La ricerca su Nature

Perché qualcuno non ha mai preso il Covid? Lo studio che svela il mistero e il caso degli asintomatici

Salute - di Redazione Web - 20 Luglio 2023

CONDIVIDI

Perché qualcuno non ha mai preso il Covid? Lo studio che svela il mistero e il caso degli asintomatici

In più di due anni di pandemia ci sono stati momenti in cui i numeri dei contagi arrivavano alle stelle, altri un po’ meno. Ci sono state persone che si sono contagiate anche più volte ma anche chi non ha mai preso il Covid, nonostante fosse circondato letteralmente da persone infette. E questo è diventato un vero mistero. Come hanno fatto alcune persone a non contagiarsi mai nonostante tutto il contesto? A questa domanda arriva la risposta con uno studio coordinato dalla University of California San Francisco e appena pubblicato su Nature.

Si tratterebbe di una questione di geni. I ricercatori hanno scoperto infatti che le persone asintomatiche sono spesso portatrici di una variante genetica che aiuta il loro sistema immunitario a riconoscere e contrastare tempestivamente il virus. Questo, come è già successo per il vaccino, non significa che impedisce a queste persone di contrarre il covid. Semplicemente restano completamente asintomatici. Chi non ha mai ufficialmente preso il Covid potrebbe averlo avuto, dunque, in una forma asintomatica senza assolutamente essersene accorto. “Se si ha un esercito in grado di riconoscere il nemico in anticipo, questo è un enorme vantaggio – ha spiegato la coordinatrice dello studio Jill Hollenbach – . È come avere soldati preparati per la battaglia e che sanno già cosa cercare”.

I ricercatori hanno scoperto che il 20% degli asintomatici aveva una mutazione dei geni Hla (antigeni umani leucocitari) rispetto al 9% di chi mostrava i sintomi. La ricerca ha coinvolto 29.947 persone, di cui sono stati monitorati i sintomi e gli esiti del Covid attraverso uno smartphone. Repubblica riporta i risultati di questo studio: 1.428 persone non vaccinate hanno riportato un test positivo per l’infezione da SARS-CoV-2, di cui 136 hanno dichiarato di non avere sintomi. Una persona su cinque rimasta asintomatica dopo l’infezione è risultata portatrice di una variante comune dell’HLA, chiamata HLA-B*15:01. Le persone portatrici di due copie di questa variante sono risultate in grado di avere una risposta positiva, avendo più di otto volte la probabilità di rimanere asintomatiche rispetto a quelle portatrici di altre versioni di HLA.

Inoltre, in un ramo separato dello studio, i ricercatori hanno scoperto che i portatori di HLA-B*15:01, senza una precedente esposizione al SARS-CoV-2, avevano cellule T, cellule immunitarie, reattive ai frammenti proteici del SARS-CoV-2, che condividono alcune sequenze genetiche con altri tipi di coronavirus stagionali. Questo indica che le persone portatrici di HLA-B*15:01, precedentemente esposte ai virus stagionali del raffreddore, hanno un’immunità preesistente nei confronti del SARS-CoV-2 e potrebbero eliminare rapidamente il virus prima che si presentino i sintomi.

“Abbiamo proposto una strategia per identificare, reclutare e analizzare geneticamente individui che sono naturalmente resistenti all’infezione da Sars-Cov-2 – hanno spiegato gli autori dello studio – I tassi medi di attacco secondario per le infezioni da Sars-Cov-2 possono toccare il 70% in alcune famiglie e sono stati segnalati numerosi nuclei famigliari in cui tutti i membri tranne uno dei coniugi erano stati contagiati – aveva confermato la ricerca – suggerendo che alcuni individui altamente esposti possano essere resistente all’infezione con questo virus”. Perciò erano stati esaminati “alcuni esempi di suscettibilità geneticamente determinata a esiti gravi di due malattie infettive: la tubercolosi e il Covid, coprendo in modo più approfondito i tre casi noti di resistenza congenita alle infezioni”. Si era proseguito “considerando i geni candidati direttamente rilevanti per la resistenza all’infezione da Sars-Cov-2”. E si era giunti a formulare una proposta: “Una strategia per il reclutamento e l’analisi genetica di individui che sono naturalmente resistenti all’infezione del virus”. Uno stimolo per una nuova fase di ricerca.

20 Luglio 2023

Condividi l'articolo