Per la terza volta da giugno Giorgia Meloni torna in Tunisia. La Presidente del Consiglio di Fratelli d’Italia che da mesi sbandiera il suo “Piano Mattei”, cooperazione e collaborazione con i Paesi dell’Africa Mediterranea. La premier tornerà nel palazzo di Cartagine con la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il primo ministro olandese Mark Rutte nell’ambito del dialogo per la firma del cosiddetto “Memorandum d’intesa” con il presidente autoritario Kais Saied. L’accordo è a un passo, riguarda migranti e cooperazione energetica.
La Presidente italiana era stata in Tunisia il 6 giugno da sola e con gli stessi von der Leyen e Rutte l’11 giugno. Il “memorandum d’intesa” con il governo di Tunisi punta a fornire un aiuto finanziario al governo tunisino da circa un miliardo di euro. Fondi che si aggiungerebbero al prestito da 1,7 miliardi di euro del Fondo Monetario Internazionale (FMI) richiesto dalla Tunisia colpita da anni da una grave situazione economica e sociale. I dettagli del memorandum non sono stati resi noti. Lo scorso 11 giugno, nel precedente vertice, si era arrivati soltanto a una dichiarazione di intenti.
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Il memorandum prevedeva 900 milioni di euro di prestito a tassi agevolati e a rate nei prossimi da parte dell’Unione Europea alla Tunisia, due contributi a fondo perduto da 150 e 100 milioni di euro. Questi ultimi per impedire le partenze delle imbarcazioni di migranti, sul modello degli accordi che Unione e Italia hanno preso negli ultimi anni con Libia e Turchia per bloccare i flussi – quelli che hanno dato vita ai cosiddetti “lager libici”. A far discutere è la trattativa con un leader che negli ultimi anni ha dato una svolta autoritaria al Paese che era uscito come unica democrazia dalle rivolte delle Primavere Arabe che a Tunisi aveva portato alla fine del regime di Ben Ali, al potere dal 1987.
Saied è stato eletto nel 2019, un professore di diritto costituzionale populista e autoritario senza alcuna esperienza politica, candidato come indipendente. Nell’estate del 2021 rimosse il primo ministro e bloccò i lavori del parlamento assumendosi gli incarichi del governo. Le opposizioni gridarono al “colpo di stato”. Saied sciolse il Consiglio Superiore della magistratura e introdusse un decreto che gli permetteva di governare per decreto. Le proteste vennero represse con violenza, oppositori politici imprigionati e giudici rimossi. L’anno scorso è stata approvata una nuova Costituzione che aumenta i poteri del Presidente.
A proposito di migranti: Saied ha anche cavalcato il razzismo nei confronti dei migranti subsahariani. Ha indicato un progetto di “sostituzione demografica per rendere la Tunisia un paese unicamente africano, che perda i suoi legami con il mondo arabo e islamico”. Parole che hanno aggiunto tensione alla tensione già palpabile nelle strade, con violenze da parte di cittadini e della polizia nei confronti dei migranti. L’episodio più clamoroso avvenuto recentemente, a inizio luglio, si è verificato quando le forze dell’ordine hanno arrestato un centinaio di migranti in arrivo dall’Africa subsahariana e li hanno lasciati in una zona desertica al confine con la Libia.