“La vera vita di un’opera morta, riproduzione di un’antica idea, come sempre in Pistoletto un concetto, è nel falò che l’ha fatta ardere all’improvviso e diventare da provocazione, emozione”. Così il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, ha commentato la distruzione in un incendio della ‘Venere degli Stracci’ di Pistoletto avvenuta all’alba a Napoli, dove era esposta in Piazza Municipio. Secondo gli investigatori si tratterebbe di un incendio doloso. E subito in città è iniziata una lunga sia di indignazione per il folle gesto a cui Sgarbi ha dato una lettura particolare.
“Sono certo che essendo riproducibile, come era riprodotto, Pistoletto in cuor suo si sarà esaltato nel vederla bruciare e quindi vivere. I vandali, che per dispetto e ignoranza hanno spiccato il fuoco non hanno pensato che avrebbero, con il loro gesto apparentemente insensato, fatto vivere l’opera“, prosegue Sgarbi, sottolineando che “andranno cercati, inseguiti, puniti, perchè non sanno quello che fanno. Ma dovremo farli conoscere e incontrare con Pistoletto perché siano perdonati comprendendo il senso catartico della loro azione“.
E in effetti l’opera di Pistoletto racconta proprio questa azione catartica: quella dell’Arte, interpretata dalla Venere, che riesce a trasformare una montagna di stracci in un’opera d’arte. L’opera installata in piazza Municipio, è stata presentata per la prima volta da Pistoletto nel 1967, era la più grande e monumentale tra quelle realizzate dallo scultore. Alta circa dieci metri, traeva ispirazione dalla Venere con mela dello scultore danese dell’Ottocento, Bertel Thorvaldsen. Era stata posta in piazza Municipio in occasione dei 90 anni dell’artista. Ora ne resta solo un cumulo di stracci bruciati e la struttura metallica. Disciolta la statua in resina bianca. Al lavoro gli investigatori per scoprire di chi sia stata la responsabilità. Intanto personalità della cultura, delle istituzioni e comuni cittadini hanno espresso la loro indignazione per l’atto vandalico compiuto ai danni di un’opera d’arte che potrebbe però rinascere, come è il significato originario dell’opera. E Pistoletto stesso si è detto disponibili alla rigenerazione dell’opera, dopo aver incassato anche la solidarietà e la disponibilità dell’amministrazione comunale a procedere.
Intanto, rose rosse e mazzi di fiori di campo per ciò che resta della Venere degli Stracci, l’opera di Michelangelo Pistoletto data alle fiamme oggi a Napoli. Fiori, ma anche biglietti, gli omaggi lasciati dai tanti curiosi che da stamattina si stanno recando sul posto per lasciare una dedica o un ricordo. Diversi i biglietti, tutti intrisi di amarezza. “Che dalle tue ceneri possa rinascere una città migliore” si legge in uno di questi. “La delusione e l’amarezza – recita un altro – sono mitigate dalla consapevolezza che una inutile minoranza non può inficiare la dignità di una città”. Trasuda delusione un terzo biglietto: “In memoria di quella Napoli che ha partorito artisti, filosofi e poeti”.
Le parole di Pistoletto dopo il rogo della venere degli Stracci
“La mia prima reazione – ha esordito il maestro – è stata di un forte controllo dell’emozione, perché la ragione deve vincere sempre. Emozione e ragione esistono sempre e sono una dualità che deve trovare un accordo, un bilanciamento, un’armonia. La Venere degli stracci rappresenta proprio questa dualità: la bellezza senza fine e il degrado continuo. Due elementi contrari che sono, forse, uno più emozione, l’altro più ragione, ma si incontrano per rappresentare la rigenerazione di questi stracci che stiamo creando. Sono detriti non solo fisici, ma intellettuali, morali, sociali e politici. Quindi la venere rappresenta la venerabilità: la parola ‘venerabile’ viene proprio da venere. C’è un concetto assolutamente profondo e anche morale di incredibile portata, che deve rigenerare la società stracciona. Quest’ultima purtroppo ha preso il sopravvento: è come un’autocombustione dell’atto peggiore dell’umanità. Io – ha concluso Michelangelo Pistoletto – non dichiaro guerra preventiva a chi ha fatto questo gesto catastrofico, ma propongo la pace preventiva”.