Il caso dell'ex senatore

Il dramma di Antonio D’Alì, a 72 anni ingiustamente in carcere

È in prigione per concorso esterno, il reato che non esiste, dopo essere stato assolto in primo grado e in appello. Se qualcuno non interviene dovrà restare in cella per altri sei anni. Tutto ciò è illegale

Politica - di Piero Sansonetti

18 Luglio 2023 alle 14:30

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Il dramma di Antonio D’Alì, a 72 anni ingiustamente in carcere

Quando è in discussione un provvedimento che non ti piace, e non hai voglia di accendere la polemica, c’è una risposta a ogni domanda e che funziona sempre: “non mi sembra questa la priorità”. Frase che viene utilizzata in egual misura dalla sinistra e dalla destra. Stavolta è stata la premier in persona ad usarla per tacitare un suo ministro. Il ministro in questione è Carlo Nordio, Giustizia, il quale ha proposto di rimodulare il cosiddetto reato di “concorso esterno in associazione mafiosa”.

Nordio vorrebbe rimodularlo per una ragione di semplice ragionevolezza. Il reato in questione non esiste, nel senso che non è scritto nel codice penale. Ed è irragionevole e sgrammaticato nella sua formulazione. Però viene applicato dalla magistratura ai danni di alcune decine di persone (di solito piuttosto note). Il ministro sostiene che è una anomalia indagare e poi addirittura, talvolta – anche se raramente – condannare delle persone per un reato che non esiste. E che dunque se questo reato deve esistere è bene scriverlo, portare lo scritto in Parlamento e farlo approvare. Ineccepibile. Però, siccome si è scatenato il putiferio contro Nordio, sospettato addirittura di garantismo, la premier ha preferito scaricarlo con questa idea che “non è una questione prioritaria”. Dipende da quale punto di vista.

Per esempio c’è un ex senatore della Repubblica che da diversi mesi vive in una cella di Rebibbia perché condannato per il reato, appunto, di concorso esterno. Solo per questo reato. Per lui, credo, la questione è prioritaria. Se il reato fosse rimodulato, come dice Nordio, il senatore uscirebbe dal carcere. Se non sarà rimodulato resterà in prigione fino alla vigilia degli ottant’anni. C’è di più, il senatore è stato messo sotto accusa una quindicina d’anni fa, ha subìto un processo ed è stato assolto, i Pm hanno fatto ricorso in appello ma è stato assolto di nuovo, allora i Pm hanno fatto ricorso ancora in Cassazione e la Cassazione ha ordinato che si rifacesse il processo d’appello e lì è stato condannato.

Statisticamente è rarissimo che la Cassazione dia un parere sfavorevole a una doppia assoluzione. Il senatore è stato condannato in violazione dell’articolo 1 del Codice Penale e dell’articolo 533 del codice di procedura. L’articolo uno del codice penale dice che nessuno può essere condannato per un reato che non è scritto in questo codice (e il concorso esterno non è scritto); l’articolo 533 del Cpp dice che si può condannare solo in assenza di ogni ragionevole dubbio (e due sentenze di assoluzione dovrebbero costituire un dubbio molto molto ragionevole). Poi c’è il principio antico del “non bis in idem” (che vuol dire che nessuno può essere processato due volte per lo stesso reato, e nel caso di questo senatore è stato violato anche questo principio).

Si chiama Antonio D’Alì questo senatore. È di Forza Italia. Potete immaginare quanta poca simpatia può avere questo giornale per un vecchio e convinto militante di Forza Italia. Ma il diritto è il diritto. E in assenza di diritto si cade nella inciviltà. Si diventa barbari. Ed è abbastanza incivile che nessuna voce politica si levi per difendere un uomo di 72 anni ingiustamente in carcere.

18 Luglio 2023

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