Il rapporto Oxfam
Col turboliberimo profitti alle stelle per le aziende ma niente soldi per chi muore di fame
Nel 2022 783 milioni di persone non hanno avuto cibo a sufficienza in Africa, ma l’Occidente ha stanziato aiuti solo per un terzo di loro. Tutto questo quando i colossi dell’alimentare hanno fatto - solo l’anno scorso - 14 miliardi di extraprofitti...
Editoriali - di Umberto De Giovannangeli
Non conoscono vergogna. Si riempiono la bocca di parole – solidarietà, aiuti, sostegno – che puntualmente contraddicono, violentano nei fatti. Sull’Africa si consuma la più grande vergogna dell’Occidente. In sintesi: 783 milioni di persone nel mondo colpite dalla fame nel 2022, mentre l’emergenza più grave si consuma in Africa orientale dove 8 milioni di bambini sotto i 5 anni sono a un passo dalla carestia e dai Paesi donatori sono stati stanziati per quest’anno appena un terzo degli aiuti necessari a salvare vite. Nel frattempo l’anno scorso le aziende del settore alimentare hanno raddoppiato i propri profitti.
783 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2022, mentre 600 milioni di persone saranno cronicamente denutrite nel 2030. I numeri che emergono dal nuovo report Fao sullo “Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione del mondo”, descrivono un’emergenza che sta divenendo sempre più strutturale. Il contesto globale indica dunque che le disuguaglianze e l’impatto della crisi climatica aumentano, con alcune regioni del pianeta come il Corno d’Africa, che pagano il prezzo più alto. È l’allarme lanciato da Oxfam, insieme ad un appello urgente ai governi ad intervenire quanto prima per correggere le sempre più lampanti distorsioni di un sistema alimentare globale profondamente ingiusto, che consente a pochissimi di arricchirsi mentre di fatto uccide milioni di persone.
“È semplicemente vergognoso che in un mondo di abbondanza e persino di grandi sprechi di cibo i governi continuino ad anteporre gli interessi dei grandi colossi e dei miliardari dell’agroalimentare e dell’energia a quelli delle persone più vulnerabili, ampliando esponenzialmente le disuguaglianze tra pochi privilegiati e miliardi di persone che nella parte più povera del mondo non possono permettersi un’alimentazione adeguata o stanno letteralmente morendo di fame in questo preciso momento. – rimarca Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia sulla sicurezza alimentare – Nel 2022 le grandi aziende alimentari ed energetiche hanno più che raddoppiato i loro profitti e da soli 18 tra i maggiori colossi del settore food and beverage hanno realizzato, in media nel biennio 2021-2022, oltre 14 miliardi di dollari all’anno di extraprofitti, con i prezzi medi dei prodotti alimentari che sono saliti del 14%. Ma cosa hanno fatto gli Stati più ricchi e influenti per correggere queste distorsioni? Purtroppo poco o nulla!”.
L’impatto della crisi climatica sta superando la capacità di risposta umanitaria: l’emergenza in Corno d’Africa
L’impatto della crisi climatica e le distorsioni sempre più strutturali stanno superando la capacità di risposta del sistema umanitario nelle più gravi aree di crisi come il Corno d’Africa. In Somalia, uno dei Paesi con meno responsabilità nell’accelerazione del cambiamento climatico (con solo lo 0,05% sul totale delle emissioni globali), si registra la più grave siccità degli ultimi 40 anni che sta portando 1 persona su 3 sull’orlo della carestia. In tutta l’Africa orientale oltre 8 milioni di bambini sotto i cinque anni – quasi l’intera popolazione della Svizzera – e 36 milioni di persone in totale soffrono di malnutrizione acuta, con 1 persona ogni 28 secondi che nei prossimi mesi rischia di morire di fame.
Per l’assenza di piogge negli ultimi 2 anni si sono inoltre perduti 13,2 milioni di capi di bestiame e migliaia di ettari di coltivazioni. Solo in Kenya, il costo economico della perdita di bestiame è stimato ad oggi in oltre 1,5 miliardi di dollari. In Etiopia e Somalia, l’agricoltura impiega rispettivamente il 67% e l’80% della popolazione, ma ampie porzioni dei terreni coltivabili dipendono esclusivamente dalla pioggia per essere produttivi. La conseguenza è che i prezzi dei beni alimentari sui mercati locali sono schizzati alle stelle, tantissime scuole in questi paesi vengono chiuse e le minime capacità di sussistenza non esistono più, causando sfollamenti di massa dalle zone rurali più colpite: 1,75 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case in cerca di acqua e cibo.
“Un’intera generazione di bambini denutriti nei Paesi a basso reddito oggi soffre di malattie croniche, non può andare a scuola o ci va con scarsi risultati, rischiando di non avere di fronte a sé un futuro”, aggiunge Petrelli. “Le soluzioni per porre fine alla fame nel mondo esistono, ma richiedono un’azione politica coraggiosa, coordinata e unitaria.– conclude Petrelli – Per questo chiediamo con forza ai governi di finanziare interamente gli appelli dell’Onu per le emergenze umanitarie: per fronteggiare la crisi alimentare in Corno d’Africa nei prossimi mesi ad esempio è stato stanziato dai Paesi donatori un terzo di quanto necessario a salvare vite, appena 2,4 miliardi di dollari su 7. Assieme è cruciale realizzare politiche coerenti di carattere strutturale. In primo luogo sostenendo i piccoli produttori agricoli, promuovendo in particolare i diritti delle donne contadine nei Paesi in via di sviluppo, vera chiave di volta per la lotta all’insicurezza alimentare in molti Stati. Allo stesso tempo è cruciale che vengano tassati gli extraprofitti conseguiti dalle grandi aziende negli ultimi anni in tutti i settori, a partire da quello agroalimentare ed energetico. Solo così si potranno garantire ai Paesi più poveri le risorse necessarie ad affrontare adeguatamente l’impatto della crisi climatica e della crisi alimentare. Un’azione che deve essere abbinata alla cancellazione del peso del debito estero per gli Stati a basso e medio reddito e alla messa in campo di misure stringenti per bloccare chi sta speculando sul mercato globale, gonfiando i prezzi del cibo”.
Doppio standard
Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) con sede a Parigi, l’assistenza all’Ucraina nel 2022 è salita a 16 miliardi di dollari, rispetto a meno di un miliardo dell’anno precedente, mentre quella per l’Africa è scesa dell’8% a 29 miliardi di dollari. “È la prima volta che sentiamo sulla nostra pelle le conseguenze di una guerra che è in corso dall’altra parte del mondo. Le guerre precedenti come Iraq, Libia e Pakistan non hanno avuto questo impatto sulla nostra vita quotidiana” dice Hibo Aden, responsabile dei diritti delle donne di ActionAid Somaliland. “Già prima della guerra la situazione era disastrosa: a causa della siccità nel Paese il costo dell’acqua era passato da 1 a 5 dollari per 200 litri, diventando un bene inaccessibile a molte famiglie. Con la guerra il prezzo del riso è quasi raddoppiato: per 25 kg prima si pagava 20 dollari ora ne servono 30”.
Nel 2022 un milione di persone ogni 33 ore a rischio di povertà estrema
Secondo un Report di Oxfam per il 2022, la pandemia ha prodotto 573 nuovi miliardari, uno ogni 30 ore, mentre, quest’anno, un milione di persone ogni 33 ore potrebbe finire in condizione di povertà estrema, vale a dire 263 milioni. La ricchezza dei miliardari è aumentata, in termini reali, più in 24 mesi di Covid-19 che nei primi 23 anni delle rilevazioni di Forbes ed è ora equivalente al 13,9% del PIL mondiale, una quota più che triplicata dal 4,4% del 2000.
Per le 5 big dell’energia oltre 2.600 dollari di profitti al secondo
Le imprese nei settori energetico, alimentare e farmaceutico – caratterizzati da situazioni di forte monopolio – registrano profitti da record, mentre i salari rimangono stagnanti e i lavoratori sono esposti a un aumento esorbitante, se paragonato agli ultimi decenni, del costo della vita. Cinque delle più grandi multinazionali energetiche (BP, Shell, Total Energies, Exxon e Chevron) fanno 2.600 dollari di profitto al secondo.
Profitti record per i monopolisti del cibo
La pandemia ha prodotto 62 nuovi miliardari nel settore alimentare. Insieme ad altre tre imprese, la famiglia Cargill controlla il 70% del mercato agricolo globale, e ha realizzato l’anno scorso il più grande profitto nella sua storia (5 miliardi di dollari di utile netto), record che potrebbe essere battuto nel 2022. La sola famiglia Cargill conta ora 12 miliardari, rispetto agli 8 di prima della pandemia. Dallo Sri Lanka al Sudan, i prezzi alle stelle dei prodotti alimentari innescano dissesti sociali e politici: il 60% dei paesi a basso reddito è sull’orlo della crisi a causa del debito; l’inflazione è in aumento ovunque con conseguenze durissime per i lavoratori con basso salario. Rispetto ai paesi più ricchi, in quelli in via di sviluppo si spende più del doppio del reddito per il cibo.
Ricchezza e redditi sempre più concentrati
Oggi, 2.668 miliardari possiedono una ricchezza netta pari a 12.700 miliardi di dollari, con un incremento pandemico, in termini reali, di 3.780 miliardi di dollari. I 20 miliardari più ricchi del mondo hanno patrimoni che valgono più dell’intero PIL dell’Africa subsahariana.
Vaccini a 24 volte il costo di produzione ma l’87% del mondo povero non è vaccinato
La pandemia ha prodotto 40 nuovi miliardari anche nel settore farmaceutico che ha registrato negli ultimi due anni profitti da capogiro. Imprese come Moderna e Pfizer hanno realizzato 1.000 dollari di profitto al secondo grazie al solo vaccino Covid-19 e, nonostante abbiano usufruito di ingenti risorse pubbliche per il suo sviluppo, fanno pagare ai governi le dosi fino a 24 volte in più rispetto al costo di produzione stimato, anteponendo gli utili alla tutela della salute globale in un mondo in cui l’87% dei cittadini nei paesi a basso reddito non ha ancora completato il ciclo vaccinale. zA un anno di distanza, tutti i parametri sono peggiorati. E continuano a parlare di Piano Marshall (o Mattei) per l’Africa.