Neanche si sapeva come fosse successo, chi fosse stato e se la colpa potesse dirsi di qualcuno che già era partito il fuoco di fila, la retorica a buon mercato che non si lesina mai e soprattutto se si parla di Napoli. Erano stati accusati gli “infami”, la parte “malata” della città, “il paradiso abitato da diavoli”, i “dannati delinquenti, palla al piede di una città che cerca con tutte le forze di essere la capitale che è”, e via dicendo, così continuando. Per una giornata intera. E invece, per l’incendio della Venere degli Stracci in Piazza Municipio, è stato sottoposto a fermo un ragazzo senza fissa dimora.
Un clochard – no paranze, no baby gang – classe 1991. Le indagini sono state svolte dalla Squadra Mobile e dal personale del Commissariato Decumani, che si sono serviti delle immagini del sistema di video sorveglianza cittadina. Queste hanno consentito di individuare il probabile autore e di rintracciarlo in una mensa sita in via Marina. Il giovane uomo avrebbe agito da solo. Dalle immagini sembra si sia avvicinato all’opera con un accendino. Neanche una tanica. Non si può aggiungere molto, perché non si sa molto altro.
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Fine della retorica svelta e telefonata sulla città e le sue maledizioni. La Venere era stata montata ed esposta dal 28 giugno in piazza Municipio, in centro, a due passi dal Comune di Napoli. È un’opera di Pistoletto, tra i più noti esponenti italiani della corrente cosiddetta dell’“arte povera”, una riproduzione della statua “Venere con mela” dello scultore neoclassico danese Bertel Thorvaldsen. Era stata realizzata apposta per Napoli, alta dieci metri, una statua di gesso e resina, una impalcatura metallica ricoperta di stracci.
Sorpreso dall’accaduto l’artista. “Quanta miseria chiede riscatto? La violenza c’è ed è venuta fuori – aveva detto al Corriere della Sera – . Basta una persona, due malintenzionati. Chissà come la pensano, qual è la visione di chi ha fatto questo. La parte stracciata del mondo ha dato fuoco a se stessa“. Pressuponeva un’intenzionalità lucida – del ragazzo però non sappiamo nulla, zero, solo un acronimo: S.I.. Le fiamme sono divampate intorno alle 5:30. Dal primo momento era stata ipotizzata la pista dolosa. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi aveva riferito di aver saputo “che negli ultimi giorni c’era una specie di gara sui social di gente che invitava a bruciare la statua” mentre l’assessore alla Sicurezza del Comune, Antonio De Iesu, aveva detto che “sicuramente si tratta di un atto vandalico”. Nessun barattolino come da qualche parte si era scritto, nessuna tanica, nessuna challenge. Solo retorica.