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Diplomazia vaticana, il Cardinale Zuppi vola a Washington per la pace

Perché il Cardinale Matteo Zuppi è a Washington

Completato il ‘triangolo delle capitali’, quelle più coinvolte nel conflitto ucraino. Il Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della Cei, è negli Usa e fino a mercoledì 19 luglio sarà a Washington con un solo obiettivo diplomatico: fare importanti passi avanti nel processo di pace tra Kiev e Mosca. Questa la nota ufficiale del Vaticano: “La visita si svolge nel contesto della missione intesa alla promozione della pace in Ucraina e si propone di scambiare idee e opinioni sulla tragica situazione attuale e di sostenere iniziative in ambito umanitario per alleviare le sofferenze delle persone più colpite e più fragili, in modo particolare i bambini“.

Da Kiev a Mosca

Lo scorso 6 giugno Zuppi è stato in visita a Kiev, capitale dell’Ucraina, dove ha incontrato il presidente Volodymyr Zelensky. Il Presidente della Cei ha dichiarato, di ritorno dalla missione diplomatica: “Dobbiamo parlare, riflettere sulle cose che abbiamo ascoltato e vedere i passi successivi. Chiaramente ne dobbiamo parlare con il Santo Padre. Egli attende con impazienza l’esito degli incontri per cercare in tutti i modi di sostenere il percorso di pace giusta e alleviare tanta sofferenza umana“. Come è risaputo il Vaticano si sta spendendo molto affinché si aprano canali diplomatici importanti che possano portare alla fine della guerra.

Diplomazia vaticana: il motivo delle missioni di Zuppi

Con la guida di Papa Francesco e la ‘regia’ del Segretario di Stato, il Cardinale Petro Parolin, lo Stato Pontificio ha sempre mantenuto la seguente linea, confermata anche dallo stesso Zuppi: “Non è una mediazione, ma un manifestare interesse, vicinanza, ascolto, perché il conflitto possa trovare percorsi di pace“. Ed è con questa determinazione che il Presidente della Cei è volato a Mosca a fine giugno. L’esponente del Vaticano non ha incontrato il Presidente Vladimir Putin ma il Patriarca Kirill. Al centro della discussione la possibilità di far tornare a casa i molti bambini portati dall’Ucraina in Russia durante il conflitto.