Patrick Zaki è stato rilasciato, è libero lo studente egiziano dell’Università di Bologna detenuto per 22 mesi, scarcerato, condannato a tre anni e graziato dal presidente Abdel Fattah al-Sisi, al potere dal 2013 dopo il colpo di stato ai danni del Presidente Mohamed Morsi. La notizia arriva all’indomani della grazia e due giorni dopo la sentenza che avrebbe dovuto riportare in carcere il 32enne per un altro anno e due mesi di detenzione. La notizia era stata confermata dalla pagina Patrick Libero, che ha seguito dall’inizio la vicenda dello studente.
All’esterno dell’edificio della Direzione di polizia di Nuova Mansura, come riporta l’Ansa, Zaki ha stretto la mano a un uomo della sicurezza e ha abbracciato la madre Hala, poi la fidanzata Reny Iskander, la sorella Marise e il padre George. La madre ha riferito che il figlio ha dormito non in una cella ma in una stanza per gli ufficiali, ha riferito la madre del ragazzo. “Ora sono libero, penso a tornare in Italia il prima possibile, speriamo che avvenga presto”, ha detto ai giornalisti il 32enne. “Sto pensando a ritornare a Bologna, ad essere con i miei colleghi all’università. Ora torno al Cairo”.
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Quello di Zaki era stato un caso mediaticamente molto seguito. Era stato arrestato nel febbraio 2020 quando era tornato per una vacanza in Egitto dall’Italia. È stato detenuto fino al dicembre 2021. Ha denunciato le gravi e dure condizioni di trattamento che ha sofferto all’interno del carcere di Mansura e in quello di Torah. È stato accusato di un articolo di opinione critico nei confronti del regime egiziano a proposito delle discriminazioni a danno della minoranza dei cristiani copti – cui la famiglia di Zaki appartiene. Il 32enne ha già scontato un anno e 10 mesi di carcere, lunedì era stato condannato a tre anni.
Ieri il colpo di scena, la grazia concessa dal Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Né Roma né il Cairo hanno fornito spiegazioni specifiche su quale sia stato il percorso che è culminato con la grazia. “L’uso da parte del presidente (egiziano Abdel Fattah) al-Sisi della sua autorità costituzionale per concedere la grazia presidenziale è un apprezzamento (…) personale per la profondità e la forza delle relazioni italo-egiziane, e la rapidità della grazia ne è la migliore prova, in particolare poiché è avvenuto meno di 24 ore dopo l’emissione della sentenza definitiva”, ha dichiarato, in un messaggio all’Ansa, l’ambasciatore egiziano a Roma, Bassam Rady.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha negato a Radio24 qualsiasi “trattativa sottobanco. Il governo è stato in grado di far tornare in Italia un giovane ricercatore che rischiava di stare ancora un po’ di tempo in carcere. Noi siamo riusciti a ottenere questo risultato. Poi si può dire ciò che si vuole. Siamo persone serie, non facciamo baratti di questo tipo”. Il ministro ha negato anche qualsiasi concessione in relazione al caso di Giulio Regeni, il ricercatore rapito e ucciso in Egitto a inizio 2016, per il quale “continueremo a chiedere che si faccia luce sulla vicenda come abbiamo sempre fatto, abbiamo messo sullo stesso piano le due questioni”.
La premier Giorgia Meloni è stata il primo capo del governo italiano a incontrare al Sisi in visita ufficiale in Egitto dopo il caso di Giulio Regeni. Il processo sul ricercatore è fermo da mesi, il tribunale italiano non sa dove si trovano i quattro indagati. Era stata Repubblica a scrivere che il governo aveva rinunciato a intervenire sul caso in cambio della possibilità di trovare una soluzione per Zaki. La Stampa ipotizza che una soluzione per lo studente era emersa già al secondo viaggio di Tajani in Egitto quando l’Italia si era impegnata “a fornire macchinari, tra cui trattori d’ultima generazione, sementi e prodotti alimentari, dal grano al couscous, per consentire all’Egitto di sfamare la popolazione”. Ricostruzioni prive di conferma.