Mattanza di Stato
Quanti sono i morti sul lavoro in Italia nel 2023, ieri tre vittime in un giorno: un 20enne, un 59enne e un 75enne
Quanti sono i morti sul lavoro in Italia nel 2023. Schiacciato da un macchinario, caduto in un cantiere, stroncato dal caldo: due tragedie avvenute in Campania, la terza nelle Marche. Sono persone, non numeri
Cronaca - di Redazione Web
Si chiamavano entrambi Raffaele. Avevano rispettivamente 20 e 59 anni. Purtroppo sono in ‘buona’ compagnia: con loro ci sono un uomo di 75 anni e un altro di 52. Cosa hanno in comune tutti e quattro? La morte. Quattro persone hanno perso la vita sul lavoro, tre in un solo giorno: ieri. Ed è impressionante quanto la morte non guardi in faccia all’età. Morire a 20 anni schiacciato da un macchinario per macinare le spezie, farlo a 75 anni a causa del caldo per scendere da una gru. I Raffaele hanno perso la vita in Campania, l’anziano nelle Marche e oggi, il 52enne, è deceduto in Puglia: era un operaio rimasto schiacciato tra due tir.
Quanti sono i morti sul lavoro in Italia nel 2023
Si tratta di persone e non di numeri. Ma se parliamo di statistiche ed evidenziamo quelle pubblicate lo scorso maggio dall’Inail, ci troviamo di fronte a dati sconcertanti. Numeri che delineano uno scenario di strage. Una vera e propria mattanza di Stato. Nei primi quattro mesi del 2023 le persone decedute sul lavoro sono state 264, tre in più rispetto al 2022 (+3%). Se a questa cifra aggiungiamo le quattro vittime di questi ultimi due giorni, arriviamo a 268. E alla conta mancano i mesi di maggio e giugno. In merito l’Unione sindacale di base (Usb) ha pubblicato un suo report affermando che i morti sul lavoro fino al 15 giugno sono state 503 (507 con le ultime quattro vittime). È evidente che la sicurezza sul lavoro non è una priorità per lo Stato italiano.
Morti sul lavoro: il focus sul report regione per regione
Analizzando il rapporto pubblicato dall’Inail è possibile tracciare un profilo molto specifico per ogni regione italiana. Innanzitutto il Paese è diviso in quattro zone colorate: rossa, arancione, gialla e bianca. Il colore indica rispettivamente la gravità dell’incidenza, se superiore al 25% rispetto alla media nazionale (l’indice di incidenza medio è pari a 9 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori). In particolare, sono in zona rossa: Umbria, Valle D’Aosta, Abruzzo e Marche; in zona arancione: Veneto, Piemonte, Liguria, Lombardia e Sicilia; in zona gialla: Campania, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Lazio e Toscana; in zona bianca: Calabria, Basilicata e Molise. La regione con più vittime è la Lombardia (42 decessi). Subito dietro il Veneto (23), il Piemonte (18), l’Emilia-Romagna (17), il Lazio (16), la Campania (14), la Sicilia (12), la Toscana (11), la Puglia (10), le Marche e l’Abruzzo (8), l’Umbria (7), la Liguria (6), la Sardegna, il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige (4), la Calabria (2) e la Valle d’Aosta (1).
Il dramma del lavoro minorile
Un’altra piaga è quella relativa al lavoro minorile. Secondo il rapporto, “Lavoro minorile in Italia: rischi, infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro” di Unicef Italia, nel 2022 ci sono stati +20mila lavoratori minorenni. Nel report è stato scritto che in cinque anni – dal 2017 al 2021 – sono stati ben 74 i ragazzi che hanno perso la vita sul lavoro. La maggior parte di loro, 67, aveva un età compresa dai 15 ai 19 anni. Gli altri 7 meno di 14. Sogni di giovani vite spezzate, vite con speranze e ambizioni che non potranno essere mai realizzate.