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Cosa succede dopo lo stop all’accordo sul grano: lo spettro della fame e dei rincari

Cosa succede dopo lo stop all’accordo sul grano: lo spettro della fame e dei rincari

Nello stesso giorno in cui salta l’accordo sul grano tra Russia e Ucraina, si registra anche l’attacco al ponte di Crimea. Due eventi che fanno svanire ogni speranza di raggiungere un accordo di pace. E se qualche mese fa ancora restavano i dubbi sulle responsabilità e sugli intendi di lasciare aperti gli spiragli di pace, oggi gli Ucraini rivendicano apertamente di aver colpito il ponte di Crimea (cosa che nel precedente, l’8 ottobre, hanno fatto 9 mesi dopo), e i russi stracciano senza se e senza ma l’accordo sul grano e annunciando rappresaglie. Lasciando un dubbio inquietante: se l’altra volta, dopo l’attacco al ponte di ottobre, poi iniziarono a colpire le strutture energetiche ucraine per mettere in ginocchio il paese alle porte dell’inverno, questa volta cosa faranno? Intanto gli allarmi aerei hanno già suonato due volte sulla capitale.

Cos’è l’accordo sul grano e cosa prevedeva

Il “trattato” sul grano è un accordo scaduto lunedì 17 luglio che fino ad oggi aveva permesso alle navi ucraine di attraversare in sicurezza il Mar Nero ed esportare grano e altri cereali nonostante la guerra. Dmitri Peskov, il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, ne ha ufficializzato lo stop. L’accordo era stato stipulato nel luglio dello scorso anno, quando il conflitto in Ucraina era iniziato da quattro mesi, con la mediazione fondamentale dell’Onu e della Turchia, venendo rinnovato due volte e permettendo di rimuovere dai porti ucraini quasi 33 milioni di tonnellate di cereali.

Soltanto venerdì scorso, 14 luglio, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva assicurato che l’accordo sarebbe stato rinnovato per una terza volta dopo aver parlato col suo omologo di Mosca Vladimir Putin. Il portavoce dello ‘Zar’ parlando con i giornalisti ha sottolineato che l’accordo è stato sospeso perché i requisiti posti dalla Russia nell’ambito dell’iniziativa del Mar Nero non sarebbero stati rispettati. “La parte relativa alla Russia di questi accordi non è stata ancora eseguita. Pertanto (l’accordo sul grano) viene sospeso“, ha detto Peskov ai giornalisti, salvo poi aggiungere che non appena saranno soddisfatte le richieste di Mosca, la Russia “tornerà immediatamente all’attuazione di questo accordo”.

Il riferimento è alle richieste delle scorse settimane del regime di Mosca: il Cremlino sosteneva che non fossero stati rimossi “gli ostacoli” alle esportazioni russe di cereali e fertilizzanti. Peskov ha invece negato che l’attacco ucraino al ponte di Crimea abbia influenzato la decisione di Mosca di sospendere la sua partecipazione all’accordo sul grano. “No, questi eventi non sono assolutamente correlati tra loro“, ha detto rispondendo alla domanda se l’attacco contro il ponte possa influenzare la posizione russa sul trattato.

Cosa può succedere dopo lo stop

Secondo l’analisi fatta dal Corriere della Sera, gli ucraini, in realtà, si aspettavano che l’accordo non sarebbe stato rinnovato. Così si sarebbero organizzati: gran parte dei loro prodotti agricoli adesso vengono esportati su ruote o dai porti rumeni e da quelli minori sul tratto ucraino nel sud del Danubio a ridosso della Moldavia.

Il prezzo più caro da pagare ricade sui governi dell’Africa, dell’America latina e dell’Asia che potrebbero andare in difficoltà per l’approvvigionamento alimentare e quindi andare incontro a rivolte e malcontento, nonché, per i paesi più deboli, alla fame. La Russia spinge le colpe su Europa e Stati Uniti, accusandoli di non aver tenuto fede agli impegni di non ostacolare le esportazioni alimentari, questa volta, di Mosca. In questo modo Putin infligge anche un colpo durissimo all’economia ucraina, già stravolta dalla guerra. Duro il colpo anche per i ‘clienti’ del grano Ucraino come l’Egitto, la Turchia di Erdogan, l’Algeria, l’Indonesia, la stessa Cina e, poi, a scendere, la Nigeria, le Filippine, anche il Brasile. Un dramma per alcune di queste che importano quasi tutto il grano di cui hanno bisogno dall’Ucraina come Somalia ed Eritrea. Ne risentirà anche l’ Europa visto che metà dell’approvvigionamento europeo viene dall’Ucraina.

Le parole di Erdogan: “Parlerò con Putin”

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di essere convinto che il suo omologo russo Vladimir Putin voglia “continuare l’accordo” sul grano ucraino, nonostante gli ultimi annunci di Mosca in senso contrario. “Penso che nonostante le dichiarazioni di oggi, il mio amico Putin voglia continuare con l’accordo” che consente l’esportazione di grano dall’Ucraina al Mar Nero, che scade alla mezzanotte di lunedì. “Parlerò con Putin per Il rinnovo dell’accordo sul grano”. Non ha perso le speranze di rinnovare l’intesa tra Russia e Ucraina il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, la cui mediazione fu essenziale un anno fa per giungere all’accordo scaduto oggi, che ha permesso in quest’anno il passaggio di 36 tonnellate di grano e fertilizzanti ucraini bloccati dalla guerra. “Ci impegniamo affinché il conflitto tra Russia e Ucraina non spiani la strada a ulteriori drammi. Ripeto che la pace non ha perdenti. Lo scorso anno un grande successo è stato raggiunto con la conclusione dell’accordo che ha permesso il passaggio di più di 33 milioni di tonnellate di grano. Un accordo che ha allontanato la prospettiva di una crisi alimentare e per cui ringrazio ancora tutte le parti. Parlerò con Putin prima e poi lo aspetto in Turchia ad agosto”, ha detto Erdogan stamane.