Lo scontro sul fisco
“Lotta all’evasione è un fatto di giustizia, non perseguitare qualcuno”, Ruffini boccia il progetto di condono di Salvini
Politica - di Carmine Di Niro
Ernesto Maria Ruffini mette il punto e ribadisce una ovvietà che in Italia, con al governo una destra che strizza l’occhio all’evasione fiscale definendo la riscossione crediti “pizzo di Stato”, come nel caso della premier Giorgia Meloni, o parla di “definitiva pasce fiscale” aprendo ai condoni, come nel caso del vicepremier Matteo Salvini, è finita nel dimenticatoio.
“Il contrasto all’evasione non è volontà di perseguitare qualcuno, l’Agenzia è una amministrazione dello Stato, non un’entità belligerante”, si vede costretto a sottolineare il suo direttore all’evento “Facciamo semplice l’Italia” replicando in questo modo al ministro dei Salvini che aveva rilanciato l’ipotesi di una grande pace fiscale perché gli italiani sono ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle Entrate”.
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Per il numero uno dell’Agenzia si tratta di “un fatto di giustizia nei confronti di tutti coloro che, e sono la stragrande maggioranza, le tasse, anno dopo anno, le pagano, e le hanno pagate, sempre fino all’ultimo centesimo, anche a costo di sacrifici e nonostante l’innegabile elevata pressione fiscale” “Nel 2022 – ha aggiunto Ruffini nel suo discorso – abbiamo recuperato nel complesso la cifra record di oltre 20 miliardi di evasione. Il più importante risultato di sempre”. Con le lettere di compliance, ha rivendicato Ruffini, “abbiamo restituito al bilancio dello Stato 3,2 miliardi di euro”, mentre tramite l’attività antifrode “siamo riusciti a intercettare o a bloccare 9,5 miliardi di euro”.
Eppure sulla questione Salvini non fa alcuna marcia indietro. Anche oggi il segretario della Lega ha ribadito che la “pace fiscale” per chi ha fatto le dichiarazioni ma non è riuscito a versarle tutte “è un vantaggio per lo Stato che incassa una marea di miliardi da usare per stipendi e pensioni e significa una liberazione per 15 milioni di persone”.
“Ci sono ad oggi 15 milioni di italiani che hanno fatto la dichiarazione dei redditi, ma hanno un conto aperto con l’Agenzia delle entrate – ha aggiunto il vicepremier -. Non posso pensare che un terzo degli italiani, tolti i minorenni, sono persone che hanno avuto un problema con il fisco, non ce l’hanno fatta a pagare tutto quello che dovevano. Dovrebbero essere aiutati non condannati. Poi gli evasori totali per quanto mi riguarda vanno in galera”.
Il tema lanciato da Salvini ha avuto come effetto quello di dividere la maggioranza. Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica amministrazione, taglia corto sulla proposta di condono: “Il ministro Salvini ha espresso il suo pensiero”, si limita a dire Zangrillo, con una evidente volontà di non dare seguito all’annuncio del vicepremier. Di diverso avviso è invece un altro ministro, quello dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin: “L’Italia ha la necessità di fare una grande riforma fiscale” e “su questo passaggio bisogna intervenire con meccanismi di agevolazione per chiudere pendenze pregresse. È una cosa che deve essere valutata e può essere fatta – ha detto a margine dell’assemblea di Utilitalia a Roma – Un condono? Sì, dipende dai contenuti. Condono deve significare una valutazione su chi è in grado di pagare”.