionali e di influire nelle politiche del partito popolare.
Nella corsa verso la Moncloa, e preoccupati perché le elezioni si svolgeranno in pieno periodo di vacanza, le destre del partito popolare e Vox mobilitano il loro elettorato con un unico obiettivo: far crollare quello che chiamano il sanchismo, una parola nella quale concentrano tutti i mali possibili del paese dandone la responsabilità alla figura del presidente. A questo il leader socialista risponde con una potente agenda legislativa, economica e sociale. I dati smontano il racconto della destra. La Spagna ha oggi una delle inflazioni più basse della Unione Europea ed è uno dei paesi europei con le migliori prospettive di crescita economica.
Nonostante la pandemia, quasi 21 milioni di spagnoli lavorano oggi grazie anche agli effetti della riforma del lavoro, si sono superati i dati sull’occupazione precedenti alla crisi del 2008 ed è stato incrementato il salario minimo dai 735 euro del 2018 ai 1080 euro del 2023. Un’altra delle politiche più rilevanti è la crescita delle pensioni di un 8,5% insieme a una riforma legislativa che assicura la sua attualizzazione annuale con l’indice dei prezzi al consumo: un grande conquista. La mia intenzione non è di fare in questo articolo la lista delle cose ottenute dal partito socialista nell’ultima legislatura, legislatura complicata. Però l’importante è capire che in Spagna non c’è un problema di rifiuto generalizzato alle politiche in corso: è il contrario, ci risulta che due spagnoli su tre approvino quanto ha fatto finora Sánchez.
Il problema sta nel discorso politico generato dalla destra, che evita di contestare nel concreto la gestione delle politiche del governo e non affronta i dibattiti sulle questioni aperte che riguardano tutti i cittadini. Si concentra nell’accusare Sánchez di essere prepotente, lo critica per i suoi patti con le forze indipendentiste catalane e basche. E per la questione sorta con la legge del sì vuol dire sì, una legge che ha l’obiettivo di lottare contro la violenza sessuale ma la cui stesura iniziale avrebbe causato l’esatto contrario: l’abbassamento delle pene e addirittura la scarcerazione a persone condannate per delitti sessuali. L’errore però è stato ammesso e immediatamente corretto, la legge è stata approvata con l’appoggio del partito popolare e contro la volontà di un alleato di governo, Podemos, che era il promotore iniziale della legge.
Da parte sua Sánchez concentra la sua campagna nella necessità che il paese continui a avanzare in un cammino di progresso, di riconoscimento internazionale e di protezione sociale con un’economia forte che generi occupazione. Però la possibilità che Vox entri a far parte del governo di Spagna è minaccia reale. Il partito socialista lo sottolinea all’elettorato di sinistra che alle ultime amministrative non si è mobilitato e quella mancata mobilitazione ha reso possibile la firma di accordi in differenti governi regionali tra il partito popolare e Vox che permettono all’estrema destra la partecipazione ai governi locali e la presidenza delle assemblee. È stato srotolato un tappeto rosso all’estrema destra erede dei peggiori anni della dittatura spagnola, con argomenti che vanno esattamente contro non solo le proposte della sinistra ma anche contro i diritti conquistati in Spagna.
Trattasi di una formazione politica con un chiaro discorso omofobo, transfobico, razzista, contraria al dialogo sociale, alla riforma del lavoro, all’aborto, al femminismo, alla legge della memoria storica e che nega l’esistenza della violenza in un paese dove 1200 donne sono state uccise dai loro mariti, fidanzati, compagni negli ultimi 10 anni. E’ tale il discorso radicale di Vox che anche membri del partito popolare hanno espresso pubblicamente la loro preoccupazione per essersi visti trascinare a patti con l’estrema destra. Alcuni di questi patti sono naufragati, al momento, proprio per questo motivo. Di fatto gli ultimi sondaggi indicano che le alleanze che sta facendo insieme a Vox il partito popolare le sta pagando molto care.
Nonostante ciò Núñez Feijóo continua a proseguire su questa strada: se il partito popolare vince le elezioni l’estrema destra si siederà nel Consiglio dei Ministri. Un’immagine che gli elettori di centro e di sinistra non vogliono vedere. E’ a loro che Sánchez si rivolge quando chiede di concentrare il voto sul suo partito, l’unico che aritmeticamente ha la possibilità di impedire che questo scenario si produca. La minaccia di una vittoria della destra e dell’estrema destra in Spagna è reale. La presenza di Vox coincide con l’ascesa di forze di estrema destra che oggi sono al comando di paesi europei come l’Italia e come la Grecia.
Il grosso problema è che la Spagna non ha una destra moderna convinta di dover proteggere dal fascismo le nostre istituzioni. La Spagna si gioca in queste elezioni il suo futuro. Ma anche l’Europa gioca una parte di sé in un momento nel quale, fosse soltanto per la guerra di Ucraina in corso, abbiamo tutti bisogno di un’Europa forte e unita. Mai prima d’ora un presidente del governo spagnolo aveva avuto tanta influenza nella politica europea come Pedro Sánchez. Cambiarlo con Núñez Feijóo o con Abascal fa paura. Si tratta di andare avanti o tornare indietro. Di consolidare diritti o di perderli. Questo è quello che la Spagna si gioca il prossimo 23 luglio.
La sinistra ha motivi solidissimi per mobilitarsi prima della minaccia reale di un taglio dei diritti e delle libertà conquistate. Il peggior errore che può commettere Feijóo è considerare che la sua presidenza è solo una questione di giorni e che in fin dei conti gli spagnoli non danno tanta importanza ai suoi accordi con l’estrema destra. La mobilitazione dell’elettorato di sinistra e di destra sarà fondamentale. Bisognerà aspettare per vedere se le strategie messe in campo finora dai partiti si tradurranno in una reale maggiore partecipazione. Al momento il voto per posta sembra stia per superare il record storico.
*Deputato socialista catalano