Degrado ambientale
Da Posillipo al litorale flegreo, tra batteri e sporcizia: perché non si può più fare il bagno a Napoli
Perché non si può più fare il bagno a Napoli. Inquinamento e spazzatura stanno impedendo ai napoletani di andare al mare, trasformando un bene comune in bene di lusso: di chi è la colpa?
Ambiente - di Andrea Aversa
Acque inquinate e forte presenza di enterococchi intestinali. Questo il motivo per il quale lo scorso 30 giugno il Comune di Napoli ha disposto, con specifica ordinanza, il divieto di balneazione in via Partenope e a Marechiaro. La decisione è giunta dopo l’esito delle analisi effettuate su alcuni campioni prelevati dall’Arpac, l’ente ambientale della regione Campania. Ed è stato solo l’inizio. Lo scorso fine settimana, a causa di un'”invasione” di batteri fecali, cittadini e turisti non hanno potuto fare il bagno a Lucrino e Licola, nello specifico nel tratto costiero che va dalle Stufe di Nerone al Lido Augusto. Una bella fascia dell’area flegrea, tra le più frequentate d’estate.
Perché non si può più fare il bagno a Napoli: il divieto in città e a Lucrino
Per non farci mancare nulla, sempre questo ultimo fine settimana, spiagge “off-limits” anche a Ischia e Sorrento. Sull’Isola Verde interdetto l’accesso a Sant’Angelo, in Costiera divieto di balneazione a Marina Grande. A causare disagi a Ischia, secondo quanto spiegato dal Sindaco Iacono, sarebbe stata la rottura del sistema fognario. E quindi, così come per i depuratori sul Litorale Domizio, il problema è riconducibile anche al principio di manutenzione delle infrastrutture pubbliche.
Niente mare anche a Ischia e Sorrento
È mai possibile che in una città come Napoli, con la disponibilità di una costa che da Varcaturo arriva in Costiera (più le isole), il mare è praticamente inaccessibile? Fare il bagno è diventato un lusso per ricchi. In città, se non ci si vuole immergere a Mappatella beach, dagli scogli di via Nazario Sauro o davanti al Castel dell’Ovo, si è obbligati ad andare a Posillipo. Qui gli unici spazi idonei per le famiglie sono rappresentati dalle spiagge (mini) del Bagno Elena, del Bagno Sirena e da quei piccoli pezzi di terra liberi delle Monachelle e davanti Palazzo Donn’Anna. Tratti, del resto, raggiungibili solo su prenotazione. Restano solo due “scogliere”, libere ma dall’accesso “complesso”: quella nota come di Giuseppone a Mare e l’area protetta della Gaiola. Inutile aprire il capitolo Bagnoli o quello della costa vesuviana, zone da decenni “inospitali” con i bagnanti.
Il “Mare non bagna Napoli“, ormai un bene di lusso
In generale per entrare in uno stabilimento balneare qualsiasi di Posillipo, per goderne i servizi, il costo è diventato elevato e quindi proibitivo per molte persone. A quel punto non resta che imbarcarsi in un “viaggio della speranza”, tra caldo insopportabile e traffico per raggiungere, o da un lato la Costiera (e qui il discorso economico è persino superfluo affrontarlo) o il litorale flegreo sperando di essere fortunati e trovare tra Arco Felice e Varcaturo, passando per Miseno, spazio e acqua decenti. L’ultima possibilità: imbarcarsi per le isole. Buona fortuna! A questo punto, per potersi godere il mare napoletano, o bisogna avere un patrimonio tale per permettersi una barca o un amico che ne possiede una per poterti invitare. È proprio vero, come scriveva Anna Maria Ortese, “Il mare non bagna Napoli“.